#lecosedellascuola - I GESSETTI -
PER LA PAGINA-GRUPPO FACEBOOK: "Quelli della Scuola elementare "Cesare Battisti" - Mestre"ππππ‘π ππ ππππππππ π’ππ ππ’ππ£π ππ’πππππ π π’ππ'ππππ πππππ πππππππ. #πππππ πππππππ ππ’πππ π£π’πππ ππππ£πππ π πππ πππππππππ ππππ πππ πππππ π£ππ‘π π πππππ π‘πππ π ππππ‘πππ πππππ πππππ‘π‘π πβπ ππ πππππ£πππ πππππππππ. ππ π£π’ππ π ππππ£π πππβπ π‘π’ ππ π‘π’π πππππ‘π‘π-πππππππ πππ βππ βπ‘ππ #πππππ πππππππ ππ’πππ
I gessetti negli anni '70 erano barrette bianche, non a cilindretto come li incontrai poi alle superiori. Erano - 1 o 2 per non sprecare - nel contenitore di legno integrato nella lavagna monumentale (per noi bimbi piccoli) col suo pesante telaio in legno. Era ribaltabile, con un lato a quadretti e un lato senza linee. Stava in un angolo della classe, in fondo a destra. Dietro 2 grandi finestre e la cattedra al centro. Se mancava il gesso, la maestra ne aveva una scatola nei cassetti della cattedra, chiusi a chiave. Raramente bisognava chiedere alla bidella la "fornitura" per la classe.
I gessetti erano muti testimoni delle nostre interrogazioni alla lavagna: peccato non potessero suggerire le tabelline oppure quando ci andava l'acca in "ha" e "ho" e "hanno"... La mano sapiente della maestra vergava sulla lavagna con loro cose molte belle, disegni o testi sempre in bella calligrafia.
Raramente qualche gessetto strideva... facendo accapponare la pelle di tutti. Gessetti colorati non ne ricordo: del resto anche la TV era in bianco e nero ai nostri tempi.
In genere i gessetti non volano... Eppure in qualche rara distrazione della maestra sapevano anche volare: misteri della fisica (ma quella l'avremmo studiata piΓΉ avanti...)! PerΓ² se venivi scoperto a tirare gessetti o il cancellino, eh, eran dolori: un rimprovero di quelli seri seri arrivava puntuale. Il cancellino: non ricordo bene. Uno straccio? Un blocchetto di feltro incollato a un pezzo di legno tornito? Quelli di feltro arrotolati li trovai solo al liceo...
Due perΓ² sono i ricordi piΓΉ importanti dei gessetti.
Il primo, piΓΉ problematico. Talvolta la maestra doveva assentarsi per qualche minuto. Chiamava il/la "capoclasse" che doveva andare alla lavagna, sorvegliare i compagni perchΓ© stessero buoni. Se qualcuno faceva dispetti o altro, bisognava scrivere il nome alla lavagna. Al ritorno la maestra chiedeva conto...
Il secondo, più lieto. Il sabato si andava a scuola. L'ultima forse mezz'ora di vita in classe era spesso contraddistinta dal "gioco del gessetto". Mentre la maestra sistemava carte e registro, chiamava il primo alunno, gli consegnava il mozzicone di gessetto rimasto alla lavagna... e via col gioco! Si nascondeva su una mano chiusa a pugno tenendo le mani dietro le spalle; si chiamava un compagno o compagna che doveva indovinare dove si trovasse il gessetto tra le due mani chiuse offerte alla scelta. Chi indovinava prendeva il posto al centro e via così. Elettrizzante... con le varianti spericolate che forse molti di voi conoscono: nascondere il gessetto tra grembiule o cattedra per non farlo trovare mai (ma per questo poi si introdusse la regola di aprire la mano per far vedere dov'era a chi aveva errato).
E poi c'era quella sensazione di mani secche e asciutte che ti restava dopo averlo usato alla lavagna o nel gioco, come il talco dei ginnasti alla sbarra: del resto crescere a scuola Γ¨ stata palestra di vita per tutti.
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