In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». (Gv 3,16-18)
Domenica della Santissima trinità – anno A – La solennità propone un insieme di letture (Es 34,4b-6.8-9; Dn 3,52-56; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18) che cercano di offrire uno sguardo sul mistero della Santissima Trinità. La pagina evangelica propone un frammento molto breve tratto dal dialogo notturno di Gesù con Nicodemo: alla prima parte dialogica (cf. Gv 3,1-15) segue una meditazione sull’amore di Dio che si rivela e si comunica nel dono del suo Figlio unico (v. 16a). Lo scopo del dono e dell’invio del Figlio è la «vita piena» (v. 16b) o la salvezza offerta a tutti gli uomini (v. 17). La condizione richiesta è la fede come libera accoglienza dell’inviato del Padre (v. 18).
Nelle tre dichiarazioni che compongono il brano, l’evangelista sottolinea l’iniziativa radicale di Dio. Il suo dono irreversibile ha il volto di Gesù, il «Figlio unico» di Dio. Destinatario di questo dono è il «mondo» (vv. 16.17), cioè tutti gli esseri umani senza privilegi e distinzioni. La libera comunicazione dell’amore di Dio è una sfida permanente alla libertà umana che può accoglierlo o rifiutarlo. Nell’apertura o chiusura all’amore rivelato e donato da Dio si giocano la vita e la morte dell’essere umano.
La Parola fa scoprire che la rivelazione di Dio come amore non è una teoria sul senso dell’universo o della storia umana. La Trinità non è un postulato teorico della dottrina cristiana, ma la rivelazione dell’amore del Padre per mezzo del Figlio, comunicato interiormente dallo Spirito Santo. Questa realtà sta all’origine di uno stile di vita e di relazioni plasmate dall’amore.
La realtà nascosta di Dio è il suo amore di Padre che si rende presente nel dono totale del Figlio e si comunica per mezzo dello Spirito Santo. Il mistero non è una cosa assurda o incomprensibile, ma la manifestazione di Dio per mezzo di Gesù Cristo suo Figlio. Di questa esperienza di fede si fa interprete la preghiera della nuova colletta, dove si dice che il «Padre, fedele e misericordioso» ha rivelato il mistero della sua vita nel dono del Figlio unigenito e dello Spirito di amore:
Padre fedele e misericordioso, / che ci hai rivelato il mistero della tua vita / donandoci il Figlio unigenito e lo Spirito di amore, / sostieni la nostra fede / e ispiraci sentimenti di pace e di speranza, / perché riuniti nella comunione della tua Chiesa / benediciamo il tuo nome glorioso e santo.
Il riconoscimento e l’accoglienza di questo dono di Dio nella fede deve ispirare «sentimenti di pace e di speranza» perché l’assemblea dei fedeli, che forma la chiesa di Dio, benedica il suo «nome glorioso e santo». Dalla preghiera di benedizione fiorisce un nuovo stile di vita. La contemplazione del mistero di Dio Padre Figlio e Spirito, come realtà dell’amore che si comunica, diventa la fonte e il modello di una comunità umana fondata su relazioni di reciproca accoglienza e scambio.
E’ una “misura smisurata” di amore per il mondo da parte del Padre la donazione del Figlio unigenito. E questa donazione per la salvezza. “La misura dell’amore è amare senza misura” dirà sant’Agostino. E tutto questo si può comprendere solo nella presenza di uno Spirito/Amore che è Dio.
San Francesco nei suoi testi ama sempre ricordare la presenza trinitaria: non solo per evitare confusioni con i gruppi ereticali del suo tempo, ma soprattutto per esaltare un “mistero” di comunione che è nel cuore della fede cristiana:
«…Temete e onorate, lodate e benedite, ringraziate e adorate il Signore Dio onnipotente nella Trinità e nell’Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose…» (Regola non bollata, cap. XXI : FF 55)
«Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia giungere a te, o altissimo, che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen». (Lettera a tutto l’Ordine, VII : FF 233)
«Cantate al Signore un canto nuovo, * / perché ha fatto cose meravigliose. / La sua destra ha immolato il suo Figlio diletto (Gv 3,16), * / l’ha immolato il suo braccio santo. / Il Signore ha manifestato la sua salvezza, * / agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia» (Salmo IX, Ufficio della Passione del Signore : FF 292).
Persino la tradizione francescana delle origini associa la triforme proposta francescana suscitata dallo Spirito come espressione della fede trinitaria:
«In tal modo per mezzo del beato Francesco, perfetto adoratore della Trinità, la Chiesa di Dio fu rinnovata da questi tre Ordini*, come era stato prefigurato dal precedente restauro delle tre chiese. Ciascuno di questi tre Ordini fu approvato, a suo tempo, dal sommo pontefice» (Leggenda dei tre compagni, XIV : FF 1472 : * prim’Ordine, Ordine dei Minori; second’Ordine: Povere dame di S.Damiano/Clarisse; terz’Ordine: terz’ordine secolare, oggi OFS).
E anche l’attuale recente Regola OFS non manca di sottolineare una vita cristiana nella fede trinitaria:
«La regola e la vita dei francescani secolari è questa: osservare il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo secondo l’esempio di san Francesco d’Assisi, il quale del Cristo fece l’ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini. Cristo, dono dell’Amore del Padre, è la via a lui, è la verità nella quale lo Spirito Santo ci introduce, è la vita che egli è venuto a dare in sovrabbondanza (Gv 3,16)» (Regola OFS, Cap. II : FF 3424).
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