sabato 19 marzo 2016

Dio si carica sulle spalle l'uomo - articolo per "Lungo la strada"

L’evento del giubileo – voluto fermamente da papa Francesco e annunciato non molti mesi fa – ci coglie in un’epoca piena di incertezze e fatiche sul presente e sull’inquietante futuro. Qualcuno parlava perfino di sospenderlo, per motivi di sicurezza: la risposta è stata invece riaffermare – oggi più che mai – la celebrazione dell’evento che è centrato sulla riflessione circa il tema della misericordia: del resto il Giubileo non si vive solo a Roma, ma in ogni luogo dove una comunità cristiana apre con il suo pastore la ‘porta santa’, simbolo da “attraversare” per percepire anche sensorialmente che desideriamo “fare un passaggio” esistenziale. Si incontra la misericordia di Dio per poterla poi ridonare agli uomini; si fa esperienza di misericordia con gli uomini per testimoniare la presenza di Dio.


Il logo/disegno preparato per questo evento è opera di padre Marko Ivan Rupnik, gesuita e artista. Raffigura la discesa agli inferi del nostro Signore. Sin dai primi secoli dell’iconografia cristiana l’immagine del Cristo risorto era quella del suo sprofondare nella tomba, infrangendo la porta degli inferi per distruggere l’impero della morte. Sulla base di questa iconografia viene molto spesso anche rappresentato Cristo che recupera dalla tomba i protogenitori, Adamo ed Eva. È quel Buon Pastore che è andato a cercare la pecora smarrita e, trovandola, se la carica sulle spalle come fa ogni buon pastore.

Il nuovo Adamo ha finalmente recuperato il vecchio Adamo e il vecchio Adamo finalmente vede il suo prototipo, a immagine del quale fu creato. Probabilmente non esiste immagine più potente della misericordia di Dio che quella del Padre che manda il Figlio, il quale per amore degli uomini subisce la morte e così può entrare nella tomba dove si è nascosto Adamo dopo il peccato. Cristo gli ridà la vita senza chiedergli nulla in cambio. Sembra particolarmente significativo il fatto che Cristo, come Figlio di Dio, assume l’umanità affinché l’uomo possa ricevere la vita divina e vedere le cose con gli occhi di Dio. Perciò gli sguardi si partecipano e si uniscono. L’amore ci fa guardare verso lo stesso orizzonte, il Padre misericordioso.

Il Buon Pastore si carica sulle spalle l’uomo. Di ogni tempo e di ogni luogo. E chiunque partecipa alla vita del Pastore, come direbbe papa Francesco, avrà l’odore delle pecore.

Alla Route nazionale AGESCI del 2014 venne prodotto un documento – la “Carta del Coraggio” – che negli intenti degli organizzatori doveva definire la progettualità per gli scout per «farsi carico del presente, ma soprattutto affermeranno la loro voglia di farsi carico del futuro». Quando una volta qualcuno chiese al fondatore, Lord Baden Powell, “che cosa c’entra la religione [con lo scoutismo]?”, egli rispose che «la religione non ha bisogno di “entrarci”, perché è già dentro! Non c’è un lato religioso del Movimento scout e un lato non… L’insieme di esso è basato sulla religione, cioè sulla presa di coscienza di Dio e sul suo Servizio» (Discorso ad una conferenza di Commissari scout/guide, 2 luglio 1926, in L’educazione non finisce mai, Roma 1997, p. 43). E questo l’ha detto nell’anno 1926.

“Presa di coscienza di Dio e del suo Servizio”, un Dio “che si fa carico” dell’umanità ferita, una comunità cristiana che impara il servizio di farsi carico… imitando Colui che si fa carico: ogni volta che lo zaino ritorna in spalla, un pensiero ed un “sì” per aderire a questo progetto, così come siamo capaci, dove possiamo, testimoniando quella misericordia che abbiamo conosciuto e sperimentato.

fr. Andrea Vaona ofmconv


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