E’ solo lui – Luca – che narra esplicitamente quel dialogo incredibile tra tre crocifissi (scandalosi per i giudei, stolti per i pagani). Gesù Cristo poco prima di consegnare lo spirito la Padre ha ancora fiato per garantire la misericordia: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (23,43).
Tra queste parole e l’ultimo alito di vita di Gesù, un dettaglio narrativo che mi ha sempre affascinato: «Il velo del tempio si squarciò nel mezzo» (23,45). Un dettaglio riportato anche dagli altri evangelisti “sinottici”: «Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono…» (Mt 27,51); «Il velo del tempio si squarciò in due dall’alto in basso» (Mc 15,38).
La molteplice attestazione non ci offre la certezza “storica” dell’evento, di questo strappo improvvido in uno dei due veli presenti nel tempio di Gerusalemme (per chi volesse approfondire l’argomento legga questo bel testo argomentativo di sr. Giovanna Cheli).
Nella sostanza, però, gli esegeti convergono almeno su significato simbolico di questa lacerazione, avvenuta nel mentre Gesù muore (Matteo, Luca) o subito dopo (Marco). La rottura del velo segna la fine dell’antico ordinamento, che vietava l’ingresso nel Tempio ai pagani, oppure ai fedeli nella “sancta sanctorum”, il cuore della presenza di Dio nel Tempio. Ora ha inizio una nuova economia di salvezza, nella quale l’umanità può accedere a Dio, senza remore e cortine divisorie (cfr. A. Poppi).
Ciò che rendeva e rende il divino radicalmente diverso dall’uomo in ogni religione – ossia la sua immortalità, il suo non morire - è completamente annientato nel Dio annunciato da Gesù Cristo, in Gesù Cristo. Dio si fa così prossimo all’umanità – così “Emmanuele, Dio-con-noi” – da sperimentare anche cosa sia la morte per noi uomini sue creature.
La cortina della morte depositata sui nostri occhi dal grande ingannatore è definitivamente strappata: ed è iniziativa di Dio. Solo lui poteva arrivare a tanto per salvarci: solo lui poteva arrivare a tanto amandoci.
In questa sintonia/sinfonia di elementi sembra di poter ritrovare uno dei cuori della spiritualità francescana: l’attenzione profonda di Francesco per il crocifisso e per le vicende della passione di Cristo. Dal crocifisso che gli parla a San Damiano, all’esperienza “cruciale” della Verna con quello squarcio nel costato che lo rendeva “alter Christus” secondo il parallelo col racconto giovanneo della passione (che forse per questo omette la menzione dello squarcio del velo del tempio, soffermandosi autonomamente rispetto ai sinottici al colpo di lancia inferto dal soldato romano «da cui scaturì sangue ed acqua» – Gv 19,34).
Celebre la riflessione di Francesco che volle condividere con tutti i fedeli (Lettera ai fedeli, II, 1,11-14: FF 184):
«E la volontà del Padre suo fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé , poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e con il nostro corpo casto».
Consapevole che è dalla croce che nasce ogni “squarcio” rivelativo, Francesco prega con devozione davanti ad ogni crocifisso (FF 276):
Altissimo, glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
E damme fede dritta,
speranza certa e caritade perfetta,
senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento.
Amen.
E la meditazione sulla Passione si amplifica in una meraviglia di tessitura biblica che Francesco compone nella salmodia/polisalmi dedicati all’Ufficio della Passione (FF 280-303) che saggiamente potrà accompagnare la nostra preghiera personale dei prossimi giorni.
link: http://bibbiafrancescana.org/2016/03/strappi-rivelativi/
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