venerdì 15 febbraio 2019

un bimbo tra le braccia contagio di tenerezza - articolo per La Difesa

Un bimbo tra le braccia, contagio di tenerezza

Sabato 2 febbraio, al mattino, la Basilica del Santo si è riempita di tanti uomini e donne di ogni età. Convocati dal Vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla. Convocati dall’esigenza di “fare eucaristia”, ossia “rendimento di grazie”, per quel Dio che in momenti diversi della storia li ha chiamati e con-vocati (chiamati insieme!) alla vita religiosa e consacrata, nelle sue innumerevoli forme. Per i più è la “Festa della Candelora”, per i meno la “Festa della presentazione di N.S. Gesù Cristo al Tempio”, per alcuni la “Festa della Vita Consacrata”.

In realtà proprio la celebrazione corale di sabato va a smentire quegli “alcuni”. La presenza premurosa del Vescovo e la Basilica santuario internazionale dicono che la festa non “di alcuni”: forse è “per alcuni” ma da parte di tutta la Chiesa. Quella chiesa che spesso sa riconoscere il segno (pur sempre strano o di contraddizione) che è la vita consacrata: ma almeno una volta l’anno desidera anche lasciargli lo spazio per un “grazie a Dio” insieme.

L’efficacia di questo evento 2019 si poteva trovare nella “santa confusione” evocata a più riprese nella celebrazione. 

Sotto lo sguardo premuroso e partecipato della statua della Vergine Maria con bambino del Donatello, che presiedeva il tutto dall’altare maggiore della Basilica, si sono rievocate immagini di mutuo scambio. La Vergine della splendida statua raffigurata nell’atto di alzarsi per offrire il bimbo a ogni pellegrino presente in Basilica; il Vescovo Claudio che racconta di come desidererebbe presentare i consacrati a Dio nel ringraziamento per ciò che sono e fanno nella Chiesa e nella chiesa di Padova; il medesimo Vescovo che desidera successivamente presentare ai consacrati e alle consacrate la chiesa di Padova. 


Il tutto con la bella constatazione, sempre evocata dal Vescovo, che pure sant’Antonio di Padova, (religioso francescano, un consacrato) forse non a caso è raffigurato con il bimbo divino in braccio: quel Dio che ha saputo accogliere nella sua vita e che ha saputo poi donare alla Chiesa del suo tempo e di sempre ancora oggi, con la parola e con l’esempio. In qualche modo, la bella situazione nelle famiglie dove c’è un bimbo piccolino riunite in festa: tutti bramano per un po’ tenerlo in braccio e lasciarsi contagiare dalla tenerezza.

Quella tenerezza che la bella processione offertoriale in danza offerta da alcune religiose asiatiche ha trasformato in piccola armonia e bellezza: dimensioni di cui tanto c’è bisogno nei nostri tempi un po’ (troppo?) caotici e efficientisti.

La Difesa del Popolo, 17 febbraio 2019, p. 10.


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