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venerdì 20 maggio 2016

Trinità perfetta e Unità semplice - articolo per #bibbiafrancescana

Nicolò Semitecolo detto Nicoletto,
La Sainte Trinité, circa 1370, tempera su legno,
Museo Diocesano, Padova

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Gv 16,12-15

Una conoscenza un po’ immediata e superficiale della vicenda di san Francesco può ancora indurre a rilevare il particolare rapporto tra Francesco e Gesù Cristo, quasi che la spiritualità francescana sia solamente “cristocentrica”. Tanti noti elementi biografici sembrerebbero avvalorare questa attenzione privilegiata di Francesco per il Cristo povero e crocifisso.


Una lettura attenta degli scritti di Francesco - invece - mette in luce la profonda fede nella Santissima Trinità. Preghiere e invocazioni, ma pure lettere e ammonizioni, hanno espressioni numerose e articolate riferite al Dio uno e trino.

E’ il Francesco “riparatore di chiese” che sa elaborare in modo figurato il bel concetto espresso nella Regola non bollata: «E sempre costruiamo in noi un’abitazione e una dimora permanente a lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo…» (Rnb XX: FF 61). La fede “ortodossa” di Francesco per la Chiesa e nella Chiesa si esprime anche in questa insistenza esplicativa, che Francesco sa poi ripresentare nei suoi scritti nei modi più diversi ed articolati.

Come – ad esempio – al termine del suo Testamento, dove Francesco invoca la benedizione di Dio sui suoi frati, benedizione però articolata nelle diverse “competenze” delle persone trinitarie: «E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ricolmo della benedizione del suo Figlio diletto con il santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi» (Test 40: FF 131).

Oppure, al termine della riflessione di Francesco sull’eucaristia nella sua  Lettera a tutto l’Ordine (FF 223): «Egli infatti [il Signore Gesù Cristo], sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen».

Ma forse il testo più armonico, misurato e “lirico” è quello contenuto alla fine della Lettera a tutto l’Ordine, dove Francesco solennemente dice/prega (FF 233):

«Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio,
concedi a noi miseri di fare, per tuo amore,
ciò che sappiamo che tu vuoi,
e di volere sempre ciò che a te piace,
affinché , interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,
possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo,
e con l’aiuto della tua sola grazia giungere a te, o Altissimo,
che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice
vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen».

Dice saggiamente il commentatore di questo passo in FF: «Mirabile definizione della vita cristiana – e della vita dei «frati minori» – come evento e cammino trinitario, che nasce per l’azione interiore dello Spirito, cresce nella sequela del Signore Gesù Cristo, giunge a pieno compimento nell’incontro definitivo con il Padre che vive glorioso e onnipotente «nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice». [...] Francesco in questa preghiera illumina il cammino che la sua fraternità e la Chiesa intera sono chiamate a fare nello Spirito, sulle orme del Figlio, verso il Padre».

“Trinità perfetta e Unità semplice”: una definizione “disarmante” le difficili logiche umane di fronte il mistero di un Dio uno e trino, quello annunciato da Gesù di Nazareth.

Alcuni secoli più tardi (quasi otto!) un pastore italiano impastato di Bibbia e poesia diceva: «Secondo una suggestione semplicissima e splendida, nella Trinità non c’è “Uno più Uno più Uno, uguale a Tre”. Ma c’è “Uno per Uno per Uno, che fa sempre Uno”. Quando si vive veramente l’uno per l’altro, densificando questo rapporto di oblatività, la comunione raggiunge il vertice».

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