Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese.
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito». (Ap 1,9-11a.12-13.17-19)
2′ Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia – anno C – Viene a compimento l’Ottavo giorno durato tutta la prima settimana di Pasqua. La liturgia ci ha distribuito con sapienza giorno per giorno ogni pagina evangelica e biblica che potesse farci incontrare il Risorto attraverso la testimonianza di coloro che erano presenti ai fatti e di quelli convertiti dalla loro testimonianza. Tra questi ultimi quest’anno dobbiamo annoverare con umano dolore anche i martiri dello Sri Lanka di domenica scorsa.
Già in altre occasioni ci siamo soffermati sulla pagina evangelica proposta oggi (Gv 20,19-31): “…e ti scopri beato/a!”; “premessa del promesso”; “nostro fratello Tommaso”. Spostiamo pertanto la nostra attenzione sulla seconda lettura: un “estratto” liturgico di alcuni versetti del primo capitolo dell’Apocalisse.