sabato 31 agosto 2019

Pellegrinaggio MFFF 2019 - Tra eremo e città -


30 agosto - 1 settembre. Pellegrinaggio MFFF di Camposampiero ad Assisi/Spoleto.
Tema: Francesco tra Eremo e Città.

31 agosto, visita all'Eremo di Monteluco. Breve momento di preghiera e catechesi di fav per mfff.

Materiale disponibile:

domenica 25 agosto 2019

ultimi, primi, dentro, fuori - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». (Lc 13,22-30)

Domenica XXI del Tempo ordinario – anno C – La pagina del vangelo si apre ricordando che Gesù è «in cammino verso Gerusalemme» (v. 22), cioè verso la sua Pasqua di morte e risurrezione. Questo sfondo è importante per cogliere tutta la serie di esortazioni che seguono. La «porta stretta» (v. 24) non è fine a se stessa, ma richiama la logica fondamentale della croce di Cristo, unico ingresso per entrare a far parte del banchetto messianico (v. 29).

Al centro del testo l’evangelista pone la domanda di un personaggio dall’identità volutamente generica: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (v. 23). Gesù non risponde direttamente, cioè non soddisfa la curiosità sul numero dei salvati. Pone invece, ancora una volta, un criterio per entrare nella salvezza, quello della «porta stretta» (v. 24). Alcuni ritengono che il maestro faccia riferimento alla porta nelle mura della città attraverso la quale transitavano le merci o gli animali, stretta perché permetteva meglio il computo delle merci e delle tasse. Dunque, Gesù invita i discepoli a un discernimento attento sulla loro vita alla luce del loro rapporto con il Signore (così come la parabola del padrone di casa mette in luce: vv. 25-28). In definitiva, il maestro nega che la salvezza sia in relazione a un fatto etnico o a un privilegio religioso. Nessuno può pensare di averne l’esclusiva, anzi saranno molti i «lontani» e gli «ultimi» che accederanno al banchetto del regno (vv. 29-30).

Ultimi, primi; dentro, fuori. Le coordinate della fede sono diverse da quelle umane e apparentemente terrene. Necessita un nuovo orientamento umano ed esistenziale in Dio.

domenica 18 agosto 2019

senza esitazioni - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12,49-53).

Domenica XX del Tempo ordinario – anno C – La pagina del vangelo è certamente provocatoria e anche un po’ enigmatica. Da un lato si avverte l’imminenza della Pasqua del Cristo (cf. v. 50), dall’altro egli ci provoca a una decisione, della quale non ci nasconde il dramma («fuoco», «divisione»: vv. 49.51-53), e a un discernimento per poter «giudicare da noi», senza il sostegno e il plauso di nessuno, «ciò che è giusto» (vv. 54-57).

«Fuoco», «battesimo», «divisione» (vv. 49-53), e ancora «pioggia», «scirocco», «tempo» da valutare (vv. 54-57). Questo passo evangelico è carico di un linguaggio provocatorio e simbolico. Un messaggio è però molto chiaro e diretto: il vangelo di Cristo e la vita cristiana non sono un comodo «rifugio» per persone paurose e di animo timido. Nella parola di Gesù c’è una carica di «violenza» che non può essere elusa. Certamente non si tratta di una violenza verso le persone, ma di una determinazione, di una decisione nei confronti della vita. L’immagine del cristiano che esce da questa pagina è quella di una persona chiamata, costi quel che costi, a vivere una decisione e una responsabilità nella propria vita: la decisione di seguire Gesù fin sulla croce e la responsabilità di leggere, momento per momento, la volontà di Dio all’interno della storia. E questo senza esitazioni.

domenica 11 agosto 2019

per noi o per tutti? - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». (Lc 12,32-48)

Domenica XIX del Tempo ordinario – anno C – Anche nel vangelo di questa domenica il tema della fede è centrale. Dio ha promesso all’umanità il «suo regno» (v. 32). Esso non si acquista con le ricchezze (vv. 33-34), anzi queste possono appesantire la speranza fiduciosa. Il credente si deve allenare a un’attesa vigilante (vv. 35-40). Il cristiano, discepolo di Gesù (cf. la domanda di Pietro al v. 41: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?»), è posto a servizio della speranza dei suoi fratelli (vv. 40-48).

La pagina del vangelo arricchisce di elementi interessanti e molto concreti il tema della fede e della speranza. Soprattutto, mostra come la fede non sia una ricchezza da «accantonare»: essa si accresce in modo operativo. I credenti devono essere pronti a «vendere», a «camminare», «vegliare», a «servire» (vv. 33-40.43).

Nel testo ci sono due fondamentali posizioni: quella del «piccolo gregge» (le folle che circondano Gesù, di cui si parla in Lc 12,1), cioè di tutti coloro che accorrono verso il Signore, potremmo dire la totalità degli uomini, e quella dei discepoli propriamente detti (esemplificati da Pietro ed esplicitati dalla sua domanda). Colpisce che mentre i primi tre atteggiamenti (vendere, viaggiare, attendere svegli) sono di tutti, ciò che caratterizza il gruppo dei discepoli (quindi di noi tutti) è il servizio ai fratelli. La fede del cristiano dunque non solo è preoccupata di sostenere se stessa ma anche quella dei fratelli, e degli uomini più in generale. C’è una «ministerialità» della fede. Che esige anche una responsabilità: «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

domenica 4 agosto 2019

demolire: magazzini o egoismo? - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». (Lc 12,13-21)

Domenica XVIII del Tempo ordinario – anno C – Il capitolo 12 del vangelo di Luca vede Gesù immerso in una grande folla che si accalca attorno a lui (cf. Lc 12,1). Si leva dunque una voce che chiede a Gesù una sentenza da tribunale (v. 13). Il maestro si rifiuta di ridurre il suo insegnamento a una semplice questione di giusta distribuzione delle ricchezze (vv. 14-15), e racconta la parabola del ricco stolto (16-20): la gioia nella vita non dipende dalle sicurezze che possiamo darci da soli.

Il contesto che dà inizio a questa pagina di vangelo è molto importante. Il Signore è immerso nella «folla» (v. 13), non è distaccato e neppure lontano dalla vita delle persone. È immerso. Ovviamente il suo messaggio può essere equivocato: Gesù può essere ritenuto un maestro di sentenze sagge, una specie di guida morale. Egli però rifiuta categoricamente questa immagine (v. 14): ciò che importa non è cavarsela saggiamente e proficuamente tra le faccende della vita, ciò che importa è «arricchire davanti a Dio» (v. 21). La parabola è sotto questo profilo emblematica (vv. 16-20): il protagonista si è guadagnato a buon diritto la sua ricchezza ma si è stoltamente appoggiato a essa per avere una garanzia di vita, dimenticando (come già l’Antico Testamento insegnava) che Dio solo è la radice di ogni sicurezza, di ogni benessere e di una vita felice. Così «arricchire davanti a Dio» significa riporre nel Signore la propria radicale fiducia.