«Nessun servitore può servire due padroni,
perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.
Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16,13).
Le ricchezze sono mendaci: apparentemente esse sono al nostro servizio. Dopo un po’ – però – si manifestano per ciò che sono (un idolo, “mamonà” diceva la precedente e proverbiale traduzione della Bibbia, ossia la parola aramaica che descrive la ricchezza ingiusta personificata, ossia un idolo, appunto!).
#bibbiafrancescana ci ricorda che Santa Chiara d’Assisi, con la sua scelta radicale della povertà – persino più radicale di quella di san Francesco – nel confidare i suoi pensieri di gioia a Agnese di Boemia che aveva scelto il suo stile di vita, le dice tra l’altro:
«Voi sapete – lo credo fermamente – che il regno dei cieli è promesso e donato dal Signore solo ai poveri, perché quando si amano le realtà temporali, si perde il frutto della carità e che non si può servire Dio e la ricchezza, poiché o si ama l’uno e si odia l’altro, o si serve l’uno e si disprezza l’altro; sapete pure che un uomo vestito non può lottare con uno nudo, perché più presto è gettato a terra chi ha dove essere afferrato e che non si può stare con gloria nel mondo e regnare lassù con Cristo. E poiché potrà prima passare un cammello per la cruna di un ago che un ricco salire al regno celeste, avete gettato via le vesti, cioè le ricchezze temporali, per non soccombere in nulla all’avversario nella lotta ed entrare per la via stretta e la porta angusta nel regno dei cieli» (FF 2867).
C’è tutto il mondo di Chiara – donna medievale assisiate - in queste poche parole: l’esempio del Vangelo, un frammento di qualche torneo visto in giovinezza (la lotta tra due lottatori, il vestito e il nudo), le piccole e strette porte e vie di Assisi…
Ma il vero segreto di Chiara è aver capito – come Francesco e ogni cristiano – che lo stupore sta proprio lì: le ricchezze, che sembrano a nostro servizio, ci rendono loro servi e schiavi; Dio che pare essere colui che va servito, è in realtà colui che si è fatto servo per salvarci:
«Guarda con attenzione – dico – il principio di questo specchio, la povertà di colui che è posto in una mangiatoia e avvolto in pannicelli. O mirabile umiltà , o povertà che da` stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è reclinato in una mangiatoia. Nel mezzo dello specchio poi considera l’umiltà santa, la beata povertà , le fatiche e le pene senza numero che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio contempla l’ineffabile carità , per la quale volle patire sull’albero della croce e su di esso morire della morte più vergognosa» (FF 2904).
Forse per questo servire Dio è più un atto di giustizia e gratitudine e amore, che un atto dovuto per timore e paura.
(foto di Pastorale giovanile vocazionale -Suore Francescane Missionarie di Assisi che ringraziamo)
link: http://bibbiafrancescana.org/2016/09/servitori-serviti/
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