sabato 11 aprile 2015

Passaggi - articolo per "Lungo la strada"

  
“Pasqua” è parola ebraica (Pesah) e significa letteralmente “passaggio”. Si fa riferimento alla forte esperienza di fede che il popolo di Israele fece in occasione della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto: fu il passaggio dell’angelo del Signore ad oltrepassare le case degli ebrei nella notte…; fu il miracoloso passaggio del Mar Rosso che portò il popolo lontano dagli egizi e lo mise nel cammino – lungo cammino, quarant’anni! – verso la terra promessa. È dunque evidente l’accento dato all’iniziativa di Dio, il liberatore, che agisce dando compimento all’alleanza antica.

Nella vicenda di Gesù di Nazareth – alcuni secoli dopo gli eventi evocati poco fa – torna la centralità della Pasqua in quanto si ripete e amplifica il senso del “passaggio”: Dio agisce nel Figlio unigenito, passando tra l’umanità e addirittura passando veramente attraverso l’esperienza della morte corporale… ma ritrovando pure la vita nella resurrezione, e promettendo questo per quanti crederanno in Lui.


Molto significativo che questo tema del passaggio sia così centrale nella fede – prima ebraica, poi cristiana – valorizzando pertanto una dinamica così esperienziale nella vita di ogni uomo e donna. Nell’arco dell’esistenza si rinnovano momenti chiave di passaggio, dettati dalle stagioni della vita fisica e psicologica. Oppure sono le culture e tradizioni sociali a proporre da sempre eventi significativi – privati o pubblici – che certificano o solennizzano i “passaggi”. In qualche modo si ritualizzano eventi o momenti limite/ostacolo che – una volta superati – dicono a chi li ha superati e a chi ne è testimone che il passaggio è avvenuto, che quella persona è sì sempre la stessa, ma pure “nuova”.

Non stupisce allora sapere da amici e amiche scout che anche il progetto educativo scout è costellato di questi momenti chiave: il passaggio da una branca all’altra… il prendere la ‘partenza’ o il salutare il clan… senza contare le mille piccole prove di coraggio o abilità che –all’interno delle tappe educative – denotano che si cresce… che si è sempre gli stessi (identità), ma pure nuovi (diversi, migliori…).

La bontà della tradizionale scelta educativa scout assume ancor più i contorni meritori nel momento storico in cui – al contrario - gli enti educativi da tempo stanno lanciando segnali inquietanti di rimandare o evitare “riti di passaggio” adducendone varie motivazioni sulla traumaticità pericolosa per la personalità dei coinvolti. E individuando alcune fasce di genitori altrettanto preoccupati per i loro figli (o forse bisognerebbe dire per loro stessi nella paura di non saper ‘attraversare’ con i propri figli questi “passaggi”).

Anche in questa prospettiva le energiche parole di papa Francesco sembrano pioggia buona su terreni potenzialmente aridi di speranza: «Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non timorosi – ha affermato il Papa -. Di giovani che si muovano sulle strade e non che siano fermi: con i giovani fermi non andiamo avanti! Di giovani che sempre abbiano un orizzonte per andare e non giovani che vanno in pensione! È triste guardare un giovane in pensione. No, il giovane deve andare avanti con questa strada di coraggio. Avanti voi!» (10 agosto 2014, San Rossore, Route Agesci). Parole poi amplificate nell’incontro con il MASCI di pochi mesi fa: «…fare strada in famiglia… Camminare, facendo strada: camminanti, non erranti e non quieti! Sempre camminare, ma facendo strada… Per un movimento come il vostro, basato sull’educazione permanente e sulla scelta educativa, è importante riaffermare che l’educazione in famiglia costituisce una scelta prioritaria. Per voi genitori cristiani la missione educativa trova una sua specifica sorgente nel Sacramento del matrimonio, per cui il compito di allevare i figli costituisce un vero e proprio ministero nella Chiesa» (8 novembre 2014).

C’è un Dio che passa nella nostra esistenza, un Dio che “fa strada”, un Dio che si fa strada persino nelle vie inaccessibili delle nostre paure, della nostra unica, vera, grande, radicale paura: quella di morire. Un Dio che dice di sé che è “via, verità e vita”. Un Dio il cui passaggio duemila anni fa ha lasciato il segno. Un Dio che non si stanca mai di passare, incontrarci, invitarci a seguirlo, magari fino sotto la croce, la sua croce, la nostra croce… e lo stupore di un sepolcro vuoto. Ed è ancora Pasqua! Auguri!

fr. Andrea Vaona ofmconv



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