venerdì 31 marzo 2017

Pasqua di pace - articolo per "Lungo la strada"

Articolino pubblicato su "Lungo la strada. Portavoce tra le persone che la strada scout hanno vissuto", marzo 2017, Noventa Padovana. Si ringrazia il sig. Gaetano Franceschini per aver sollecitato l'articolo per la loro rivistina degli Scout Adulti di Padova.

Pasqua! Il Risorto irrompe nelle ore concitate del “giorno dopo il sabato”. Mentre i discepoli di Emmaus sono ancora intenti a testimoniare agli apostoli – nascosti ed impauriti – la loro esperienza pasquale, ed il fatto che hanno riconosciuto Cristo “nello spezzare del pane”… ecco Gesù che “stette in mezzo a loro”: l’Emmanuele/Dio-con-noi è anche il Risorto/Dio-tra-noi. Il saluto è inequivocabile: “Pace a voi!” (Lc 24,26). Sono le prime parole rivolte agli amici ritrovati dopo le drammatiche ore della passione. Dopo i loro tradimenti, dopo i loro abbandoni… non parole di rimprovero o giudizio o condanna, ma : “Pace a voi!”.

Non è solo un saluto, ma un presentarsi con chiara identità: la pace non solo come ideale, ma una pace che è una persona. Lo chiarirà molto bene qualche anno più tardi san Paolo che – scrivendo agli Efesini – dice: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (2,13-14).

E nella consegna del dono della pace, del suo “essere-pace”, l’invito a verificare che è proprio lui, non un altro: i segni della passione sono ancora impressi! Perché non è un Signore nuovo, diverso. Ma è davvero Gesù di Nazareth, il Signore, il crocifisso che è risorto!

Al termine della sue esistenza terrena, san Francesco, con i segni del crocifisso “scritti” sul suo corpo nell’esperienza de La Verna (le stimmate), amerà ricordare nel Testamento – tra le tante cose – che questo saluto pasquale aveva caratterizzato tutta la sua esistenza dopo la conversione: «Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: “Il Signore ti dia la pace!”» (Testamento, FF 121). Un insegnamento tratto certamente dal vangelo, probabilmente sempre Luca (10,5: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa»), ma che altrettanto si ricollega al saluto pasquale del Risorto.

Nel "Patto associativo AGESCI" del nuovo millennio (anno 2000), leggiamo: «Operiamo per la pace, che è rispetto della vita e della dignità di ogni persona; fiducia nel
bene che abita in ciascuno; volontà di vedere l'altro come fratello; impegno per la giustizia. [...] Ci impegniamo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia. Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale».

Non solo parlare “di” pace. Non solo augurare “la” pace. Ma essere testimoni di “Chi” è pace.

Come diceva don Primo Mazzolari: «Il cristiano è un uomo DI pace, non un uomo IN pace: fare LA pace è la sua vocazione» (Tu non uccidere, 1955).

domenica 26 marzo 2017

è colui che parla con te - articolo per #bibbiafrancescana

«Passando, [Gesù] vide un uomo cieco dalla nascita [...] sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. [...]
“Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. [...]
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!”. E si prostrò dinanzi a lui» (Gv 9,1-41).

 «Come sei buono, mio Dio,
sia a cercare questo cieco per guarirlo senza che egli lo chieda, a guarirlo,
sia a cercarlo una seconda volta per farne il tuo discepolo!
Come sei buono verso di lui!
Come sei buono verso tutti quelli che hanno e avranno conoscenza di questo miracolo
e di questa tenera ricerca, in questo tempo e in tutti i tempi;
dando loro questa lezione di carità, di benevolenza, di zelo per le anime;
aumentando con questo la loro fede, la loro speranza in un Dio così buono, il loro amore per un Dio così tenero!…
Come sei buono verso ogni anima facendo (a tutte interiormente con la tua grazia, e spesso esteriormente per mezzo di creature che non sono se non tuoi strumenti) la stessa cosa che al cieco nato: la stessa ricerca non soltanto duplice, ma di migliaia di volte; la stessa guarigione, la stessa conversione, lo stesso tenero appello!» (Charles De Foucauld)

IV Domenica di Quaresima, anno A – Il vangelo di Giovanni si addentra sempre più nel mistero di Gesù, «pane di vita» (capitolo 6), «sorgente dell’acqua della vita» (capitolo 7), «lo Sono» di Dio (capitolo 8). L’episodio odierno prende occasione da una duplice situazione carica di simbolismo: la festa delle capanne, festa gioiosa di grandi luminarie, e la cecità di un uomo, immerso nelle tenebre. In realtà, le luci rituali non riescono a illuminare le tenebre del peccato e della morte, mentre la cecità fisica non può resistere all’illuminazione divina.

sabato 18 marzo 2017

era circa mezzogiorno - articolo per #bibbiafrancescana


«In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe.
Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno.
Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù… [...]
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».
E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni.
Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano:
«Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,5-42 passim).

«Il muretto di un pozzo fa riposare Cristo.
Signore, che posso darti per il tuo riposo?
Molti non capiscono come il valore di una cosa consista nel servizio che rende.
Se mi ferma, mi deruba e mi diminuisce: è quindi una povera cosa anche se pesa molto su le nostre bilance.
Anche un niente, se mi sorregge e mi porta verso il bene, ha un pregio inestimabile.
Un muretto può riposare meglio di un cuore, meglio del mio cuore.
Son geloso di te, muretto del pozzo di Sichar.
Facendo riposare il Signore mi insegni che per fare il bene ci vuole poco.
Basta sorreggere la stanchezza che cerca, la stanchezza che attende, la stanchezza che ama.
E di stanchezza sono piene, oggi, tutte le nostre strade»
(don Primo Mazzolari, La Samaritana, 1943).

Questa citazione ha 74 anni. E’ così vera ed attuale anche oggi. Perché è un distillato di saggezza di un cuore innamorato di Dio. E di Cristo. Un invito alla lettura per riscoprire una lunga ma commovente meditazione sul vangelo della Samaritana: personalmente, non ho mai letto nulla di più bello in materia…

III domenica di Quaresima, anno A- «Era circa mezzogiorno»: gli eventi importanti della nostra vita ce li ricordiamo benissimo, sappiamo anche l’orario.
Giovanni evangelista ama questi riferimenti temporali, perché parlano di vita vera, esperienza vissuta, non favola o racconto: «Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,38-39); «[Nicodemo] andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui”…» (Gv 3,2); «[Quell'uomo] volle sapere da loro a che ora [suo figlio] avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: “Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato”. Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: “Tuo figlio vive”, e credette lui con tutta la sua famiglia» (Gv 4,52-53); «[Giuda ], preso il boccone, subito uscì. Ed era notte»  (Gv 13,30); «Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”» (Gv 19,14), solo per qualche esempio…

venerdì 17 marzo 2017

Fttr - Storia della Chiesa 1 - 2016-2017

Torcello (Venezia), Cattedrale Santa Maria Assunta,
Mosaico della controfacciata, Giudizio universale
.
Qui sotto gli studenti del primo ciclo istituzionale della Facoltà Teologica del Triveneto (www.fttr.it)  trovano i materiali scaricabili del corso di "Storia della Chiesa, 1" dell'anno accademico 2016-2017 (cfr.: pagina docente).


domenica 5 marzo 2017

condotti e/o sedotti - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.
Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».  Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».  Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».  Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. (Mt 4,1-11)

I domenica di quaresima, anno A – L’evangelista Marco presenta la scena della tentazione di Gesù in due versetti concisi (1,12-13). Matteo e Luca, invece, sviluppano il tema della tentazione in modo teologico. Essi vogliono premunire il lettore cristiano contro le illusioni e le tentazioni messianiche.

Come può un Gesù tentato, essere modello per i cristiani? Luca (3,38) lo descrive come il nuovo Adamo che respinge la tentazione; Matteo lo presenta come colui che rivive in sé la storia d’Israele, in particolare l’Esodo e le tentazioni del deserto. Gesù, differenziandosi dal suo popolo, esce vittorioso dalla prova; egli attinge la sua forza dalle Scritture. Ciò significa che per Matteo un Ebreo attento alla Scrittura può e deve respingere le illusioni messianiche e per questo ascoltare e seguire Gesù. A maggior ragione, questo è un insegnamento importante per il lettore cristiano: la conoscenza e la pratica di quanto è proposto nelle Scritture è la via privilegiata per vincere le tentazioni del diavolo, il “separatore” (secondo l’etimologia del termine greco), colui che anela a separare da Dio.

La cosa che emerge nel primo versetto è  che Gesù “è condotto dallo Spirito nel deserto”. Lo Spirito che lo abita dal battesimo (versetti precedenti alla narrazione delle tentazioni) è lo stesso che conduce Gesù nel deserto: Gesù non è solo. E’ condotto da Dio nell’esperienza ambivalente del luogo del ritiro silenzioso e al contempo inospitale e arido.