domenica 30 giugno 2019

La Bibbia in dialogo con le Fonti Francescane – articolo per “San Bonaventura Informa”


Pubblichiamo qui – con il permesso di “San Bonaventura Informa” – l’articolo estratto dalla rivista di giugno 2019 dove fr.Andrea Vaona presenta il progetto “Bibbia Francescana” e il percorso fatto.
LA BIBBIA IN DIALOGO CON LE FONTI FRANCESCANE
Cresce in rete il progetto editoriale e di comunicazione nato sotto le cupole della Basilica di Sant’Antonio di Padova
Giugno è mese antoniano per eccellenza, con la festa di sant’Antonio di Padova (da Lisbona), frate minore, il 13 giugno. Frate Antonio è sempre stato raffigurato con il libro della Parola di Dio in mano (ancorché poi con giglio e Gesù bambino in braccio o con la fiamma ardente). Appassionato predicatore e fine teologo del suo tempo, Antonio ottenne la benedizione di Francesco d’Assisi per il suo servizio di insegnante presso i frati (che nella prima ora francescana spesso erano bisognosi di nozioni sicure circa la fede, anche per non essere scambiati con gruppi ereticali). E se Francesco insegna ai frati di saper leggere il libro della croce di Cristo (quando fossero sprovvisti di libri della Sacra Scrittura, cf. Leggenda Maggiore 4,3 : FF1067, e anche per questo viene spesso raffigurato con un crocifisso in mano), Antonio aiuta a sfogliare con sapienza il Libro della Scrittura Sacra (ne sono un esempio i suoi Sermoni).

e si misero in cammino - post per #bibbiafrancescana

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». (Lc 9,51-62)

Domenica XIII del Tempo ordinario – anno C – Dopo lunghissimo tempo la liturgia domenicale torna con la sua “ordinarietà” (niente feste, niente solennità…) che però assume coloritura nuova alla luce del “tempo pentecostale” che ci accompagnerà fino all’Avvento 2019. E’ dunque la chiave “missionaria” evocata dalla Pentecoste che offre una “chiave di lettura” alla pagina evangelica proposta. E anche se gli eventi narrati dalla pericope lucana sono avvenuti prima della passione-morte-risurrezione-ascensione-pentecoste, la dinamica missionaria evidenziata da Luca è evidente.

L’inizio del brano rappresenta un punto chiave del terzo vangelo: si apre qui il lungo viaggio di Gesù, un cammino non solo geografico ma anche spirituale e teologico che culminerà oltre la città di Gerusalemme, con la sua ascensione da questo mondo. La decisione del maestro appare salda e risoluta (v. 51) tanto da ispirare a Giacomo e Giovanni, di fronte al rifiuto dei samaritani, la richiesta di un «fuoco dal cielo» (vv. 52-54) sull’esempio di quanto aveva domandato il profeta Elia (cf. 2Re 1,10-12). Ma la radicalità richiesta da Gesù è di altro segno, come espresso nelle tre brevi scene che seguono, le quali mettono a tema le esigenze della sequela cristiana (cf. vv. 57-62). La chiamata rivolta ai discepoli è un invito a entrare nel cammino di Gesù fino a lasciarsi «togliere» dal mondo insieme con lui.

domenica 23 giugno 2019

Voi stessi date loro da mangiare - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. (Lc 9,11b-17)

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – anno C – Solennità – La ricchezza del tema eucaristico nella spiritualità francescana è già ben documentato in questi anni di #bibbiafrancescana (“Dio si fa pane”; “Eucaristia, ‘rendimento di grazie’”; “Un solo pane, un solo corpo”; “La cura nel preparare è segno di amore”). Seguiamo ora la proposta dell’anno C che focalizza il brano lucano della moltiplicazione/”condivisione” dei pani e pesci.

Quando Gesù vuole ritirarsi con i discepoli che prima ha inviato in missione, la folla lo segue. Egli non la respinge, ma annuncia il regno di Dio e guarisce i malati (v. 11). Prepara così la folla ad accogliere il pasto miracoloso, narrato come il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (vv. 12-17), prefigurazione del dono eucaristico. Una “moltiplicazione” che nasce però dalla con-”divisione” di ciò che i discepoli hanno, seppure ai loro occhi sia davvero poca cosa.

domenica 16 giugno 2019

il pollice, l’indice e il medio sono uniti, mentre l’anulare e il mignolo raccolti nel palmo della mano - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». (Gv 16,12-15)

Solennità della Santissima Trinità – anno C – Prima della sua morte, in un discorso di addio, Gesù promette la venuta dello Spirito Santo e ne annuncia la funzione: lo Spirito introdurrà i discepoli nella piena comprensione di quanto egli ha detto e compiuto sulla terra. Lo «Spirito di verità» (v. 13) realizzerà questo non parlando per conto proprio, ma comunicando ciò che è del Figlio (v. 14), e cioè ciò che lo stesso Figlio ha ricevuto dal Padre (v. 15).

C’è stato il tempo di Gesù di Nazaret: attraverso il suo insegnamento e la sua vita, egli ha rivelato il Padre e la sua unità con lui. Certamente Gesù, durante il ministero terreno, ha fatto conoscere «tutto ciò che ha udito dal Padre suo» (cf. Gv 15,15). Lo Spirito Santo, perciò, non ha da completare un’opera  incompiuta e non fa concorrenza al Figlio con un altro insegnamento, ma – afferma Gesù – «prenderà del mio per comunicarvelo» (cf. v. 15). Dopo la partenza di Gesù da questo mondo lo Spirito avrà il compito di introdurre i credenti nella comprensione intera della verità, di fare penetrare il discepolo nel mistero del Figlio e della sua opera, di ammetterlo all’intelligenza profonda della fede, possibile soltanto alla luce dell’evento pasquale. Con la luce della fede comunicata, il Paraclito illumina sia il passato di Gesù, sia la sua realtà attuale di Figlio glorificato che sulla croce ha manifestato il suo amore totale per il Padre e per l’umanità. Emerge la struttura trinitaria dell’agire dello Spirito Santo: nella sua azione viene sperimentata la presenza del Figlio incarnato e risorto, trasparenza dell’amore del Padre. Essi tre distinti, eppure Uno.

Un anonimo autore ha scritto questo curioso testo per descrivere il ruolo dell’uomo di fronte al il mistero della Trinità:

«Un giorno Dio intese  il lamento dell’Uomo: “Esisti veramente? Io non posso vederti!”.  Allora Dio, toccato nel cuore,  mandò agli uomini suo Figlio.
Ma fu presto raggiunto da un altro appello: “Padre, dove sei?”. Allora Dio inviò il suo Spirito.
E quando Dio stesso entrò nel cuore dell’Uomo, ad una sola voce essi dissero:  “Tre volte ti ho cercato, e tre volte ti ho trovato! Che tu sia tre volte benedetto!”.
Sia benedetto Dio Padre e l’unigenito Figlio di Dio e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi».

domenica 9 giugno 2019

Colui che è chiamato vicino a qualcuno - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». (Gv 14,15-16.23b-26)

Solennità di Pentecoste – Messa del Giorno – anno C – Durante l’ultima cena, Gesù si rivolge ai suoi discepoli e promette loro di chiedere al Padre il dono dello Spirito Santo, chiamato il «Consolatore» (v. 16). Non solo, ma a chi «ama Cristo e osserva i suoi comandamenti», cioè la sua Parola che conduce alla vita, Gesù promette la presenza stessa del Padre, assieme a lui, in una comunione d’amore (vv. 15.23). Interessante l’ordine dei “fattori”: chi ama Cristo osserverà i suoi comandamenti; non c’è “osservanza” senza amore per Cristo. Un’osservanza (anche religiosa) senza amore (per Dio) è schiavitù, e quanto troppo spesso si trova ancora oggi chi ritiene la fede – e la fede cattolica – una schiavitù…

Lo Spirito Santo ha inoltre la funzione di «insegnare» e di «ricordare» (v. 26), cioè di svelare il senso profondo delle parole di Gesù, dopo la sua morte e risurrezione.

A chi ama Gesù, vivendo la sua Parola (cf. v. 15), egli promette di mandare da presso il Padre lo Spirito Santo, chiamato «Paraclito» nel vangelo di Giovanni, cioè il Consolatore o anche l’Avvocato, colui «che è chiamato vicino a qualcuno», colui «che prende la difesa di qualcuno». E infatti la sua funzione è «di rimanere con voi per sempre» (v. 16). Viene denominato «l’altro Paraclito», perché il primo è Gesù stesso risorto! Un aforisma senza paternità certa dice: “Accanto è un posto per pochi”. Sciolta da ogni banale sentimentalismo, la frase può nascondere una profondità spirituale inattesa nei confronti del Paraclito “colui che è chiamato vicino a qualcuno”, colui che è chiamato accanto a qualcuno, con un posto privilegiato perché effettivamente “accanto” è spazio limitato e aperto a pochi, nella significatività di affetti e comunione. Non potrebbe essere diversamente nella misura in cui quel Paraclito è Dio che cerca spazio conservando la giusta distanza per continuare ad essere un TU per chi spazio gli offre.

domenica 2 giugno 2019

di questo siete testimoni - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. (Lc 24,46-53)

VII Domenica di Pasqua – Solennità dell’Ascensionne del Signore – anno C – Nell’apparizione agli undici discepoli radunati, Gesù risorto apre il loro cuore all’intelligenza delle Scritture: in esse sono già annunciate, e quindi incluse nel disegno divino, la morte e la risurrezione di Cristo (v. 46), così come la predicazione del vangelo del «perdono» da portare a tutte le nazioni (v. 47). Gesù istituisce gli undici come «testimoni» e apostoli suoi (v. 48), promettendo il dono dello Spirito Santo (v. 49). Poi si separa da loro con un solenne gesto di benedizione ed è «portato verso il cielo» (vv. 50-51).

L’ascensione di Gesù presso Dio conclude in modo solenne il vangelo di Luca. Ma prima di scomparire agli occhi dei discepoli, il Risorto inizia i suoi testimoni alla lettura cristiana della Sacra Scrittura: tutto è teso verso il Cristo e trova nella morte e risurrezione del Figlio di Dio il suo senso e realizzazione (v. 46). Ai discepoli Gesù affida la missione di portare la salvezza realizzata nell’evento pasquale a tutti gli uomini. L’evangelista sintetizza: essi devono «predicare la conversione e il perdono dei peccati» (v. 47). La conversione consiste nell’aprirsi al Dio che risuscitò Gesù, accogliendo la sua Parola di perdono, e comporta poi il sincero pentimento da un’esistenza passata vissuta male. Per svolgere tale missione, gli apostoli hanno bisogno della luce e della forza date loro mediante l’invio dello «Spirito Santo», lo Spirito di Pentecoste (v. 49).