Una piccola riflessione che mi è stata chiesta per il volumetto preparato in occasione della chiusura della presenza dei fati minori conventuali nella Parrocchia Sacro Cuore di Mestre: «...e vi doni la Sua pace». I frati salutano la parrocchia del Sacro Cuore, pro-manuscripto, Mestre 2017, pp. 25-26.
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Plurale singolare
Sembra un ossimoro, ma dopo tanti anni mi piace sintetizzare così l’esperienza di vita e di fede vissuta a Mestre nella Parrocchia del Sacro Cuore e nel suo convento francescano.
È “singolare” il fatto che la mia percezione di Chiesa e di fede per moltissimi anni (diciamo fino a 21 anni) sia rimasta confinata in una forma che davo per scontata e unica, ossia quella di una Parrocchia retta da una comunità religiosa francescana. Era la mia esperienza: e un’esperienza tanto coinvolgente che non mi provocava nemmeno ad uno sguardo all’infuori. Sguardo che probabilmente mi avrebbe fatto capire prima che – in genere – una comunità parrocchiale non è normalmente affidata ad una comunità religiosa. Oggi a 48 anni (di cui già 25 vissuti in convento) posso dire serenamente che una parrocchia affidata a religiosi non è né meglio né peggio di una parrocchia animata dal clero secolare: ciò che fa la differenza è – nell’uno e nell’altro caso – quanto spazio sia dato allo Spirito santo… per essere il vero animatore della comunità.