lunedì 25 dicembre 2023

DiversaMente Dialogando con fra Andrea Vaona: “Lettera di Natale a noi stessi bambini”

 

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Dialogando con fra Andrea Vaona:
“Lettera di Natale a noi stessi bambini”

di Manuela Marzo - 
https://www.corrieresalentino.it/2023/12/diversamente-dialogando-con-fra-andrea-vaona-lettera-di-natale-a-noi-stessi-bambini/

25 Dicembre 2023 08:00

Partiamo da Francesco d’Assisi. 800 anni dal Presepe di Greccio: qual era il messaggio di Francesco in riferimento al Natale in quel tempo?

Francesco d’Assisi nel Natale del 2023 a Greccio dimostrò di essere molto “moderno e attuale”: come ci racconta il biografo Tommaso da Celano, Francesco chiese aiuto e collaborazione di amici perché «vorrei fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato; come fu adagiato in una mangiatoia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello» (FF468). Il desiderio di Francesco di seguire Gesù Cristo povero e crocifisso lo porta a desiderare di contemplare con occhi umani l’umanità tenera e indifesa di un Dio onnipotente, così “onnipotente” (ossia letteralmente “che fa qualsiasi cosa”)…da farsi persino uomo e bambino, per entrare nelle vene della storia e salvare l’umanità. Vedere, toccare, contemplare: desideri attualissimi in tempi di domanda di senso religioso che va oltre le parole o gli slogan stereotipati. Ce lo insegnava già san Giovanni evangelista nell’esordio meraviglioso della sua Prima lettera (1Gv 1,1-4).


È un messaggio ancora valido ai nostri giorni?

Nel frastuono ridondante di un natale minuscolo ormai consegnato a valori distanti dal significato originario, il messaggio è di estrema attualità per la sua concretezza unita ad una tenerezza che alla fine è forse il grande antidoto all’aggressività crescente nella nostra società. Aggressività e rifiuto che sperimentò pure la giovane coppia a Betlemme in cerca di sosta e protezione… con gli “ultimi” del tempo (pastori e stranieri) che si accorgono per primi dell’evento che cambiò la storia dell’umanità!

Spesso si parla di “Natale senza Gesú”, festa paganizzata, semplicemente mondana. Cosa si è perso nel tempo?

Mi sembra che si possa parlare ormai senza troppo pudore che è venuta meno la fede. Anche i dati pubblicati recentemente parlano di uno scollamento profondo tra vago senso religioso cristiano (non necessariamente cattolico) e vita di fede concreta (vd. Avvenire, 6/10/2023). Le scelte politiche spesso non rispecchiano valori cristiani e – per esempio – non favoriscono la famiglia e pertanto la fiducia nel futuro. Quanto al Natale condivido e invito alla lettura di quanto Luigino Bruni ha scritto settimane fa su Avvenire (24/11/2023) e reperibile nel web: “Black Friday. Indebitarsi per la festa. La religione del consumo e i nuovi culti”: dopo aver restituito il Natale alla sua prima natura di festa pagana, e dopo aver messo a reddito le ancestrali feste dei morti con Halloween, il consumismo ha introdotto il suo avvento. Analisi dolorosa ma veritiera.

Sovente sono proprio i giovani a non credere al significato religioso del Natale dichiarandosi, forse frettolosamente, atei o agnostici. Cosa ne pensa?

Le immagini della GMG a Lisbona hanno suscitato un forte dibattito questa estate sul significato di quella partecipazione così forte e imprevista. Ma sappiamo che non è attraverso i grandi eventi che si può fare un’analisi generale. Quello che noi osserviamo pastoralmente è che c’è un senso di forte smarrimento tra i giovani in un contesto di grande confusione socio-religiosa e antropologica. Proposte semplici e concrete e di contenuto trovano sempre giovani disposti ad interrogarsi. Ma sono proposte esigenti nella frequenza e nella pazienza di crescere: purtroppo la nostra società insiste su scorciatoie e esperienze brevi. La perseveranza è indispensabile in un cammino relazionale umano: figuriamoci con Dio, anche quando – come per i cristiani – si è fatto uomo.

Immagini di spedire una lettera di Natale. A chi e quale il suo “desiderio”?

Penso che ci farebbe bene scrivere una lettera di Natale a… noi stessi bambini. Chiedere loro di ricordarci il loro stupore per quelle giornate semplici ma profonde di affetti e di messaggi. Di buoni propositi e di consolazioni perché le fatiche per essere buoni e responsabili a scuola si trasformavano anche in un dono sperato o inatteso. E raccontare ora loro questo nostro Natale tra minacce di conflitti mondiali e di cuori che tendono a chiudersi in piccoli e grandi egoismi. E ripromettersi di sostare davanti a un presepio per ritrovare nella Stella il senso di orientamento un cammino non “errante” ma “pellegrinante” per incontrare un Dio bambino.

Auguri di Natale: quali parole userebbe in questo messaggio?

Maranathà, vieni Signore Gesù! Il ‘senso’ della vista è forse uno dei più usati e sollecitati in questa nostra civiltà occidentale: immagini, letture, spot televisivi, pagine, post e video e… sui nostri computer, tablet, smartphone. Francesco ci insegna a “cercare” e “creare” davanti ai nostri occhi le condizioni per vedere ‘oltre’ il significato profondo delle cose: perché nel poco che vediamo possiamo contemplare il molto che vi è celato. Così come in un presepio… Così come nell’abisso di uno sguardo limpido di chi ci sta accanto.

Fra Andrea Vaona, francescano conventuale. Nato sul limitare della laguna veneta, vive in città con il cuore in montagna, ma volentieri trascina il cuore a valle per il servizio ministeriale-pastorale in Basilica del Santo a Padova e con l’OFS regionale del Veneto. Scrive (poco) e legge (molto). Quasi nativo-digitale, ha uno spazio web: frateandrea.blogspot.com per condividere qualche bit e idea. 


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