Egli era la vita e la vita era luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta [...]
Colui che è “la Parola” è diventato un uomo ed è vissuto in mezzo a noi uomini.
Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino.
È lo splendore del Figlio unico del Dio Padre, pieno della vera grazia divina!
(Gv 1,1-5.14 – traduzione TILC)
Questa volta apro la Bibbia TILC, e tengo Bibbia Francescana lì vicina per le sue note e rimandi alle Fonti francescane. Scelgo la Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (TILC, appunto) perché il Natale è occasione di incontro, non di divisione. Occasione di cammini diversi, tutti convergenti a Betlemme, magari seguendo una stella da lontano.
Tutti a indagare e contemplare come sia possibile che «Colui che è “la Parola” è diventato un uomo ed è vissuto in mezzo a noi uomini». Oppure, a seguire un uomo che nel cammino si manifesta come «Colui che è “la Parola”», che «era con Dio», «che era dal principio con Dio»: senza di lui, Dio non ha creato nulla. Nel poco che si vede (un bambino) il molto che non si vede (Dio), dice da tempo un amico frate…
In un’epoca come la nostra dove la comunicazione verbale e scritta si accelera e moltiplica a dismisura, sempre più abbondante e sempre più impoverita, sempre più emozionale e sempre meno razionale, sempre più straziata e ritrattata o modificata, sempre più smentita o “post-vera” (!) … Sembra quasi che l’evangelista Giovanni lo sapesse che potesse andare a finire così… E ci richiama fortemente a “la Parola”, isola d’approdo nel mare liquido di parole, parole, parole… e qualche emoticons imprigionato come una bottiglia di un naufrago.
In questa “la Parola” «era la vita e la vita era luce per gli uomini»: in questa “la Parola” è la vita e la vita è luce per gli uomini. Il lavoro silenzioso e forse poco appariscente (o valorizzato?) di tanti gruppi di approfondimento, studio, confronto su “la Parola” dicono che – è vero! – “la Parola” è la vita e la vita è luce per gli uomini.
E se – come troppo spesso ultimamente – si percepiscono tenebre attorno a noi, ecco, «quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta». Perché “la Parola” è vivente in mezzo a noi – il Risorto! -, insieme ad un pezzo di pane, così come gli è piaciuto e gli piace rendersi presente tra noi, per noi.
Francesco d’Assisi prende sul serio “la Parola” perché vi trova una persona ancor più che un “testo”. “La Parola” (il Verbo del Padre) che riceve da Maria la vera carne della nostra umanità, ma pure la fragilità! “La Parola” per mezzo della quale tutte le cose sono state create – sì, tutte le cose, anche tu che leggi, io che scrivo, san Francesco che scrisse… – e che diventa esempio perché ne seguiamo le orme:
«L’Altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà. [...] E la volontà del Padre suo fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme» (Francesco d’Assisi, Lettera ai fedeli, II : FF 181-182.184).
Ed ogni passo su quelle orme ci ricollega all’ “in principio”.
link: http://bibbiafrancescana.org/2016/12/colui-che-e-la-parola-e-diventato-un-uomo/
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