giovedì 21 giugno 2018

amici occitani

Grazie al servizio di cappellania che svolgo da qualche mese a favore dell'Arciconfraternita di Sant'Antonio di Padova ho avuto modo di collaborare alla riuscita dell'edizione 2018 del "Premio della Bontà", organizzato da ormai 44 anni.

E' stato davvero interessante constatare l'interesse di tante scuole e alunni in Italia e non solo, che hanno prodotto tantissime opere (temi, disegni, video) di vario livello e qualità, ma comunque tutte testimoni di interesse e vivacità.

Tra le tante storie pervenute mi ha colpito particolarmente il lavoro fatto dal gruppo di studenti della scuola media (Ist. Comprensivo statale «G.Cistaro») di Guardia Piemontese (Cs) che hanno saputo raccontare una vicenda della storia del loro piccolo paese calabro che mi era del tutto sconosciuta. Una storia di dolore e di violenza, dalla quale i giovani - guidati magistralmente dal gruppo dei docenti - hanno saputo trarre consapevolezza di quanto sia importante l'impegno per la pace perché tragedie e violenze non si ripetano. Una storia che - pur insegnando storia della Chiesa - mi era sconosciuta... (= fav dietro alla lavagna!).

Ecco il video "Le pietre della memoria":


Il guardiolo, o lingua guardiola, molto vivo nel centro storico, costituisce l'unico esempio di lingua occitana nel meridione italiano ed è isolata rispetto all'area nativa che consiste sostanzialmente nella Francia meridionale. Fino agli anni cinquanta era possibile riscontrare tre tipi di guardiolo, corrispondenti a tre quartieri diversi del pur piccolo centro storico e giustificati dalle diverse vallate piemontesi da cui originavano le popolazioni delle diverse aree del paese. Altre aree occitanofone in Italia sono alcune valli alpine del Piemonte e della Liguria.

La presenza di questa lingua è legata ad una vicenda singolare.
La lingua del “fin’amor” (o “amor cortese”), cantato dai trovatori medievali, sopravvive anche in Calabria, nell’isola linguistica occitana di Guardia Piemontese (La Gàrdia), comune di 1600 anime, in provincia di Cosenza.
Conosciuta semplicemente come occitano, questa lingua di matrice indoeuropea, o gallo-romanza, appartiene al gruppo occidentale delle lingue neolatine ed è nota anche come lingua d’oc o provenzale. La sua diffusione, ancora oggi, si registra prevalentemente in alcune regioni del sud della Francia (Provenza-Alpi-CostaAzzurra, Linguadoca-Rossiglione, Midi-Pirenei, ecc.) e nelle “Valli occitane” di Piemonte e Liguria.
In Calabria, la piccola comunità occitana di Guardia Piemontese deve la sua origine all’esodo dei valdesi che, tra il XII e il XIII secolo, lasciarono le valli piemontesi per sfuggire alle persecuzioni dell’Inquisizione. C’è anche, però, chi sostiene un’altra tesi, secondo la quale si trattò di una migrazione economica verso la Calabria, databile intorno alla prima metà del XIV secolo, la cui causa fu la sovrappopolazione dei territori da cui essi provenivano.
Certo è che in Calabria, questi vissero in pace fino alla metà del secondo XVI, quando nei loro confronti fu ordita una violenta persecuzione, di cui ancora oggi si parla con orrore. Dopo la loro adesione alla Riforma protestante, infatti, la Chiesa di Roma decise che i valdesi del Piemonte e della Calabria dovessero essere letteralmente annientati, con ogni mezzo, senza alcun ritegno.
Il 5 giugno del 1561, quindi, iniziò la repressione, durissima, anche nel piccolo borgo di Guardia Piemontese, che durò undici giorni e non risparmiò nemmeno i bambini. E’ stato calcolato che furono oltre duemila le persone barbaramente trucidate, sgozzate, arse vive, in quelle tremende giornate. Fu così tanto il sangue che scorse per i vicoli e le strade, che la porta principale del paese e la piazza antistante furono, a futura memoria, denominate “Porta del sangue” (Pòrta dal Sang) e “Piazza della strage”.
Dopo quella feroce mattanza, la popolazione di Guardia fu sottoposta a regime di sorveglianza, per verificare se le conversioni, cui i superstiti erano stati costretti, fossero vere o di facciata. Ma molti dei suoi abitanti scelsero di scappare e di rifugiarsi nelle valli piemontesi, proprio nei luoghi da cui i loro antenati, qualche secolo prima, erano emigrati.
Dal 2008, ogni 5 giugno, si celebra la Giornata della Memoria, in ricordo di quei tragici fatti, ma anche per affermare il valore della tolleranza e del dialogo interreligioso. Le radici occitane e valdesi della comunità, comunque, trovano espressione, nell’arco dell’anno, in varie iniziative ed eventi culturali (Festival della Musica Occitana, Settimana Occitana, Settimana Occitana “Migrazioni”), oltre che in luoghi ad esse appositamente dedicati.
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E' stato davvero bello conoscere questi giovani amici che per la prima volta facevano un viaggio così lungo. Congratulazioni ai loro insegnanti che hanno creduto nelle loro capacità.

Prima di tornare a Guardia Piemontese, i ragazzi premiati presenti a Padova con alcuni insegnanti ci hanno offerto un bel canto nella loro bella lingua occitana (abiti tradizionali compresi!):


Auguri a loro e alla loro bella comunità per un futuro di Pace. Con la speranza di magari un giorno andare a ricambiare la visita...

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