Quattro giorni prima aveva avuto il privilegio di incontrare a Roma il papa, Leone XIII, nella speranza di ottenere il permesso di entrare in Carmelo prima dei canonici 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entrerà nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima).
Della visita ad Assisi ricorda nel suo diario (manoscritto “A”, n. 181):
«Dopo aver visitato i luoghi profumati dalle virtù di san Francesco e di santa Chiara, avevamo terminato con il monastero di sant’Agnese, sorella di santa Chiara…».
Chissà che sorpresa per Francesco e Chiara lì “dormienti” riconoscere tra la folla quel giglio di santità che sarebbe diventata Teresa Martin, oggi santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa. Chissà cosa le hanno suggerito al suo cuore le vicende di Francesco e Chiara, per arricchire un animo già infiammato nel carisma carmelitano…
Per san Francesco la giovane carmelitana sr. Thèrèse avrà sempre parole particolari di devozione.
Come nel manoscritto “B” (n. 251) quando apre il suo cuore ad un desiderio “impossibile”:
«Sento in me la vocazione di Sacerdote: con quanto amore, o Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce, discendessi dal Cielo!… Con quanto amore ti darei alle anime!… Ma, ahimè, pur desiderando di essere Sacerdote, ammiro ed invidio l’umiltà di san Francesco d’Assisi e mi sento la vocazione di imitarlo rifiutando la sublime dignità del Sacerdozio. O Gesù, mio amore, mia vita!… Come conciliare questi contrasti? Come realizzare i desideri della mia povera piccola anima?…».
O nel manoscritto “C” (n. 338):
«Non è forse dall’orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d’Aquino, Francesco d’Assisi, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza divina che affascina i geni più grandi? Uno scienziato ha detto: “Datemi una leva, un punto d’appoggio e solleverò il mondo”. Quello che Archimede non ha potuto ottenere perché la sua richiesta non era rivolta a Dio ed era espressa solo dal punto di vista materiale i santi l’hanno ottenuto in tutta la sua pienezza. L’Onnipotente ha dato loro come punto d’appoggio: Se stesso e Sé solo. Come leva: l’orazione, che infiamma di un fuoco d’amore, ed è così che essi hanno sollevato il mondo, è così che i santi ancora militanti lo sollevano e i santi futuri lo solleveranno alla fine del mondo». Oggi tra questi santi, pure lei!
Oppure nella lettera a padre Adolfo Roulland (LT 221) del 19 marzo 1897, dove sr. Teresa dimostra anche di conoscere alcune espressioni di Francesco d’Assisi (che troviamo in 2Cel e LegM):
«Non è per niente comodo essere composti d’un corpo e un’anima! Questo miserabile fratello asino, come lo chiamava San Francesco d’Assisi, spesso ostacola la sua nobile Sorella e le impedisce di slanciarsi là dove vorrebbe”… Ma io non voglio maledirlo: nonostante i suoi difetti, è pur sempre buono a qualcosa, poiché fa guadagnare il Cielo alla sua compagna, e lo guadagna anche per sé e ne gode altrettanto».
Quando la malattia si fa più aggressiva e obbliga Teresa al letto, le compagne raccolgono tante parole uscire dalla sua bocca in quella pietosa situazione. Un giorno, 3 luglio 1897, Teresa – rivolgendosi a Madre Agnese – dice (Quaderno giallo, ultimi colloqui):
- «Ho bisogno di un nutrimento per la mia anima: mi legga una vita dei santi».
- «Vuole la vita di san Francesco d’Assisi? La distrarrà, quando parla degli uccellini..».
- «No, non per distrarmi, ma per vedere esempi di umiltà».
Il 30 settembre sr. Teresa morirà a causa della tubercolosi.
Dal 1925 oggi, 1 ottobre, la Chiesa venera santa Teresa di Gesù Bambino; dal 1997 persino “dottore della Chiesa” per la sua particolarissima intuizione della “piccola via” alla santità che passa per l’umiltà davanti a Dio, per l’umiltà imparata dal Dio che è Gesù Cristo.
Con san Francesco e santa Chiara e tutti i santi e sante, Teresa veglia su di noi: in particolare sui missionari/e (di cui è particolare patrona dal 1927).
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P.S. antoniano…:
Nel viaggio verso Roma, Teresa e famigliari passano anche per Padova. Era l’11 novembre 1887 (come ricorda la lapide in Basilica del Santo, all’ingresso della Cappella della Madonna Mora, vedi qui a lato). Sempre nel manoscritto “A” (n. 166) leggiamo:
«Dopo Venezia, siamo andati a Padova, dove abbiamo venerato la lingua di sant’Antonio, poi a Bologna…».
Anche il santo francescano Antonio di Padova entra nel novero delle devozioni di Teresa. Con tutte le caratteristiche ben note… A pochi giorni dalla morte, mentre è allettata, Teresa confiderà (Quaderno giallo, ultimi colloqui, 3 luglio, 6):
«Perfino i santi mi abbandonano! Domandavo a sant’Antonio [di Padova], a mattutino, di farmi ritrovare il nostro fazzoletto che avevo perso. Crede che mi abbia esaudita? Se n’è guardato bene! Ma non fa niente, gli ho detto che l’amavo lo stesso».
Pare che pure tra santi e sante non ci si capisca… talvolta… ma non per questo si amano di meno!
dedicato a sr. Ch.
link: http://bibbiafrancescana.org/2016/10/visita-ad-assisi/
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