In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. (Mt 14,13-21)
XVIII Domenica del Tempo Ordinario – anno A – La scena è comune ai quattro evangelisti (Matteo però, come Marco, riporta una seconda moltiplicazione dei pani: cf. Mt 15,32-39). Il racconto si formò certamente in una comunità di origine ebraica. Presenta infatti parecchi ricordi dell’Antico Testamento, come l’allusione alla manna (nel ricordo che «tutti mangiarono e furono saziati»: v. 20a; cf. Es 16,8.12) e a un miracolo di Eliseo (cf.2Re 4,42-44). In questo contesto le «dodici ceste» (v. 20b) richiamano il numero delle tribù di Israele.