sabato 6 novembre 2010

in ricordo di un amico

lettera a "La difesa del Popolo" pubblicata sul numero 42 del 7 novembre 2010.


Gentile direttore,
ho letto con piacere il bel necrologio del numero scorso dedicato alla figura di don Girolamo (‘Gimo’) Maino, parroco di Fossò, prematuramente (per i nostri umani parametri) tornato al Padre della Vita domenica 24 ottobre. Le parole sagge dell’articolo, quelle vibranti dell’omelia esequiale di mons. Mattiazzo, quelle commosse che continuano ad essere scritte sul sito web della parrocchia (parrocchiafosso.wordpress.com)… rendono atto di un’esperienza umana e pastorale davvero significative. Il grande concorso di fedeli e presbiteri e religiosi/e al rito delle esequie era tangibile testimonianza che un sacerdote è ancora capace di costruire comunità di credenti ed essere mediatore credibile di una ‘buona novella’ antica di 2000 anni. Lo sgomento per una malattia così aggressiva e violenta ha lasciato posto alla constatazione da parte di don Gimo che “anche i sacerdoti si ammalano”, quasi a predisporlo ad una nuova e inaspettata esperienza pastorale ed umana: vivere l’esperienza della malattia dopo aver accompagnato chissà quante persone – anzi, fratelli e sorelle in Cristo – di ogni età all’incontro con “sorella nostra morte corporale”. Chi l’ha seguito nella rapida e inesorabile malattia ha testimoniato che “anche i preti sanno morire” (come constatava don Primo Mazzolari in un suo noto scritto).

Nelle ore della tristezza per la scomparsa di un amico riflettevo come la vita terrena di don Gimo fosse terminata poco tempo dopo la conclusione dell’Anno Sacerdotale: anno di grazia per i presbiteri e per la chiesa; anno straziato dalle veementi critiche e invettive su una missione incompresa, svalutata, banalizzata o denigrata alla luce di tristissime e certo spesso gravi vicende che hanno stigmatizzato storie infelici o drammatiche di alcuni uomini consacrati a Dio. Ma uomini come don Gimo – senza clamore, ma con passione – hanno saputo e sanno ancora offrire il messaggio che in fondo il sacerdozio ha sempre una sua attualità ed è “bello”: anche se di queste storie non si riempiono le pagine dei quotidiani…

L'amicizia e la vicinanza (fortuite ma provvidenziali) con don Gimo mi furono preziose durante il mio cammino vocazionale apprezzandone il carattere, lo stile ministeriale, la passione per il Regno, nonché la capacità di soffrire compostamente senza esternare quando attaccato o svalutato. E poi la sua particolare attenzione per le storie umane e familiari un po’ ai margini della vita parrocchiale o cittadina. Lo ricorderò sempre visibilmente felice il giorno della mia ordinazione e sereno nella nostra ultima celebrazione insieme al capitello di S.Antonio di Fossò il 13 giugno c.a., nascostamente commosso mentre mi raccontava dei festeggiamenti per il suo 30° anniversario di ordinazione.

La simpatia che aveva per noi frati era sincera e tanti miei confratelli che lo conobbero in gioventù sono turbati per la sua scomparsa, ma grati a Dio per il dono che è stato e per come Dio stesso gli permetterà di intercedere da lassù.

fr. Andrea Vaona ofmconv

13 giugno 2010 - Fossò,
messa al capitello di s.Antonio