domenica 17 giugno 1990

falso testo attribuito a s.Francesco

QUESTO TESTO NON E' DI SAN FRANCESCO D'ASSISI, E' UNA DELLE TANTE BUFALE CHE GIRANO NEL WEB.
PER UN DOSSIER SULLE BUFALE LEGGI QUA:


"Quando Francesco morì, frate Rufino consegnò a Chiara, che restò con il santo fino all'ultimo, la sua bisaccia. Quando Chiara l'aprì, all'interno c'era la sua ciotola di legno, il suo cucchiaio, alcuni semi, una penna, un piccolo vaso d'inchiostro e poi una pergamena più volte ripiegata, tutta accartocciata. Con le mani che le tremavano Chiara dispiegò la pergamena e decifrò le goffe lettere che Francesco aveva faticosamente vergato negli ultimi istanti della sua vita... e non poté mai più dimenticarne il contenuto!"

All'anima che sa leggere nella mia,
e che ne comprende le gioie e i dolori,
voglio confidare queste parole:
all'alba della mia dipartita,
al crepuscolo del sentiero che ho scelto,
posso finalmente affermare,
completamente in pace,
che la nostra ferita, in questo mondo,
non sta né nella ricchezza, né nella povertà,
ma nella nostra dipendenza
da uno di questi due strati,
nel fatto di immaginare che l'uno o l'altro
possano offrirci gioia e libertà.
Sta anche nel fatto di essere convinti 
che l'Altissimo Signore
abbia bisogno delle sofferenze di noi creature,
per aprirci la porta della sua luce.
La nostra ferita, infine, è il convincimento
che Egli abbia bisogno di sacrificarSi
sotto forma di Suo Figlio,
o sotto forma umana
al fine di salvarci.

Chi mai, tranne noi stessi,
per mezzo della purezza del cuore,
potrà salvarci?
In verità il Buon Signore mi ha mostrato
che non vi era alcun riscatto,
alcun sacrificio da perpetuare.
Mi ha insegnato, in silenzio, 
che sarebbe bastato uscire dall'ignoranza,
dall'oblio e amare.
Amare la vita in ogni forma
e con tutti i mezzi che la rendono bella,
amare la sua Unità in ogni cosa e in ogni essere.

Possa tutto questo venir detto, un giorno,
tanto alle donne come agli uomini;
possa venir detto e insegnato 
meglio di quanto io abbia saputo fare,
senza nulla respingere
dell'Acqua né del Fuoco.

Il mio augurio è che non ci siano più 
né Chiese, né preti, né monaci,
niente di tutto questo:
che vi sia soltanto l'Altissimo e noi,
perché sta ad ognuno incontrarlo in se stesso...
Ora che il velo si squarcia,
 voglio andarmene nudo
come sono venuto al mondo.
E non parlo della nascita del mio corpo,
ma della vera nascita della mia anima,
del giorno in cui ha trovato il coraggio
di scendere più a fondo nella carne
per offrirsi all'Eterno,
così in Alto, così in Basso.