Mantova, Duomo: bassorilievo posto sul fronte di un sarcofago paleocristiano. |
Sono disponibili i contributi multimediali della Lectio Divina proposta da fav per il ciclo di incontri promosso anche nel 2018-2019 dall'Istituto Teologico S.Antonio Dottore a Padova [link].
Nella tematica generale «Le figure "minori del Vangelo» la Lectio di dicembre si soffermava sul tema de: "I pastori. Lc 2,1-20".
QUI è possibile trovare la scheda pdf, il file mp3 e la scheda natalizia "Andiamo fino a Betlemme" col testo di don Tonino Bello che riportiamo qui sotto:
Andiamo fino a Betlemme
Miei cari fratelli, vorrei essere per voi uno di quei pastori veglianti sul gregge, che nella notte del primo Natale, dopo l'apparizione degli angeli, alzò la voce e disse ai compagni: "Andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere".
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è lungo, lo so. Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori. Ai quali bastò abbassarsi sulle orecchie avvampate dalla brace il copricapo di lana, allacciarsi alle gambe i velli di pecora, impugnare il vincastro e scendere giù per le gole di Giudea, lungo i sentieri odorosi di sterco e profumati di menta. Per noi ci vuole molto più che una mezz'ora di strada. Dobbiamo attraversare venti secoli di storia. Dobbiamo valicare il pendio di una civiltà che, pur qualificandosi cristiana, stenta a trovare l'antico tratturo che la congiunge alla sua ricchissima sorgente: la capanna povera di Gesù.
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è faticoso, lo so. Molto più faticoso di quanto sia stato per i pastori. I quali, in fondo, non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco, le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti e la sonnolenza delle nenie accordate sui rozzi flauti d'Oriente. Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste... per andare a trovare che? "Un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia".
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è difficile, lo so. Molto più difficile di quanto sia stato per i pastori. Ai quali, perché si mettessero in cammino, bastarono il canto delle schiere celesti e la luce da cui furono avvolti. Per noi, disperatamente in cerca di pace, ma disorientati da sussurri e grida che annunziano salvatori da tutte le parti, e costretti ad avanzare a tentoni nelle circospezioni di infiniti egoismi, ogni passo verso Betlemme sembra un salto nel buio.
Andiamo fino a Betlemme. È un viaggio lungo, faticoso, difficile, lo so. Ma questo, che dobbiamo compiere all'indietro, è l'unico viaggio che può farci andare avanti sulla strada della felicità. Quella felicità che stiamo inseguendo da una vita e che cerchiamo di tradurre con il linguaggio dei presepi, in cui la limpidezza dei ruscelli, o il verde intenso del muschio, o i fiocchi di neve sugli abeti sono divenuti frammenti simbolici che imprigionano non si sa bene se le nostre nostalgie di trasparenze perdute o i sogni di un futuro riscattato dall'ipoteca della morte.
Auguri, allora, miei cari fratelli. Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L'importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la pena di lasciare tutto: ve lo assicuro.
E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di avere sbagliato percorso. Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. Saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.
Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale di quest'anno ci faccia trovare Gesù e, con lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno storico. lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.
Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di smog, privo di segni di morte e illuminato di stelle.
E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.
21 dicembre 1986
+ Don Tonino, Vescovo
ANTONIO BELLO, Articoli, corrispondenze, lettere, notificazioni, [Scritti di Mons. Antonio Bello, 5], Luce e Vita, Molfetta 2003, pp. 297-299.
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