In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea,
sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono.
Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro:
«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,16-20).
«A partire dall’Ascensione, il discepolo diventa uomo di frontiera. Non può coltivare il suo orticello, ma è spinto dal Risorto a pensare in grande. Il suo campo d’azione ideale è tutto il mondo, anche se si concretizza nell’incontro quotidiano con le persone»,
F. Bertellini.
Ascensione del Signore, anno A – Fu in Galilea dove tutto ebbe inizio (Mt 4,12). Fu lì che i discepoli udirono la prima chiamata (Mt 4,15) e lì Gesù promise di riunirli, di nuovo, dopo la risurrezione (Mt 26,31). In Luca, Gesù proibisce di uscire da Gerusalemme (At 1,4). In Matteo, l’ordine è di uscire da Gerusalemme e di ritornare in Galilea (Mt 28,7.10). Ogni evangelista ha il suo modo particolare di presentare la persona di Gesù ed il suo progetto. Per Luca, dopo la risurrezione di Gesù, l’annuncio della Buona Novella deve iniziare a Gerusalemme per raggiungere i confini della terra (At 1,8). Per Matteo, l’annuncio inizia nella Galilea dei pagani (Mt 4,15) per prefigurare, così, il passaggio dai giudei verso i pagani.
I discepoli dovevano andare verso la montagna che Gesù aveva loro mostrato. La montagna evoca il Monte Sinai, dove si era conclusa la prima Alleanza e dove Mosè ricevette le tavole della Legge di Dio (Es 19 a 24; 34,1-35). Evoca la montagna di Dio, dove il profeta Elia si ritirò per ritrovare il senso della sua missione (1Re 19,1-18). Evoca inoltre la montagna della Trasfigurazione, dove Mosè ed Elia, cioè, la Legge e i Profeti, appaiono assieme a Gesù, confermando così che lui è il Messia promesso (Mt 17,1-8).
«Essi però dubitarono» - I primi cristiani ebbero molta difficoltà a credere nella Risurrezione. Gli evangelisti insistono nel dire che dubitarono molto e furono increduli nei riguardi della Risurrezione di Gesù (Mc 16,11.13.14; Lc 24,11.21.25.36.41; Gv 20,25). La fede nella risurrezione fu un processo lento e difficile, ma finì per imporsi come la più grande certezza dei cristiani (1Cor 15,3-34).
In un momento così solenne e unico, “essi dubitarono”. Quanta verità e umanità in queste parole, che Matteo non ha paura o vergogna nel riportare. Quanta verità c’è nei Vangeli se non si teme di ammettere che “essi dubitarono”. Si prostrano, ma dubitano. Esprimono riverenza alla divinità, ma è questo o anche (soprattutto?) paura al mistero inverosimile posto davanti alla loro conoscenza? Nella narrazione matteana questo è il primo e unico incontro degli “undici discepoli” con il Risorto. La narrazione matteana si apre con un altro dubbio, quello di Giuseppe sposo di Maria (1,18-25). Tutta una narrazione evangelica di buon annuncio compresa tra due interrogativi. E il dubbio lascia il posto alla decisione di collaborare a qualcosa di grande imprevisto: Giuseppe prende Maria con sé; i discepoli vanno…
«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra» – Ogni potere. Quale potere è più grande di quello possibile in colui che si affida a quanti dubitano?!
Notoriamente san Francesco percepisce la verità inconfutabile della proposta del Risorto riferendola alla presenza eucaristica:
«Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con la vista del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con occhi spirituali, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. E in tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: “Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo”» (Ammonizioni, I : FF 145).
Santa Chiara pone la sua solenne benedizione alle sorelle all’interno delle coordinate proposte dal Risorto ai suoi: nome trinitario di Dio e garanzia della sua presenza:
«Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il Signore vi benedica e vi custodisca. Mostri a voi la sua faccia e abbia misericordia di voi. Volga il suo volto verso di voi e dia pace a voi, sorelle e figlie mie, e a tutte le altre che verranno e rimarranno in questa nostra comunità e a tutte quelle, sia presenti che future, che persevereranno sino alla fine in tutti gli altri monasteri di signore povere. [...] Il Signore sia con voi sempre, e ora voi siate sempre con lui. Amen» (FF 2854-2858).link: http://bibbiafrancescana.org/2017/05/affidarsi-ai-dubbiosi/
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