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venerdì 23 dicembre 2016

Colui che è “la Parola” è diventato un uomo - articolo per #bibbiafrancescana

Senza di lui non ha creato nulla.
Egli era la vita e la vita era luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta [...]
Colui che è “la Parola” è diventato un uomo ed è vissuto in mezzo a noi uomini.
Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino.
È lo splendore del Figlio unico del Dio Padre, pieno della vera grazia divina!
(Gv 1,1-5.14 – traduzione TILC)

Questa volta apro la Bibbia TILC, e tengo Bibbia Francescana lì vicina per le sue note e rimandi alle Fonti francescane. Scelgo la Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (TILC, appunto) perché il Natale è occasione di incontro, non di divisione. Occasione di cammini diversi, tutti convergenti a Betlemme, magari seguendo una stella da lontano.

Tutti a indagare e contemplare come sia possibile che «Colui che è “la Parola” è diventato un uomo ed è vissuto in mezzo a noi uomini». Oppure, a seguire un uomo che nel cammino si manifesta come «Colui che è “la Parola”», che «era con Dio», «che era dal principio con Dio»: senza di lui, Dio non ha creato nulla. Nel poco che si vede (un bambino) il molto che non si vede (Dio), dice da tempo un amico frate…

giovedì 22 dicembre 2016

è chiusa dagli uomini la Misericordia di Dio? - articolo per "Lungo la strada"

Articolino pubblicato su "Lungo la strada. Portavoce tra le persone che la strada scout hanno vissuto", dicembre 2016, Noventa Padovana. Si ringrazia il sig. Gaetano Franceschini per aver sollecitato l'articolo per la loro rivistina degli Scout Adulti di Padova.

Quando leggete queste righe l’anno giubilare della misericordia sarà già concluso con il rito solenne del 20 novembre. Una domenica prima – domenica 13 novembre – le Porte Sante di tutte le diocesi del mondo sono state chiuse confermando la straordinarietà di questo “giubileo diffuso” voluto con tanta determinazione da papa Francesco.

Ciò che inizia ha da finire perché abbia senso compiuto: anche le olimpiadi si aprono e si chiudono con una ritualità tutta particolare e spettacolare. Lo spazio tra un olimpiade e l’altra è il tempo prezioso per far tesoro delle prestazioni conseguite nelle competizioni e prepararsi a quelle future.

Un tempo prezioso come quello dell’anno giubilare della Misericordia ha previsto aperture solenni di porte, e altrettanti chiusure. Nella loro simbolicità, lascia un po’ sconcertati la chiusura di un simbolo di Misericordia: è chiusa dagli uomini la Misericordia di Dio?

In realtà il significato è altro: “Ora che sai che le porte si possono/devono aprire per incontrare la misericordia di Dio, ora che hai fatto esperienza di questa misericordia, continua tu…!”.

«Se la porta di San Pietro è santa e misericordiosa, e lo sono anche molte altre porte di molte altre chiese sia dell’Alto milanese, della Barbagia, della valle Tiberina, delle Langhe,  del Tavoliere delle Puglie e del parco del Pollino, non è che Francesco, sotto sotto, ci sta dicendo, che per ogni cristiano ogni porta è santa? Compresa la porta che dal tinello conduce in cucina, dove la moglie sta preparando le lasagne? O che dal corridoio porta nella camera di nostro figlio? O che dal portone ci introduce nell’appartamento del nostro amico, o la porta a vetri che ci fa entrare in ufficio, o tutte le porte che ci conducono sui posti di lavoro, di divertimento, di perdizione? Perché aperta una porta c’è sempre qualcuno ad aspettarci. La porta più difficile da varcare è quella che apriamo ogni mattina, quella della camera da letto, la prima apertura verso il mondo, verso gli altri. Francesco, che oltre che intendersi di un sacco di cose tra cui la teologia, la preghiera e la liturgia, è anche un esperto di serramenti, sa che le porte sono fondamentali nella vita di ogni cristiano, e come un buon falegname ci spinge leggermente, sussurrandoci che le porte devono essere aperte e varcate» (G.PORETTI, “La misericordia passa dal tinello di casa”, in «Avvenire», 15/10/2016).


fr. Andrea Vaona ofmconv

domenica 4 dicembre 2016

così vicino da non vederlo? - articolo per #bibbiafrancescana

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo:
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!»…
(Mt 3,1-12)

Sulla profezia di Giovanni il Battista e sul suo essere profeta, non c’è nulla da discutere. E’ Gesù stesso che l’ha chiarito dicendo: «Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. [...] In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,9.11).

Giovanni fu il più grande fra i profeti perché poté additare l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica, che preparano la nascita di Gesù. Giovanni è il Precursore del Cristo con la parole con la vita. Il battesimo di penitenza che accompagna l’annunzio degli ultimi tempi è figura del Battesimo secondo lo Spirito.

sabato 26 novembre 2016

Linee di storia della Carità - c/o Scuola di Spiritualità ITSAD

All'interno della proposta formativa della "Scuola di Spiritualità" dell'Istituto Teologico S.Antonio Dottore, fr. Andrea Vaona propone un breve per-corso in 6 incontri per offrire alcuni lineamenti della storia della Carità, una delle espressioni più autentiche e concrete dell'esperienza spirituale cristiana.

  • 8-15-22 ottobre
  • 5-19-26 novembre


Per info e iscrizioni:

Materiali per gli studenti:

sabato 5 novembre 2016

sogno di Francesco o incubo di frate Elia? - articolo per La Difesa del Popolo

E’ sempre sorprendente – per noi frati francescani – notare l’interesse di non-addetti-ai-lavori per la figura di Francesco d’Assisi. Oltre alla devozione di chi nel proprio cammino di fede lo osserva come maestro e protettore, c’è poi un indistinto mondo di persone che da sempre resta affascinato dall’assisiate, lo studia, lo approfondisce a vari livelli… e poi desidera “dire la sua” con tanti mezzi espressivi diversi: arti figurative, letterarie, cinematografiche, teatrali… Ogni anno sono decine e decine le produzioni mondiali sui vari “media” che appaiono in materia.

La sorpresa di cui sopra fa molto bene al nostro mondo francescano: in primis ci ricorda che non siamo gli unici e gelosi custodi dell’esperienza di san Francesco; poi afferma che la sua esperienza storica continua a parlare e provocare (forse persino di più delle attuali realizzazioni storiche francescane); suggerisce infine che Francesco è un santo più vivo che mai. E tutto questo è davvero meraviglioso. La santa inquietudine che otto secoli fa abitò il cuore di un uomo - perfettamente medievale ma al contempo fuori da ogni tempo perché dialogante a tu per tu con il Signore del Tempo e della Storia, il Signore della vita – è talmente autentica che difficilmente non se ne può rimanere affascinati.

martedì 1 novembre 2016

la compagnia di Maria - articolo per #bibbiafrancescana

Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
(Solennità di tutti i Santi, preghiera di colletta)

1 novembre, Solennità di tutti i Santi – C’è anche san Francesco d’Assisi in quella meravigliosa “teoria di santi” dipinta da Giusto de’ Menabuoi nel 1375-1376 a Padova nel soffitto emisferico del Battistero. Sembra quasi di sentirlo, nel silenzio del suggestivo ambiente, il “pacato tifo da stadio” di questa famiglia di uomini e donne che da lassù benedicono e incoraggiano il pellegrino-visitatore impegnato quaggiù nella (spesso non facile) testimonianza di fede. «Se ce l’abbiamo fatta noi, puoi farcela anche tu!».

In piedi, quasi a dirigere i “cori da stadio celestiale”, Maria, Madre di Dio. Madre della Chiesa, madre di ogni credente da quel giorno sotto la croce: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26).

domenica 30 ottobre 2016

Dio ricorda - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,1-10).

Domenica XXXI tempo ordinario, anno C. – L’anno della misericordia sta volgendo al termine e la liturgia domenicale ci offre le ultime perle del Vangelo “di Gesù” secondo Luca, il Vangelo della Misericordia. E la vicenda di Zaccheo ne è tra le più preziose.

«Zaccheo è l’emblema del grande peccatore: ma Gesù è venuto a «cercare» proprio lui, proprio perché «perduto». Sembra che sia il pubblicano a prendere l’iniziativa, in realtà è Gesù che vuole e organizza l’incontro: poiché il progetto benevolo di Dio riguarda la salvezza dell’uomo, Gesù «deve passare» dov’è il peccatore Zaccheo (v. 4) e «deve fermarsi a casa sua» (v. 5). Proprio lì il maestro «doveva» andare, perché quell’uomo malato aveva bisogno del medico e il medico è venuto per curarlo».

domenica 23 ottobre 2016

conosci te stesso - articolo per #bibbiafrancescana

«In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola 
per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: 
“O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri,
e neppure come questo pubblicano. 
Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo,
ma si batteva il petto dicendo: 
“O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, 
perché chiunque si esalta sarà umiliato, 
chi invece si umilia sarà esaltato» (Lc 18,9-14).

Domenica XXX del t.o., anno C. – La piccola parabola è tutta orientata all’insegnamento indicato nel v. 14: “Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”. Ma il testo nasconde un segreto che va oltre la semplice “morale”, e va a toccare la dimensione più profonda della coscienza.
La lettura attenta – infatti – mette in luce la vera profondità del dramma che si va consumando al tempio.

Il fariseo nel suo momento orante – in piedi, ben in vista – si rivolge a Dio dicendo ‘chi-non-è’ (“non sono come gli altri uomini… e neppure come questo pubblicano…”) e dicendo ‘cosa-fa’ (“digiuno due volte…pago…”). Il pubblicano – quasi nascosto, a distanza, con segni di contrizione – compie il suo momento orante rivolgendosi a Dio solo dicendo ‘ciò-che-è’, un peccatore!

domenica 16 ottobre 2016

pregare e/o essere preghiera - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.
Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»
(Luca 18,1-8).

Domenica XXIX del tempo ordinario, anno C. L’evangelista Luca è il solo a narrare questa parabola sulla preghiera: pare che voglia sottolineare un insegnamento a lui molto caro, ossia che la preghiera è un’attività essenziale dei discepoli di Gesù (cfr. 11,5-12). Che cosa fare di fronte alla prospettiva (suggerita dal versetto 8: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?») della fine dei tempi? Spaventarsi? Inquietarsi? E’ meglio affidarsi al Signore nella preghiera e nella speranza (cfr. 21,36). Paolo dirà: «Perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12).

#bibbiafrancescana ci testimonia che il tema in questione era molto caro a Francesco. Già nella Regola non bollata al cap. XXII (FF 61) si fa diretto ed esplicito riferimento al versetto lucano: «E adoriamolo [Dio] con cuore puro, “perché bisogna pregare sempre senza stancarsi mai”; infatti “il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino in spirito e verità”». Insiste poi nella Lettera ai fedeli, III (FF 188): «Ed eleviamo a lui [Dio Padre] lodi e preghiere giorno e notte, dicendo: “Padre nostro, che sei nei cieli”, poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci», restituendoci ancora una volta l’indicazione privilegiata di Francesco per LA preghiera che ci ha insegnato nostro Signore Gesù Cristo.

domenica 9 ottobre 2016

incontri speculari - articolo per #bibbiafrancescana

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. 
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce:
«Gesù, maestro, abbi pietà di noi!».
Appena li vide, Gesù disse loro:
«Andate a presentarvi ai sacerdoti».
E mentre essi andavano, furono purificati. 
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 
Ma Gesù osservò:
«Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?».
E gli disse:
«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». (Lc 17,11-19)

Vangelo, domenica XXVIII del tempo ordinario, C. Racconto essenziale. Tratteggia appena appena contesto e azioni. Quanto basta perché l’uditorio del tempo dei primi evangelizzatori (come quello testimone attorno a Gesù in quel giorno) avesse di che sbalordire… Tutti guariti: uno solo “salvo”. E questo, proprio un samaritano!

Dieci “morti viventi” (perché questa era la condizione dei lebbrosi al tempo di Gesù, privati di ogni contatto e relazione con i sani…!) alzano la voce a distanza. Le loro PAROLE: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Gesù, LA PAROLA, dice: «Andate a presentarvi ai sacerdoti».  Il dire di Gesù è sufficiente: il dire di Gesù è guarigione.

domenica 2 ottobre 2016

visita ad Assisi - articolo per #bibbiafrancescana

Giovedì 24 novembre 1887 una ragazzina francese di 14 anni è in visita ad Assisi. Accompagnata dai familiari.

Quattro giorni prima aveva avuto il privilegio di incontrare a Roma il papa, Leone XIII, nella speranza di ottenere il permesso di entrare in Carmelo prima dei canonici 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entrerà nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima).

Della visita ad Assisi ricorda nel suo diario (manoscritto “A”, n. 181):

«Dopo aver visitato i luoghi profumati dalle virtù di san Francesco e di santa Chiara, avevamo terminato con il monastero di sant’Agnese, sorella di santa Chiara…».

Chissà che sorpresa per Francesco e Chiara lì “dormienti” riconoscere tra la folla quel giglio di santità che sarebbe diventata Teresa Martin, oggi santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa. Chissà cosa le hanno suggerito al suo cuore le vicende di Francesco e Chiara, per arricchire un animo già infiammato nel carisma carmelitano…

lunedì 26 settembre 2016

il settimo fratello - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo.
Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli.
Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”.
Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”.
E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.
Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
(Lc 16,19-31)

Questa parabola (Domenica XXVI t.o. anno C) la racconta solo Luca ed è molto originale. Si suddivide in due quadri  (come in quella “del Padre misericordioso”, 15,11-32). Dopo il preambolo che presenta il contrasto sulla terra tra un ricco senza nome e Lazzaro, un povero (16,19-21), fa vedere come il loro destino si è rovesciato nell’aldilà e si concentra su due dialoghi tra il ricco ed Abramo: il primo sulla sorte toccata al ricco (16,22-26); il secondo su quella che toccherà ai suoi fratelli.

lunedì 19 settembre 2016

servitòri servìti - articolo per #bibbiafrancescana

«Nessun servitore può servire due padroni, 
perché o odierà l’uno e amerà l’altro, 
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. 
Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16,13).

Le ricchezze sono mendaci: apparentemente esse sono al nostro servizio. Dopo un po’ – però – si manifestano per ciò che sono (un idolo, “mamonà” diceva la precedente e proverbiale traduzione della Bibbia, ossia la parola aramaica che descrive la ricchezza ingiusta personificata, ossia un idolo, appunto!).

#bibbiafrancescana ci ricorda che Santa Chiara d’Assisi, con la sua scelta radicale della povertà – persino più radicale di quella di san Francesco – nel confidare i suoi pensieri di gioia a Agnese di Boemia che aveva scelto il suo stile di vita, le dice tra l’altro:

«Voi sapete – lo credo fermamente – che il regno dei cieli è promesso e donato dal Signore solo ai poveri, perché quando si amano le realtà temporali, si perde il frutto della carità e che non si può servire Dio e la ricchezza, poiché o si ama l’uno e si odia l’altro, o si serve l’uno e si disprezza l’altro; sapete pure che un uomo vestito non può lottare con uno nudo, perché più presto è gettato a terra chi ha dove essere afferrato e che non si può stare con gloria nel mondo e regnare lassù con Cristo. E poiché potrà prima passare un cammello per la cruna di un ago che un ricco salire al regno celeste, avete gettato via le vesti, cioè le ricchezze temporali, per non soccombere in nulla all’avversario nella lotta ed entrare per la via stretta e la porta angusta nel regno dei cieli» (FF 2867).

giovedì 15 settembre 2016

sfogliare… non solo d’autunno - articolo per #bibbiafrancescana

Di null’altro mai ci glorieremo
se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14)

Nos autem gloriári opórtet in cruce Dómini nostri Iesu Christi, 
in quo est salus, vita et resurréctio nostra, 
per quem salváti et liberáti sumus.

La Festa del 14 settembre, l’Esaltazione della Santa Croce, con la celebrazione dell’Addolorata (15 settembre) e delle Stimmate di San Francesco (17 settembre) crea un “triduo di memoria della Passione” molto caro al carisma e mondo francescano.

Di quanto Francesco d’Assisi fosse legato a Cristo crocifisso ce lo raccontano pagine e pagine dei suoi scritti e sue biografie. Tra tutte ricordiamo quelle di Tommaso da Celano quando ci racconta che:

«Francesco era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. [...] Anzi, trovandosi molte volte in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava a invitare tutte le creature alla lode di Gesù. Proprio perché portava e conservava sempre nel cuore con mirabile amore Gesù Cristo, e questo crocifisso, fu insignito gloriosamente più di ogni altro dell’immagine di lui, che egli aveva la grazia di contemplare…» (1Cel 115: FF 522).

giovedì 28 luglio 2016

Un tuffo al cuore. Quando la Parola ci supera. Ma non ci abbandona - articolo per #bibbiafrancescana

C’è sempre da restare in silenzio davanti alla Parola di Dio. Soprattutto in queste ore tragiche e drammatiche che hanno lasciato teste vuote di senso e cuori carichi di domande e angosce.

Ore dopo l’atto violento e sanguinoso a Rouen si cerca di tornare alla preghiera: non solo per abitudine, ma per amore di Dio e per pietà per le vittime e – sì! – anche per gli uccisori. Perché – nonostante tutto quanto accada – torna la parola forte di don Lorenzo Milani: “Io non credo in Dio, sarebbe troppo poco: io gli voglio bene”.

Un tuffo al cuore. Aprendo i libri liturgici, ritrovo la Parola di Dio offerta dalla liturgia quotidiana. Al mattino presto era stata oggetto di ascolto e preghiera con alcuni spunti interessanti… Passano le ore… il lavoro un po’ alienante e meccanico… Le prime tragiche notizie dalla Francia che rimbalzano nei social… Le conferme, i servizi in diretta, la ridda di commenti più o meno pertinenti a caldo, lo sciame di voci del pomeriggio..

Un tuffo al cuore. Sì, lo riconosco: lo steso tuffo al cuore del 26 settembre 1997. Quando dopo il tragico terremoto di Assisi si rilesse la prima lettura della liturgia del mattino lasciandoci noi frati tutti sconcertati e in lutto per il confratello e il postulante annientati dalle macerie: Aggeo 1,15-2,9 «…Chi rimane ancora tra voi che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi? … coraggio, popolo tutto del paese – oracolo del Signore – e al lavoro, perché io sono con voi… Ancora un po’ di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoterò tutte le genti…».

lunedì 25 luglio 2016

quando poi i frati gli chiesero che insegnasse loro a pregare - articolo per #bibbiafrancescana

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: 
«Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 
Ed egli disse loro: 
«Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 
Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 
O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 
Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, 
quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
(Luca 11,1-13)

Tracce che Bibbia Francescana ci offre in risonanza al vangelo di questa XVII domenica del tempo ordinario, anno C.

Francesco è ritenuto fratello e maestro nella via dello Spirito dai suoi confratelli nella piccolissima fraternità primitiva. E anche loro – come gli apostoli con Gesù – vedendo Francesco “uscire” dai suoi spazi/momenti di preghiera sono incuriositi: “Insegnaci a pregare…”. Fin troppo scontata la risposta di Francesco, lui che «in tale modo dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva a Dio: non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente» (Tommaso da Celano, Vita seconda, 95: FF 682):

…Quando poi i frati gli chiesero che insegnasse loro a pregare, Francesco disse:
«Quando pregate, dite: ‘‘Padre nostro’’, e ‘‘Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo, e ti benediciamo perché , per mezzo della tua santa croce, hai redento il mondo’’».
(Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda Maggiore, IV,3: FF 1068)

venerdì 1 luglio 2016

gettare ponti sulle paure - articolo di fav per La Difesa del Popolo


Gettare ponti sulle paure

L’interesse suscitato in questi giorni dalla particolare performance dell’artista bulgaro Christo Vladimirov Yavachev sul Lago d’Iseo si è prestato a tante considerazioni, più o meno autorevoli. Una passerella galleggiante di 4,5 chilometri (duecentomila metri cubi di polietilene e tessuto giallo) intitolata “The floating piers” collega da qualche giorno la riva del lago (a Sulzano) con le isole naturali di Montisola e San Paolo. Oltre che creare un particolare effetto cromatico cangiante, la passerella a pelo d’acqua è percorribile a piedi. Più che “camminare sulle acque” (specialità sin qui nota ad un altro Cristo…) qui si può “camminare nell’acqua” da una prospettiva quanto mai insolita, in uno scenario naturale edificante.

domenica 12 giugno 2016

frate “armadio” Antonio - articolo per #bibbiafrancescana


El Greco, S. Antonio di Padova
Frate armadio. No, non si tratta del nuovo fantasioso nome di un mobile di catalogo di una nota catena di arredamento svedese…

Questa volta “armario” è la particolare definizione che un papa (sic!) ha dato ad un frate, francescano, della prima generazione dei Frati minori. Non un frate qualsiasi, ma frate Antonio di Padova da Lisbona. Sant’Antonio insomma, o “il Santo” come comunemente è conosciuto da otto secoli. Lunedì 13 giugno torna la sua festa.

Per la precisione papa Gregorio IX dice di frate Antonio: «Veramente costui è arca del Testamento e armario della Iscrittura divina». Che cosa era successo?

Nella pagina degli Atti degli Apostoli che narra la Pentecoste (2,8) si racconta dello stupore dei presenti davanti al prodigio di uomini che parlando erano compresi chiaramente da genti di lingue diverse:

«…la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: “Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi…».

Bibbia Francescana a questo punto mette un piccolo rimando, a Fonti Francescane 1874, dove troviamo il capitolo XXXIX dei celebri “Fioretti”:

domenica 5 giugno 2016

restituzione - articolo per #bibbiafrancescana


«In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain,
e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città,
ecco, veniva portato alla tomba un morto,
unico figlio di una madre rimasta vedova;
e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei
e le disse: «Non piangere!».
Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono.
Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!».
Il morto si mise seduto e cominciò a parlare.
Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio,
dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi»,
e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea
e in tutta la regione circostante»
(Lc 7,11-17)

Il brano evangelico di questa decima domenica del tempo ordinario (anno C) apre un’ulteriore finestra sulla compassione di Gesù. In Lui – con Lui – per Lui Dio passa per le strade del mondo e non si sottrae al confronto con la sofferenza e il dolore, anche quello tragico. Per quella donna, vedova, il figlio è tutto il suo presente, il suo passato e la speranza per il suo futuro. E la morte le ruba passato-presente-futuro…

Ancor più del miracolo inimmaginabile (ridare la vita ad un morto), l’evangelista Luca sottolinea anche il vero gesto di Gesù: «Egli lo restituì a sua madre».

mercoledì 1 giugno 2016

sant'Antonio in 10 minuti o quasi

El Greco,
S.Antonio di Padova
Quando è nato?
Quando è morto?
Come è diventato santo?
Perché un portoghese a Padova?...

Una semplice scheda di 4 pagine "A4" per cominciare a conoscere sant'Antonio di Padova da Lisbona.

Realizzata per un incontro "in"formativo con i novizi ofmconv è ora a disposizione di tutti.

Per leggere e scaricare il documento pdf clicca qui...

domenica 29 maggio 2016

Eucaristia, “rendimento di grazie” - articolo per #bibbiafrancescana


Dio Padre buono, 
che ci raduni in festosa assemblea 
per celebrare il sacramento pasquale 
del Corpo e Sangue del tuo Figlio, 
donaci il tuo Spirito, 
perché nella partecipazione al sommo bene 
di tutta la Chiesa, 
la nostra vita diventi un continuo rendimento di grazie, 
espressione perfetta della lode 
che sale a te da tutto il creato. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
(Colletta, Solennità del Corpus Domini, anno C)

venerdì 27 maggio 2016

fav al Festival Biblico 2016

Meditazione
Venerdì 27 maggio 2016 alle 09:00
Chiesa di S. Stefano, Vicenza

con: Andrea Vaona (docente di Storia della Chiesa)

Meditazione sulla pace nella biografia di Francesco, a partire dai testi della tradizione francescana.

A seguire laboratorio sulla Bibbia francescana (Andiamo a chiedere consiglio al Signore!), che richiama i passi biblici presenti nelle fonti francescane.

Un viaggio attraverso le parole e la biografia di Francesco e Chiara, una storia sempre viva dopo molti secoli.

link:

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venerdì 20 maggio 2016

Trinità perfetta e Unità semplice - articolo per #bibbiafrancescana

Nicolò Semitecolo detto Nicoletto,
La Sainte Trinité, circa 1370, tempera su legno,
Museo Diocesano, Padova

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Gv 16,12-15

Una conoscenza un po’ immediata e superficiale della vicenda di san Francesco può ancora indurre a rilevare il particolare rapporto tra Francesco e Gesù Cristo, quasi che la spiritualità francescana sia solamente “cristocentrica”. Tanti noti elementi biografici sembrerebbero avvalorare questa attenzione privilegiata di Francesco per il Cristo povero e crocifisso.

lunedì 16 maggio 2016

lo Spirito Santo, ministro generale dell’Ordine - articolo per #bibbiafrancescana


Francesco d’Assisi, uomo di Dio. Per questo motivo anche molto esigente nei confronti di Dio. Tanto da “eleggere” d’ufficio lo Spirito Santo come Ministro generale (ossia la guida principale della fraternità dell’Ordine minoritico). Racconta Tommaso da Celano (2Cel 193: in FF 779):

«Quando Francesco si faceva la tonsura, spesso ripeteva a chi gli tagliava i capelli: «Bada di non farmi una corona troppo larga! Perché voglio che i miei frati semplici abbiano parte nel mio capo». Voleva appunto che l’Ordine fosse aperto allo stesso modo ai poveri e agli illetterati, e non soltanto ai ricchi e ai sapienti. «Presso Dio – diceva – non vi è preferenza di persone, e lo Spirito Santo, ministro generale dell’Ordine, si posa egualmente sul povero e il semplice». Avrebbe voluto inserire proprio questa frase nella Regola, ma non fu possibile perché era già stata confermata con bolla».

domenica 27 marzo 2016

questo è il giorno fatto dal Signore - articolo per #bibbiafrancescana


L’annuncio pasquale di san Pietro, apostolo, nella casa del pagano centurione romano Cornelio, propostoci nella prima lettura della liturgia pasquale di oggi:

«In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». (At 10,34.37-43)

sabato 26 marzo 2016

poche parole - articolo per #bibbiafrancescana


«Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù» (Gv 19,42).

venerdì 25 marzo 2016

mani bucate - articolo per #bibbiafrancescana


In lingua corrente dire ad una persona che ha “le mani bucate” non è certo un complimento.

Per Gesù Cristo è invece uno dei segni qualificanti.

Con la differenza che nel primo caso il significato è simbolico (scialacquare, sperperare…), nel secondo caso è significato reale. Così reale da essere uno dei “segni particolari” della “carta d’identità” del Risorto!

«Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo». [...] «Allora (Giuseppe di Arimatea) andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura» (Gv 19,17-18.38-40).

Quel corpo appeso, quello stesso corpo staccato e deposto, quel corpo ha le mani bucate. Quelle mani che hanno sanato, indicato, preso e sollevato malati o impuri, lavorato… Quelle mani che la follia di coloro “che non sanno quello che fanno” tentavano di fermare una volta per sempre…

giovedì 24 marzo 2016

Dio si fa pane - articolo per #bibbiafrancescana


San Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi (11,23-26), ci offre la preziosa testimonianza del memoriale dell’eucaristia istituita e donata da Gesù Cristo il Giovedì Santo. San Paolo non era tra i dodici quella sera: la sua conversione arriverà molto tempo dopo la resurrezione di Cristo… Anche Paolo – dunque – come noi si affida alla testimonianza degli apostoli:

«Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».

Sorprende ed affascina questa insistenza tutta paolina del «fate questo in memoria di me». Una sorta di “lascito testamentale” che da solo giustifica a dismisura la necessità di celebrare e partecipare all’eucaristia, letteralmente “rendimento di grazie”.

domenica 20 marzo 2016

strappi rivelativi - articolo per #bibbiafrancescana


Questa Domenica delle Palme 2016, nell’anno giubilare, ci offre la meditazione della Passione di Cristo secondo l’evangelista Luca: il Vangelo “della misericordia”.

E’ solo lui – Luca – che narra esplicitamente quel dialogo incredibile tra tre crocifissi (scandalosi per i giudei, stolti per i pagani). Gesù Cristo poco prima di consegnare lo spirito la Padre ha ancora fiato per garantire la misericordia: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (23,43).

Tra queste parole e l’ultimo alito di vita di Gesù, un dettaglio narrativo che mi ha sempre affascinato: «Il velo del tempio si squarciò nel mezzo» (23,45). Un dettaglio riportato anche dagli altri evangelisti “sinottici”: «Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono…» (Mt 27,51); «Il velo del tempio si squarciò in due dall’alto in basso» (Mc 15,38).

La molteplice attestazione non ci offre la certezza “storica” dell’evento, di questo strappo improvvido in uno dei due veli presenti nel tempio di Gerusalemme (per chi volesse approfondire l’argomento legga questo bel testo argomentativo di sr. Giovanna Cheli).

Nella sostanza, però, gli esegeti convergono almeno su significato simbolico di questa lacerazione, avvenuta nel mentre Gesù muore (Matteo, Luca) o subito dopo (Marco). La rottura del velo segna la fine dell’antico ordinamento, che vietava l’ingresso nel Tempio ai pagani, oppure ai fedeli nella “sancta sanctorum”, il cuore  della presenza di Dio nel Tempio. Ora ha inizio una nuova economia di salvezza, nella quale l’umanità può accedere a Dio, senza remore e cortine divisorie (cfr. A. Poppi).

Ciò che rendeva e rende il divino radicalmente diverso dall’uomo in ogni religione – ossia la sua immortalità, il suo non morire -  è completamente annientato nel Dio annunciato da Gesù Cristo, in Gesù Cristo. Dio si fa così prossimo all’umanità – così “Emmanuele, Dio-con-noi” – da sperimentare anche cosa sia la morte per noi uomini sue creature.

La cortina della morte depositata sui nostri occhi dal grande ingannatore è definitivamente strappata: ed è iniziativa di Dio. Solo lui poteva arrivare a tanto per salvarci: solo lui poteva arrivare a tanto amandoci.

In questa sintonia/sinfonia di elementi sembra di poter ritrovare uno dei cuori della spiritualità francescana: l’attenzione profonda di Francesco per il crocifisso e per le vicende della passione di Cristo. Dal crocifisso che gli parla a San Damiano, all’esperienza “cruciale” della Verna con quello squarcio nel costato che lo rendeva “alter Christus” secondo il parallelo col racconto giovanneo della passione (che forse per questo omette la menzione dello squarcio del velo del tempio, soffermandosi autonomamente rispetto ai sinottici al colpo di lancia inferto dal soldato romano «da cui scaturì sangue ed acqua» – Gv 19,34).

Celebre la riflessione di Francesco che volle condividere con tutti i fedeli (Lettera ai fedeli, II, 1,11-14: FF 184):

«E la volontà del Padre suo fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé , poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e con il nostro corpo casto».

Consapevole che è dalla croce che nasce ogni “squarcio” rivelativo, Francesco prega con devozione davanti ad ogni crocifisso (FF 276):

Altissimo, glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
E damme fede dritta,
speranza certa e caritade perfetta,
senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento.
Amen.

E la meditazione sulla Passione si amplifica in una meraviglia di tessitura biblica che Francesco compone nella salmodia/polisalmi dedicati all’Ufficio della Passione (FF 280-303) che saggiamente potrà accompagnare la nostra preghiera personale dei prossimi giorni.

link: http://bibbiafrancescana.org/2016/03/strappi-rivelativi/

sabato 19 marzo 2016

Dio si carica sulle spalle l'uomo - articolo per "Lungo la strada"

L’evento del giubileo – voluto fermamente da papa Francesco e annunciato non molti mesi fa – ci coglie in un’epoca piena di incertezze e fatiche sul presente e sull’inquietante futuro. Qualcuno parlava perfino di sospenderlo, per motivi di sicurezza: la risposta è stata invece riaffermare – oggi più che mai – la celebrazione dell’evento che è centrato sulla riflessione circa il tema della misericordia: del resto il Giubileo non si vive solo a Roma, ma in ogni luogo dove una comunità cristiana apre con il suo pastore la ‘porta santa’, simbolo da “attraversare” per percepire anche sensorialmente che desideriamo “fare un passaggio” esistenziale. Si incontra la misericordia di Dio per poterla poi ridonare agli uomini; si fa esperienza di misericordia con gli uomini per testimoniare la presenza di Dio.

venerdì 4 marzo 2016

raccogli le briciole e fanne un pane - articolo per #bibbiafrancescana

Il brano evangelico proposto dalla liturgia di ieri (giovedì seconda settimana di quaresima) si conclude con un’affermazione lapidaria di Gesù: «Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde» (Lc 11,23).

Un appello forte a prendere posizione, tra lui – Gesù, che “raccoglie” nell’amore del Padre – e satana – ossia il diavolo, etimologicamente parlando “il separatore, il divisore”, colui che allontana dall’amore del Padre.

E’ bello però l’accento posto sulla dinamica del “raccogliere CON me”: non si tratta di raccogliere PER lui (sarebbe azione servile “conto terzi”), ma bensì di raccogliere CON lui, scoprire Gesù raccoglitore, servo tra i servi dediti al raccolto, compagno di lavoro e di fatica…

In questa prospettiva la mia fatica pastorale, missionaria, testimoniale, non è solo fatica mia, o della mia comunità, o della chiesa: è una fatica condivisa da Gesù, vissuta da Gesù, in Gesù… compagno di raccolto!

Nelle biografie sanfrancescane si racconta di un episodio famoso.

mercoledì 2 marzo 2016

pochi chilometri o centinaia di metri - articolo per LaDifesa

Il viaggio di Alvin Straight: la gioia della riconciliazione.

In questo giubileo della misericordia non mancano iniziative divulgative per avvicinare il tema in modo creativo.
Un noto network cattolico (aleteia.org) ha consigliato un’interessante lista di film sul tema giubilare: dal capolavoro Il monello di Chaplin (Usa, 1921) a tanti altri titoli più o meno recenti, più o meno noti (tra quest’ultimi l’altro piccolo capolavoro Segreti e bugie di Mike Leight, Regno Unito 1996).

Sorprende l’assenza di un titolo davvero importante, diremmo fondamentale sul tema: The Straight Story di David Lynch (Usa Canada, 1999), noto in Italia col titolo "Una storia vera".
Il titolo originale, contiene un gioco di parole, poiché vuol dire sia “La storia di Straight” (cognome del protagonista del film), ma anche “La storia dritta”, che indica la linearità del viaggio effettuato dal protagonista Alvin Straight per raggiungere il fratello e, metaforicamente, la linearità della vita.
Un classico “road movie” che narra con linguaggio cinematografico e poetico la storia realmente accaduta nel 1994 tra Iowa e Wisconsin: un vecchio contadino compì 386 chilometri in sei settimane di viaggio a bordo di un tagliaerba viaggiando a 8 chilometri all’ora!

Perché un viaggio così assurdo?

giovedì 18 febbraio 2016

Fttr - Storia della Chiesa 1 - 2015-2016


frate Bit
Qui sotto gli studenti del primo ciclo istituzionale della Facoltà Teologica del Triveneto (www.fttr.it) trovano i materiali scaricabili del corso di "Storia della Chiesa, 1" dell'anno accademico 2015-2016 (cfr.: pagina docente).


lunedì 15 febbraio 2016

sberleffi illustri - articolo per #bibbiafrancescana

In questi giorni la notizia della rilevazione scientifica delle “onde gravitazionali” ha destato l’attenzione dell’opinione pubblica, anche la meno allenata a questioni così complesse.

Al di là dell’oggettiva straordinarietà della scoperta, molto si è insistito – e non a caso – sul fatto che questa registrazione delle onde gravitazionali attraverso strumenti enormi e sofisticati abbia di fatto dato certezza a quanto fosse stato teorizzato da Albert Einstein quasi un secolo fa. La conferma “empirica” di una “visione” che il fisico e matematico aveva saputo prevedere e descrivere con il solo strumento dell’intelligenza, della logica, con caratteri matematici… su lavagne e fogli di carta! Non si può non parlare di uno sguardo “mistico” sulla realtà, un vedere “oltre” ciò che i cinque sensi possono offrire e garantire.

Gli articoli – numerosissimi – che hanno presentato la notizia spesso sono stati corredati dalla celeberrima foto “pop” che ritrae l’irriverente sberleffo di Einstein davanti l’obiettivo della macchina fotografica di Arthur Sasse nel 1951. Un accostamento forse ardito, quasi a evocare un “ve lo avevo detto, io!” rivolto a quanti fossero rimasti perplessi al cospetto della teoria e della sua “visione”.

sabato 13 febbraio 2016

cenere parlante - articolo per #bibbiafrancescana

«Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri»: non è un detto biblico, ma una profonda e salace riflessione attribuita al musicista Gustav Mahler. Indica chiaramente la priorità al progetto di custodire un fuoco, alimentandolo con pazienza e premura, perché ciò che è stato consegnato della storia (tradizione, da tradere – consegnare) e da chi ci ha preceduto non sia necessariamente conservato nella sua forma originale, ma possa continuare a produrre fuoco buono che scalda e da luce, per noi e per chi verrà…

Dunque le ceneri non vanno adorate. Ma nemmeno ignorate o svalutate. Sono sempre testimonianza di una passione che ha tenuto acceso un fuoco finché ha potuto, finché si è consumata dopo aver ”acceso” altra legna che prosegue la medesima passione per il fuoco.

domenica 24 gennaio 2016

«gli occhi di tutti erano fissi su di lui» - articolo per #bibbiafrancescana

«Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola…» (Lc 1,1) […] «(Gesù) riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca…» (4,21ss).

Nel brano evangelico di questa domenica (che vede giustapposte liturgicamente due pericopi distinte del Vangelo secondo Luca, l’incipit 1,1-4 e l’inizio del racconto di Gesù nella sinagoga di Nazareth 4,14-21) emerge come elemento di continuità il segno degli “occhi”. Gli occhi che videro le vicende di Gesù, gli occhi di chi diviene testimone oculare e diventa fonte informativa per l’opera di “ricerca accurata” di Luca. Ancora, gli occhi “fissi su Gesù” nella sinagoga dopo che lui ha proclamato la pagina di Isaia.

Troveremo ancora tanti “sguardi” nella narrazione lucana. Qui solo alcuni accenni.

lunedì 4 gennaio 2016

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venerdì 1 gennaio 2016

“dire bene” da più di 2700 anni - articolo per #bibbiafrancescana


Quello che vedete in foto è il documento archeologico più antico che abbiamo della Bibbia.