domenica 25 febbraio 2018

scendere per (continuare ad) ascoltare - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. (Mc 9,2-10)

Domenica II di Quaresima, anno B – Il culmine dell’esperienza particolarissima vissuta dagli apostoli con Gesù sul monte della trasfigurazione non è tanto in ciò che vedono, ma in ciò che ascoltano. Perché è nel dna dell’esperienza di fede della prima alleanza il primato dell’ascolto: «Ascolta, Israele!».

domenica 18 febbraio 2018

nel deserto, in Galilea - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto
e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato,
Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva:
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Mc 1,12-15

Domenica I di quaresima – anno B - Nel deserto, luogo che per l’evangelista Marco è ideale per la preghiera silenziosa di Gesù (1,35), per il suo ritirarsi sottraendosi alla folla (1,36-38), del suo riposarsi ma pure del suo commuoversi (6,31-32.34)… si ascolta la voce del silenzio, un silenzio che permette:

giovedì 15 febbraio 2018

la festa "della lingua" a Padova

Articolo per "San Bonaventura Informa" circa la "Festa della Traslazione di Sant'Antonio di Padova" detta "della Lingua", Festa liturgica per la Basilica del Santo a Padova il 15 febbraio.

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L’8 aprile 1263, Domenica in Albis, in occasione della esumazione del corpo di sant’Antonio, per deporlo in una nuova cassa entro un sepolcro più dignitoso, nella parte ormai terminata della basilica in costruzione, presente il settimo generale dell’Ordine francescano, san Bonaventura da Bagnoregio, mentre il resto del corpo era ridotto in polvere, «la lingua, benché fosse stata sotto terra per trentadue anni, era così fresca, rossa e bella, come se il padre santissimo fosse appena morto». Ce lo fa sapere (ed è la più antica testimonianza), la biografia antoniana Benignitas, d’una decina d’anni appena posteriore all’avvenimento. Meno preciso nel conteggio degli anni di sepoltura, ma con particolari interessantissimi, un panegirico in lode di sant’Antonio, tenuto nella basilica del Santo da un francescano sul finire del secolo, ci informa che «verificarono la cosa non soltanto i frati, ma anche moltissimi laici, specialmente i dodici degni di fede eletti dal Comune di Padova, i quali poi ne resero testimonianza al Papa». Del 1293 circa è la biografia del Santo detta Raimondina. Scrive: «La lingua del santo, ch’era stata tromba di Cristo, strumento dello Spirito Santo e paletto bronzeo del Tabernacolo, fu trovata talmente integra ed aguzza che pareva proprio d’un uomo vivo».

La festa della traslazione ma detta “della Lingua” benedetta del Santo ricorre nel calendario liturgico il 15 febbraio. Per la devozione è concesso alla Basilica di celebrare la festa nella domenica più prossima alla festa. Quest’anno (2018) sarà pertanto il 18 febbraio la domenica nella quale si rinnovano i segni più significativi di questo evento. Come da tradizione il Delegato pontificio presiederà la Santa Messa solenne del mattino: quest’anno sarà la prima esperienza di questa festa per mons. Fabio Dal Cin, che solo da pochi mesi ha iniziato il suo servizio per la Pontificia Basilica del Santo, succedendo a mons. Giovanni Tonucci. Al pomeriggio, invece, è il Ministro provinciale della Provincia Italiana di S.Antonio di Padova dei francescani conventuali fra Giovanni Voltan a presiedere la Messa Solenne, cui segue la processione all’interno della Basilica, alla quale partecipano attivamente decine di rappresentanti dei vari gruppi che regolarmente durante l’anno offrono tanti e diversi servizi per la Basilica e il mondo antoniano. 

Durante la processione viene portata l’insigne reliquia del mento di s. Antonio (visto che preziosità e fragilità della reliquia della lingua non ne permette più gli spostamenti della sua sede presso la Cappella delle Reliquie della Basilica). 

sabato 10 febbraio 2018

sostituzioni - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. (Mc 1,40-45)

Domenica VI del tempo ordinario, anno B - Curare un lebbroso equivaleva, al tempo di Gesù, a risuscitare un morto. I sacerdoti potevano solo «dichiarare puro» un lebbroso, non «renderlo puro», non erano cioè in grado di curarlo, perché la guarigione della lebbra era riservata a Dio (2Re 5,7). Il racconto del Vangelo di Marco allora si pone davvero come un segno che va oltre la sola guarigione: il lebbroso dead-man-walking torna alla vita sociale reintegrato dopo il lungo isolamento e allontanamento; il lebbroso, ritenuto da tutti maledetto da Dio ora può annunciare quanto Dio ha compiuto per lui attraverso Gesù Cristo.

venerdì 9 febbraio 2018

lectio Arcella - “Come è bello che i fratelli vivano insieme”: Sal 133(132) & Is 25,6ss.

“Come è bello che i fratelli vivano insieme”: Sal 133(132) & Is 25,6ss.

Catechesi di fav per il ciclo di incontri proposti alla Parrocchia dell'Arcella - Padova.

Scheda e audio mp3, clicca QUI...

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domenica 4 febbraio 2018

Tutti ti cercano - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Mc 1,29-39

Domenica V del Tempo Ordinario – anno B – «L’atmosfera “domestica” che domina questo brano, il cui svolgimento è, almeno nella prima parte, all’interno di una casa, quella di Simone, dove Gesù passa la notte insieme ad alcuni dei discepoli, conduce frequentemente ad un’interpretazione quasi “cronachistica” della giornata trascorsa da Gesù. La maggior parte delle letture che di questo brano si danno, enfatizzano poi il rapporto di Gesù con la sofferenza dell’uomo. Si tratta certamente di interpretazioni del tutto lecite, ma il riferimento alquanto generico a malati e indemoniati (“gli portavano tutti i malati e gli indemoniati”), tuttavia, induce ad una lettura in parte differente. Il brano precedente, ad esempio, presenta l’incontro di Gesù con un uomo, così come un incontro diretto e personale è quello con la suocera di Pietro, mentre, a partire dal v. 32, malati ed indemoniati sono soltanto una folla riunita davanti alla porta. Molti di questi vengono guariti, ma non tutti, senza che venga data alcuna motivazione o spiegazione delle ragioni di questa discriminazione. A volere ben guardare, allora, il rapporto tra Gesù e la sofferenza dell’uomo non sembra potere essere davvero considerato il centro del brano, tanto più in considerazione della risposta netta e decisa di Gesù alla sollecitazione dei discepoli, che gli rappresentano che la folla è ancora lì a cercarlo, esattamente come la sera prima. Gesù è molto chiaro: ciò per cui è uscito, la ragione profonda della sua presenza non è certamente quella taumaturgica, ma piuttosto la proclamazione (che per Marco è, anche senza bisogno di ulteriori specificazioni, annuncio del Vangelo, buona notizia di salvezza), destinata ai “villaggi vicini”, ma di fatto a tutta la Galilea» [Comunità Kairos].