martedì 26 febbraio 2019

1969-2019 #50


Un po' stanchino, ormai il viaggio è significativamente lungo. 
Con lo sguardo curioso verso il futuro... per i prossimi 50.
#1969 #2019 #50 #tagliando 

foto Andrea V. ofs mestre - https://twitter.com/_an_vi_ 

domenica 24 febbraio 2019

a voi che ascoltate - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “[ma] A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non richiederle indietro.
E come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso .
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”. (Lc 6,27-38)

Domenica VIII del Tempo Ordinario – anno C – Prosegue il racconto lucano avviato domenica scorsa con il capitolo 6. Gesù è appena tornato dal monte dove ha pregato, e ha iniziato il “discorso della pianura” (cf. Lc 16,12.17-26). Il vangelo di oggi riporta la seconda parte di questo discorso, rivolto alle folle. Si tratta di un testo esortativo, dove Gesù approfondisce le conseguenze delle beatitudini: superamento della legge del taglione (vv. 27-31); invito all’amore sul modello di Dio (vv. 32-36); esortazione a non giudicare (vv. 37-38).

Gesù in questa seconda parte del grande “discorso della pianura” approfondisce il senso delle beatitudini in rapporto alla vita quotidiana, mettendo al centro l’amore. Il primo passo è l’amore ai nemici (v. 27). Una solenne, autorevole e magistrale introduzione di tutte le altre esortazioni contenute nel testo.

Gesù designa il profilo di chi è disposto all’ascolto del vangelo: amare i propri nemici, fare il bene, non odiare; dire bene, non dire male; pregare per coloro che ci maltrattano; dare a chi chiede, senza attendere il contraccambio; non giudicare (cf. vv. 27-30.37). La regola d’oro che riassume tutto il discorso è: «Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (v. 31). Un autentico regalo pieno di saggezza di Gesù, il quale poi precisa anche le motivazioni dell’amore personale e illimitato (cf. vv. 32-35).

lunedì 18 febbraio 2019

con gli occhi sui discepoli - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, / perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, / perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, / perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, / perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, / perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, / perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». (Lc 6,17.20-26)

Domenica VI del tempo ordinario – anno C – Prosegue il cammino di discepolato che ci è proposto dall’evangelista Luca in queste prime domeniche del tempo ordinario “C”. Il testo di questa domenica fa parte di una serie di scene ben collegate da un tema e dagli stessi personaggi: Gesù, i dodici, le folle (cf. Lc 6,12-49). Gesù torna dal monte (cf. Lc 6,12.17) e rivolge alle folle un grande discorso inaugurale in termini di benedizioni (dire il bene nascosto) e ammonizioni (svelare il male nascosto). Sono le famose «beatitudini» che Luca struttura in quattro annunci di felicità, comuni anche al primo vangelo (in Matteo, invece, sono otto: cf. Mt 5,3-12), unite a quattro minacce tutte sue originali. Gesù enuncia qui alcuni principi basilari del vivere cristiano.

Gesù insieme ai dodici scende dal monte e incontra le folle (v. 17): è la chiesa, nuovo popolo di Dio che va prendendo forma attorno al suo maestro. Gesù proclama il grande discorso delle beatitudini, la magna charta del regno. Enuncia quattro beatitudini e quattro minacce o guai. In Luca le beatitudini sono molto più realistiche e più brevi che in Matteo; questo, insieme alla presenza delle minacce, fa pensare che il terzo evangelista abbia conservato una tradizione più schietta e diretta delle parole di Gesù.

venerdì 15 febbraio 2019

un bimbo tra le braccia contagio di tenerezza - articolo per La Difesa

Un bimbo tra le braccia, contagio di tenerezza

Sabato 2 febbraio, al mattino, la Basilica del Santo si è riempita di tanti uomini e donne di ogni età. Convocati dal Vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla. Convocati dall’esigenza di “fare eucaristia”, ossia “rendimento di grazie”, per quel Dio che in momenti diversi della storia li ha chiamati e con-vocati (chiamati insieme!) alla vita religiosa e consacrata, nelle sue innumerevoli forme. Per i più è la “Festa della Candelora”, per i meno la “Festa della presentazione di N.S. Gesù Cristo al Tempio”, per alcuni la “Festa della Vita Consacrata”.

In realtà proprio la celebrazione corale di sabato va a smentire quegli “alcuni”. La presenza premurosa del Vescovo e la Basilica santuario internazionale dicono che la festa non “di alcuni”: forse è “per alcuni” ma da parte di tutta la Chiesa. Quella chiesa che spesso sa riconoscere il segno (pur sempre strano o di contraddizione) che è la vita consacrata: ma almeno una volta l’anno desidera anche lasciargli lo spazio per un “grazie a Dio” insieme.

L’efficacia di questo evento 2019 si poteva trovare nella “santa confusione” evocata a più riprese nella celebrazione. 

Sotto lo sguardo premuroso e partecipato della statua della Vergine Maria con bambino del Donatello, che presiedeva il tutto dall’altare maggiore della Basilica, si sono rievocate immagini di mutuo scambio. La Vergine della splendida statua raffigurata nell’atto di alzarsi per offrire il bimbo a ogni pellegrino presente in Basilica; il Vescovo Claudio che racconta di come desidererebbe presentare i consacrati a Dio nel ringraziamento per ciò che sono e fanno nella Chiesa e nella chiesa di Padova; il medesimo Vescovo che desidera successivamente presentare ai consacrati e alle consacrate la chiesa di Padova. 

martedì 12 febbraio 2019

La chiesa di Altino è “la” chiesa del Vangelo di domenica 10 febbraio - da GENTEVENETA


La chiesa di Altino è “la” chiesa del Vangelo di domenica prossima. A Sant’Eliodoro di Altino, infatti, terra di contadini e di pescatori, ma anche terra di antichissima storia (Altino, sulla Via Annia che collegava Padova con Aquileia) e di antichissima evangelizzazione, si sottolinea un segno.

Nella controfacciata interna, sopra la “bussola” della porta d’ingresso, è stata posizionata una tipica imbarcazione lagunare da pescatori in acque basse, con l’arredo di reti e attrezzi da pesca (vedi foto di apertura).

«Un bellissimo muto simbolo perpetuo – commenta frate Andrea Vaona, francescano conventuale mestrino, nel commento al Vangelo che pubblica su bibbiafrancescana.org – per coloro che uscendo da messa vedono, forse con nostalgia, oppure no!, ciò che si è lasciato per seguire Gesù, per esserne discepoli, per esserne apostoli, per esserne testimoni».

Il testo evangelico di domenica 10 (Lc 5,1-11) descrive la chiamata dei primi discepoli con la pesca miracolosa. Luca è l’unico evangelista a riferire l’episodio della pesca miracolosa, strettamente unita alla vocazione dei discepoli.

Ma la barca fissata sulla porta della chiesa non è solo un segno e non è certo un vezzo. È anche un ricordo delicato. Ne fa memoria don Gianni Fazzini: «Negli anni Ottanta la comunità di Altino aveva come perno e anima di molte iniziative Giancarlo Scarpa. Era lui il motore della sagra e di tante manifestazioni. A Carnevale, poi, si impegnava a fare promozione del paese: realizzava un carro mascherato e andava così in giro a dire che Altino non solo c’è, ma va visitata. Un giorno, mentre Giancarlo era in barca a pescare, un infarto lo ha portato via. E la gente di Altino, riconoscente, ha voluto ricordarlo ponendo la sua barca in chiesa».

lunedì 11 febbraio 2019

tirate le barche a terra - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. (Lc 5,1-11)

V Domenica del Tempo ordinario – anno C – Nel brano evangelico di domenica scorsa la narrazione si concludeva con un Gesù che si mette in cammino. Il testo di questa domenica descrive una tappa importante di questo cammino, l’arrivo in riva “al mare” e la chiamata dei primi discepoli con la pesca miracolosa. Luca è l’unico evangelista a riferire l’episodio della pesca miracolosa, strettamente unita alla vocazione dei discepoli. Risalta il fatto che la cornice della chiamata non sia un luogo sacro (il tempio), ma lo scenario molto concreto del lago di Genesaret. Il racconto ha tre momenti: descrizione dei luoghi della predicazione di Gesù (vv. 1-3); pesca miracolosa (vv. 4-10a); chiamata di Simone (vv. 10b-11).

Il vangelo presenta Gesù che gradualmente passa dalle sinagoghe alle folle, fino all’ambiente dei peccatori. È la nuova comunità cristiana che gradualmente nasce a partire dal gruppo dei discepoli, e tra essi, dal gruppo degli apostoli. Lo scopo di Gesù è preciso: formare il nuovo popolo di Dio. Il maestro non insegna più nelle sinagoghe (cf. Lc 4,15.44) ma all’aperto, perciò alle mura subentra il porto dei pescatori; la sua “cattedra” è la barca di Simone, e proprio da questa ammaestra le folle (cf. v. 3). L’annuncio del regno sollecita la fede: molti si avvicinano, desiderano ascoltare la sua parola. Poi Gesù chiede a Simone di prendere il largo con la barca, anche se nella notte né lui, né i suoi compagni avevano preso nulla (vv. 4-5). Pietro ubbidisce e avviene il miracolo («Presero una grande quantità di pesci»: v. 6): è il segno che il regno di Dio è arrivato! Pietro si riconosce indegno di stare con Gesù e afferma; «Signore, allontanati da me che sono un peccatore» (v. 8). Ma il maestro sceglie Simone e gli affida la nuova missione: «Sarai pescatore di uomini» (v. 10).

domenica 3 febbraio 2019

si mise in cammino - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. (Lc 4,21-30)

IV Domenica del Tempo Ordinario – anno C – Prosegue la proposta (avviata domenica scorsa) del racconto di Luca riguardo l’inizio della predicazione di Gesù. Siamo ancora nella sinagoga di Nazaret, Gesù ha appena letto un passo del profeta Isaia durante la liturgia del sabato (cf. Lc 4,14-20). L’evangelista riporta ora il commento del maestro e la reazione degli ascoltatori presenti nella sinagoga (vv. 22-27). È l’inizio del ministero pubblico di Gesù, una missione che contiene, già al primo annuncio, l’influsso decisivo dello Spirito e i segni drammatici del rifiuto del Messia, con il tentativo di eliminarlo (vv. 28-30).

L’inizio del ministero pubblico di Gesù viene presentato con una scena drammatica. Gesù comincia a interpretare il profeta Isaia affermando: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura» (v. 21). Nella forma temporale «oggi» si può individuare il momento che vuole mostrare l’attualità di una Scrittura devitalizzata da una prassi che l’ha trasformata in legge e precetto, ignorandola nel suo valore di parola dialogante. In Gesù «oggi» tutto riparte, il progetto di Dio riprende vita. Ma Gesù è cosciente che «nessun profeta è ben accetto in patria» (v. 24). I riferimenti ai personaggi biblici del passato, al tempo di Elia e di Eliseo, e l’esclusione di Israele dalle azioni salvifiche dei profeti evidenziano situazioni che potrebbero ripetersi. La reazione degli ascoltatori è molto forte. Da un atteggiamento di ascolto, passano a quello di un rifiuto deciso: «Tutti [...] si levarono, lo cacciarono fuori della città [...] per gettarlo giù dal precipizio» (vv. 28-29).