sabato 24 settembre 2022

in memoria di mia nonna Gemma Menon ved. Franceschini

 

Messa esequiale di nonna

Gemma Menon ved. Franceschini

Chiesa Sacro Cuore di Gesù, Venezia-Mestre, 24 settembre 2022
Letture: Col 1,3.12-20; Sal 41-42; Gv 6,37-40

 

Salutiamo Gemma. Una vita lunga e piena, intensa, pur nella sua semplicità (Roncade (TV), 20 marzo 1923 – Venezia-Mestre, 21 settembre 2022).

Una vita nella quale ha potuto godere delle più diverse dimensioni della vita affettiva e relazionale: figlia, sorella, moglie, madre, nonna e bisnonna.

Tutto questo nella fede che l’ha accompagnata fin dall’infanzia a Roncade, e poi qui a Mestre dopo il matrimonio con nonno Angelo, che ormai da 29 anni la attendeva in cielo. Chissà…: la mediazione di un Ospedale dedicato “all’Angelo” forse per nonna si è colorata anche affettivamente in questi ultimi e difficili giorni di vita.

 

Le letture ascoltate desideravano esprimere in qualche modo la fede nella quale nonna Gemma ha pensato di attraversare l’esperienza di vita.

“È Dio che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati” (1Col 1,12). Già da ragazza ventenne Gemma sperimentò le tenebre della violenza quando venne sottratto a lei e suoi cari il papà Guglielmo, ucciso crudelmente verso la fine della guerra, nel 1944. Fatti terribili, per i quali però i familiari portarono sì il dolore ma custodendo sentimenti di perdono e riconciliazione. La fede nella risurrezione ben proclamata nel Vangelo ha dato ristoro a Gemma in questa situazione e anche in altre quando persone care venivano a mancare, accompagnandole puntualmente nelle messe celebrate per loro in suffragio. “Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,39).

La guerra non fu però solo occasione di dolore e tristezza. Fu anche il tempo nel quale nonna incontrò l’amore della sua vita. Un giovanotto “foresto” che si recava a Roncade dalla lontana Venezia nella ditta della famiglia Menon per motivi di lavoro e dove trovò anche l’anima bella e buona per costruire un futuro di famiglia. Il matrimonio con Angelo porta la giovane coppia qua a Mestre, inserendosi nella vita cristiana prima in Via Piave, e poi qua nella giovane parrocchia del Sacro Cuore. Il dono della vita di una figlia, Floriana, completa il quadro di una vita familiare e affettiva che cresce negli anni anche nella dimensione di vita cristiana e comunitaria. Un po’ come descrive il salmo responsoriale pregato insieme poco fa.

In questa comunità religiosa nonna Gemma ha potuto vedere i frutti di un cammino familiare e comunitario in tutte le sue tappe. Il matrimonio di mamma Floriana e papà Giuliano; il battesimo dei nipoti – io e Marco - e gli altri loro sacramenti dell’iniziazione cristiana; il giorno triste del lutto improvviso e del funerale per l’amato marito e per noi nonno Angelo; la mia prima messa e il matrimonio di Marco e Irene; il battesimo dei pronipoti Leonardo e Pietro. Per ogni tappa la sua partecipazione era attenta e premurosa, fatta di parole semplici ma puntuali, gesti affettuosi. Sempre lieta e disponibile ad accogliere le famiglie e persone che si innestavano nella sua storia familiare, a cominciare dai suoceri e nonni paterni Giovanni e Nadia, e che ci piace ricordare anche adesso nella preghiera. E ultimamente la famiglia di Irene.

Certo non mancarono trepidazioni e situazioni che dovette consegnare anche nella preghiera fiduciosa e forse nascosta.

Ad esempio: la mediazione che visse per amore con nonno Angelo perché quest’ultimo accogliesse più serenamente il progetto di amore di mamma Floriana con papà Giuliano ne fu forse l’episodio più importante.

Ma anche un altro episodio mi è caro ricordare. Anni fa, dopo l’improvvisa morte di nonno Angelo, l’avvio dell’esperienza della vedovanza non fu facile, e segnò l’animo di nonna con i contorni di uno stato di tristezza e depressione. Qualche tempo dopo venne a conoscenza che qui la Comunità parrocchiale avrebbe celebrato il Sacramento dell’Unzione degli infermi, dopo opportuna catechesi. Accolse con entusiasmo questa opportunità sentendosi segnata da una fatica interiore difficilmente gestibile; visse con intensità la celebrazione e – grazie a Dio e al suo passaggio in questo modo nella sua vita – ne ebbe grande giovamento.

 

Le sue mani operose confezionarono nel tempo cose belle e buone.

L’arte dell’uncinetto e della maglia sono stati a servizio per confezionarci vestiti e tendaggi di cui andava fiera, così come alcune tovaglie per l’arredo di chiese qui al Sacro Cuore e in Val di Zoldo. Per non parlare delle presine da cucina donate con amore ad amici e familiari e messe a disposizione per le iniziative di raccolta fondi benefici.

La passione per la cucina era sempre finalizzata alla possibilità di convivialità nelle grandi occasioni come quelle più ordinarie. Con Marco ricordiamo volentieri le belle estati vissute in montagna con i nonni, dove un po’ erano loro ad accudire noi… e un po’ noi a vegliare su loro.

Mani comunicative, in tante lettere condivise con tanti parenti di vario grado, per mantenere le relazioni e gli affetti.

Mani attente anche nell’assistenza: essendone nella possibilità accudì per moltissimi anni con la sorella Lalla la loro madre Angelina, che ci ha lasciato alla fine del secolo scorso a 104 anni.

La festa centenaria non è stata concessa a Gemma, ma ci fa piacere pensare che la vivrà in una dimensione di tempo diverso con tutte le persone care che l’hanno preceduta, attesa, amata e custodita quaggiù.

 

L’esperienza di fede di Gemma ha vissuto un compimento probabilmente inatteso e ispirato dalle parole di Gesù ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Gli ultimi anni hanno visto un comprensibile decadimento delle capacità cognitive per nonna. Tanto che molte cose diventavano per lei oggetto di stupore e meraviglia, come per una bambina.

Un piatto di carote era apprezzato con gusto come una novità mai assaggiata prima.

All’invito di mamma Floriana di pregare insieme un “Padre nostro” dopo la visione della messa in tv, dopo averlo pregato, nonna lodava la mamma: “Quante cose che sai!”… Detto da chi decenni fa aveva insegnato a mamma quelle parole di fede cristiana.

Non è stato facile accompagnare nonna Gemma in queste ultime sette settimane: l’assistenza medica competente e preziosa impediva però di avvicinarla e darle qualche conforto. Se davvero possa esistere una forma di purgatorio, ci piace pensare che sia già compiuto in questa dolorosa forma terrena nel distacco dalla vita alla Vita piena, come il travaglio di un parto.

Grazie a voi qui presenti per pregare per lei con noi familiari; grazie per i tanti – davvero tanti! – che ci hanno sostenuto in queste settimane con le loro preghiere e il loro affetto.

«Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi…» diceva san Paolo nella prima lettura.

E noi rendiamo grazie soprattutto a te Signore per la vita e la fede che ci hai trasmesso attraverso la tua creatura amata Gemma, tra noi figlia, sorella, moglie, madre, nonna, vedova e bisnonna.

 

fr. Andrea Vaona ofm conv

 

 

 

 

Preghiera liturgica di commiato

O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti, che ci hai salvati con la morte e la risurrezione del tuo Figlio, sii misericordioso con la tua serva Gemma; a lei, che ha creduto nel mistero della nostra risurrezione, dona la gioia della beatitudine futura. Per Cristo nostro Signore.

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