domenica 29 ottobre 2017

tre dimensioni più una - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:
«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose:
«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,34-40).

Domenica XXX del Tempo ordinario – anno A – Nel vangelo di Matteo questi versetti fanno parte di una sezione più ampia di racconti di conflitti di Gesù con i suoi avversari; in Marco e Luca il carattere polemico è meno accentuato. L’originalità di questo sommario evangelico della legge non sta nelle idee dell’amore di Dio e del prossimo, già ben note nel primo testamento (Levitico 19,18 e Deuteronomio 6,5), ma nel fatto che Gesù li unisce insieme dando loro la stessa importanza e soprattutto nella semplificazione e concentrazione di tutta la Legge in questi due comandamenti. Un “distillato” di sapienza biblica in confronto ai 613 precetti della Torah!

Gesù smaschera innanzitutto l’atteggiamento dei farisei che cercavano la loro sicurezza non in Dio, ma nell’osservanza rigorosa della Legge, avendo fiducia più nelle azioni che essi facevano per Dio che in ciò che Dio faceva per loro. E poi Gesù presenta un itinerario-cammino in progressione: la richiesta di un amore dell’uomo verso Dio, compito inesauribile, come indicato dall’uso della formula: Amerai. Questa forma verbale, oltre al valore dell’imperativo associa anche l’idea di progressività, di incompiutezza. C’è sempre un futuro in questo comandamento, un nuovo futuro. L’amore è un compimento che non ha mai fine, ma trova nuove strade, nuove realizzazioni, nuove espressioni.

domenica 22 ottobre 2017

testa E croce - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli:
«Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose:
«Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo».
Ed essi gli presentarono un denaro.
Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?».
Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,15-21).

Domenica XXIX del tempo ordinario, anno A – Nessun azzardo per i farisei usciti dal consiglio: lo scopo sarà raggiunto comunque! Alla loro domanda trabocchetto Gesù cadrà comunque. “E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Se risponderà di sì, è un collaborazionista dell’invasore romano, la gente lo disprezzerà. Se risponderà di no, sarà sufficiente denunciarlo ai romani, e ci penseranno loro a toglierlo di mezzo. Non c’è scampo per questo nazareno!

Il tributo non è solo questione di pagare le tasse o meno. Oltre agli oneri fiscali indiretti (pedaggi, dogana, tasse varie e balzelli numerosi) le provincie pagavano all’Impero romano il tributo che era uguale per tutti gli ebrei: soltanto i bambini e vecchi ne erano esenti; esso era considerato un segno infamante della sottomissione del popolo a Roma; gli zeloti persino proibivano ai loro seguaci di pagarlo.

domenica 15 ottobre 2017

monte delle meraviglie - articolo per #bibbiafrancescana

Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte» (Is 25,6-10)

Domenica XXVIII del Tempo ordinario, anno A - Nella prima parte del libro di Isaia (Is 1-39), subito dopo gli oracoli contro le nazioni (cc. 13-23) e prima della seconda raccolta di poemi su Israele e su Giuda (cc. 28-35), si trova una sezione tardiva e piuttosto complessa di oracoli chiamata «grande Apocalisse» (cc. 24-27) perché riguarda la fine del mondo e il giudizio finale. Al centro di questa raccolta si situa l’oracolo che preannunzia il banchetto degli ultimi tempi. Il testo si divide in tre parti: banchetto finale (v. 6); suoi scopi (vv. 7-8); risposta del popolo (vv. 9-10).

Il banchetto viene imbandito sulla montagna, che indica simbolicamente il luogo in cui Dio ha messo la sua dimora. Ma la caratteristica della visione di Isaia è che qui non sono presenti solo i rappresentanti di Israele, ma «tutte le nazioni»: l’alleanza escatologica non sarà più limitata a un solo popolo, ma si estenderà a tutta l’umanità, come era stata l’alleanza di Noè (cfr. Gen 9,9). Questo banchetto ricorda quello imbandito dalla Sapienza, al quale sono invitati tutti gli inesperti, senza differenza di religione o di nazionalità (cfr. Pr 9,1-6).

Ed è in questo contesto di gioia, di fratellanza universale, di gratuità da parte di Dio, che Dio si manifesta attraverso l’azione inaudita e impensabile: «Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre» (vv. 7-8).

lunedì 9 ottobre 2017

Otto e più per un Santo - articolo per "Lungo la strada"

Articolino pubblicato su "Lungo la strada. Portavoce tra le persone che la strada scout hanno vissuto", settembre 2017, Noventa Padovana. Si ringrazia il sig. Gaetano Franceschini per aver sollecitato l'articolo per la loro rivistina degli Scout Adulti di Padova.

Otto e più per un Santo

Da qualche giorno la città di Padova e la Basilica del Santo hanno vissuto il loro giorno più fulgido nel ricordo “del Santo senza nome”, ma ben noto, frate Antonio DI Padova DA Lisbona.

Senza nome è la moltitudine delle migliaia di pellegrini che hanno visitato la Basilica e poi hanno partecipato alla tradizionale e sentita processione pomeridiana.

Senza nome è anche la presenza numerosa e preziosa di tanti scout che prestano il loro servizio cordiale e preciso nel perimetro santuariale per tutta la giornata, garantendo un valido aiuto per il servizio d’ordine e aiutando i pellegrini in tante piccole necessità.


domenica 8 ottobre 2017

pietre di scarto - articolo per #bibbiafrancescana

E Gesù disse loro:
«Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”? [Sal 118,22-23]
Perciò io vi dico:
a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,42-43).

Domenica XXVII del tempo ordinario, anno A – L’uditorio di Gesù è sempre molto preciso e rapido a sentenziare di fronte alle vicende raccontate dal Maestro nelle sue parabole. Le parabole presentate nelle ultime domeniche ne sono il chiaro esempio. Finché c’è da giudicare sulle vicende (o melafatte) altrui, tutti molto reattivi!

La parabola dei contadini omicidi non si sottrae a questa dinamica. Ma l’uditorio delle comunità cristiane (già da quelle più antiche) intravede in questo racconto la vicenda di Cristo, il Figlio inviato dal Padre, e poi ucciso: ma che risusciterà. E la citazione del Salmo 118 svela che ciò che venne considerato inutile, “pietra di scarto”, in realtà era la “pietra d’angolo” per costruire solidamente una nuova umanità: l’umanità di coloro che nella morte non vedono la fine o una fine, ma un “passaggio” nella promessa di vita eterna.

bambina prigioniera

Oggi presiedendo la santa messa in Casa di Riposo a Taggì è capitato qualcosa di emozionante. 

Un'ospite della struttura, molto anziana, molto magra, obbligata in sedia a rotelle, era proprio davanti a me, presso l'altare. 

Il corpo ormai senza energie per sostenersi, ma lo sguardo lucido e penetrante, interrogativo e dialogante: era estremamente attenta e partecipe alla celebrazione. 

Quando poi c'erano i canti liturgici si trasformava: cantava come poteva col poco fiato disponibile, le mani irrefrenabili accompagnavano il canto e la melodia e il ritmo. Quelle mani danzavano con poesia: da quelle mani magicamente vedevo materializzarsi l'immagine prigioniera di una bambina nascosta in quel corpo, una bimba che un tempo non avrebbe avuto ritegno di mettersi a danzare davanti al prete e ai genitori durante la messa, senza paura di rimproveri... perché la danza era troppo travolgente perché nulla potesse fermala.

Oggi ho visto un bagliore di preghiera autentica. 

Oggi ho pregato con lei e per quella bambina che - quando Dio vorrà - tornerà a danzare davanti a Lui.

mercoledì 4 ottobre 2017

molto occupato - articolo per #bibbiafrancescana

C’è una definizione di san Francesco che non smette mai di “tormentarmi” positivamente, in ormai diversi anni di vita religiosa e francescana. È una definizione antica ma di una “modernità” impressionante: la troviamo nella prima biografia francescana, la Vita prima di fr. Tommaso da Celano, databile nel 1228-1229; Francesco morì nel 1226.

Dice fr. Tommaso di Francesco d’Assisi: «Era davvero molto occupato con Gesù» (FF 522).

Sei parole, un distillato di teologia spirituale e allo stesso tempo un folgorante tweet in meno di 140 caratteri. Come una caramella balsamica alle erbe, dura, compatta, non masticabile… da sciogliere lentamente in bocca per lungo tempo.

Tommaso non dice “preoccupato” o tormentato. Dice proprio “occupato”, nel senso di una realtà che occupa tempo e spazio insieme/con Gesù. Per Francesco Gesù non era solo l’ “Emmanuele, Dio-con-noi” (Mt 1,23) ma era un “Tu” con il quale avere a che fare continuamente: non un’idea ma una persona vera e propria. Non per nulla quando la sua esperienza di “essere molto occupato con Gesù” raggiungerà il culmine massimo con l’esperienza delle stimmate a La Verna, Francesco sarà in grado di prorompere in una preghiera apparentemente banale ma invece estremamente difficile: le Lodi di Dio Altissimo (FF 261), mirabile elenco di trentasei “Tu sei…” rivolti a quel Cristo tanto conosciuto e servito e amato e compagno e Maestro, preghiera che fortunosamente conserviamo ad Assisi scritta di suo pugno su un brandello di pergamena.

domenica 1 ottobre 2017

sì, no, forse - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò.
Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?».
Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto.
Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli» (Mt 21,28-32)

Domenica XXVI del tempo ordinario, anno A - «Invochiamo la misericordia di Dio onnipotente perché ci renda capaci non solo di ascoltare la sua parola ma anche di praticarla. Egli faccia scendere su di noi l’abbondanza del suo Spirito perché distrugga in noi quello che deve essere distrutto e vivifichi quello che stima debba essere vivificato». Così pregava molti secoli fa Origene: un condensato di onestà di fronte a Dio. Ascoltare-Praticare. «Ascolta Israele:…» (Dt 6,4) il vero primo comandamento, o “comandamento zero” se vogliamo poi rispettare il numero delle “dieci parole” successive. Il primato dell’Ascolto che – se corretto – può davvero aprire all’azione successiva.

Può aprire. Ma “anche no”. La parabola di oggi ne è la dimostrazione. Tra il dire e il fare non c’è bisogno che ci sia un mare: ci si può annegare anche in una lacrima. E non basta neppure il richiamo evangelico: «Il vostro parlare sia “sì, sì”, “no, no”» (Mt 5,37). La prova è sempre la storia successiva.

Un saggio prete di città molti anni fa predicava:

«Gesù, nella parabola dei due figli, insiste sulle disposizioni personali. Chiamati dal padre, c’è chi risponde sì… e non fa; c’è chi risponde no e contesta… ma poi si ravvede. Solo il Cristo è stato coerente e il suo «sì» fu totale.  Noi tutti siamo incoerenti e bisognosi di revisione: diciamo “sì”, ma solo a parole, per pigrizia; “no”, ma temiamo la coscienza. Anche oggi c’è chi ha la struttura dell’ossequio e dell’obbedienza, ma poi smentisce con i fatti;  c’è chi contesta e disobbedisce, ma poi si ravvede e si impegna. E qui Gesù esprime uno dei più colossali paradossi: parole di fuoco e di tuono. In tono solenne, come un giuramento: «In verità vi dico, i pubblicani e le prostitute vi precederanno…». Gesù non canonizza il rubare e la prostituzione, lo strozzinaggio e l’ingiustizia; ma avverte e proclama la validità dei recuperi e l’incancrenirsi dell’ipocrisia di chi si crede giusto. (…) Noi giudichiamo sui fatti esteriori e sulle parole. Dio giudica il cuore. Ci sono sempre i modelli di ipocrisia, i cittadini al di sopra di ogni sospetto. Ma ci sono anche quelli che tacciono il bene che fanno; che operano in silenzio, che non si fanno osservare, che la gente non guarda: ma sono graditi a Dio. Nessuno, dunque, è emarginato da Dio. (…) Ma attenti! «Chi pecca con la pretesa del perdono pecca due volte» – diceva mia madre. Chi dice e non fa è simile a colui che costruisce sulla sabbia» [A. ANDRIGHETTI (a cura di), La gioia di credere. Dalle omelie di mons. Valentino Vecchi, Fondazione Valentino Vecchi, Mestre (VE) 1990].

Oggi sembra che si stia affermando una terza via che neppure era prevista da Gesù nella parabola: “forse…”. E in quel non decidersi – che di fatto è una decisione! – si naviga tristemente in acque insicure senza una meta trascinati dalle correnti della storia.

Ci riconosciamo, Signore, tuoi figli convocati dalla tua Parola e mandati nel mondo per testimoniare il vangelo. Eppure, umilmente, oggi ti chiediamo perdono perché tante volte ti abbiamo detto «sì» con le labbra e «no» con le opere. Oppure, «forse»…

Bibbia francescana ci rivela che questo capitolo 21 di Matteo è totalmente assente nelle Fonti Francescane. Ma con Francesco preghiamo sempre volentieri…

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio
concedi a noi miseri di fare, per tua grazia, ciò che sappiamo che tu vuoi,
e di volere sempre ciò che ti piace,
affinché interiormente purificati,
interiormente illuminati
e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,
possiamo seguire le orme del Figlio tuo,
il Signor nostro Gesù Cristo
e a te, o Altissimo, giungere con l’aiuto della tua sola grazia.
Tu che vivi e regni glorioso
nella Trinità perfetta
e nella semplice Unità,
Dio onnipotente
per tutti i secoli dei secoli.
Amen. (FF 233)
link: http://bibbiafrancescana.org/2017/09/si-no-forse/