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domenica 29 aprile 2018

tralcio o intralcio? - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». (Gv 15,1-8)

Domenica 5′ del tempo di Pasqua – anno B - Nel discorso d’addio dell’Ultima Cena Giovanni ha collocato molti temi tipici della sua teologia e della sua mistica. Nel brano proposto dalla liturgia l’evangelista illumina il rapporto di intimità che intercorre tra la Chiesa e il Cristo. Già l’antico testamento aveva usato questo simbolismo della vigna per illustrare il nesso che intercorreva tra Israele e il suo Dio, un nesso di cure e premure da parte del Signore e di indifferenza e rifiuto da parte di Israele (emblematico al riguardo è lo splendido canto del profeta Isaia riguardante la vigna: Is 5,17; 27,2.6; ma anche: Ger 2,21; Ez 15,1-8; 17,2-10; Os 10,1; Sal 80,9-20; Mc 12,1-9; Mt 20,1-16; 21,28-32; Lc 13,6-9). Il tralcio unito al ceppo, l’adesione vitale del credente al Cristo sono essenziali per la fecondità dei frutti: non per nulla il quarto vangelo ripete nella sezione ben cinque volte l’espressione «in me». Il «rimanere» in Cristo è fondamentale al germoglio della fede che è in noi perché possa avere un senso e possa sopravvivere.

domenica 22 aprile 2018

vivere per - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». (Gv 10,11-18)

Domenica IV del Tempo pasquale – anno B – Il cuore del tempo pasquale, in preparazione alla Pentecoste, lascia i temi riferiti all’incontro con il Risorto (come sin qui nei vangeli domenicali) per riportarci a comprendere chi sia il Risorto. E’ lo stesso che prima dell’esperienza della passione-morte-risurrezione ha svelato la sua realtà e quella della sua relazione col Padre e quella del progetto di obbedienza al Padre. Tra questo universo ricchissimo di testi e pagine evangeliche, la IV domenica di ogni ciclo liturgico riporta sempre l’immagine del “Pastore buono”.

domenica 15 aprile 2018

tomba, strada, casa, strada… - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni» (Lc 24,35-48).

III Domenica di Pasqua, anno B – Prosegue l’offerta scritturistica ricca e coinvolgente della Scrittura nella Liturgia pasquale, per approfondire gli episodi della manifestazione del Risorto. O, meglio, la multiforme possibilità di incontrare il Risorto, oppure di come il Risorto scelga di visitare le nostre vite e storie.

Il brano di questa 3′ domenica prosegue direttamente e in modo concitato l’intenso incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus (di cui abbiamo già parlato in due occasioni: “Nostro compagno Cleopa” e “Da viandanti a Pellegrino“). Luca presenta una sequenza di tre scene nel quadro di una sola giornata: alla tomba l’annunzio alle donne (24,1-12); sulla strada di Emmaus l’apparizione di Gesù a due discepoli delusi (24,13-35); infine in casa l’apparizione di Gesù agli undici apostoli ed ai loro compagni (24,36-49). Il capitolo si chiude con la separazione di Gesù e dei discepoli e prepara il seguito del racconto negli Atti degli Apostoli (24,50-53), ossia un ritorno sulla strada.

domenica 8 aprile 2018

…e ti scopri beato/a! - post per #bibbiafrancescana

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. (Gv 20,19-31)

2′ Domenica di Pasqua, “in albis” o “della Divina Misericordia” – Prosegue l’offerta estremamente ricca e articolata dei testi che riguardano la risurrezione e gli eventi che la caratterizzano: sono i testi che la liturgia propone nell’ottava di Pasqua e nelle prime domeniche del tempo di Pasqua. Tale ricchezza è specchio della complessità dell’evento “risurrezione” e allo stesso tempo della multiforme possibilità che questo evento raggiunga l’umanità in tempi e modi diversi, sempre “personalizzati”.

Beati quelli che pur non avendo visto crederanno! – Gesù mal sopporta coloro che sono alla ricerca di segni e prodigi per credere (Gv 4,48) e sembra rimproverare Tommaso. Scorgiamo qui anche un passaggio verso una fede più autentica, un “cammino di perfezione” verso una fede cui si deve arrivare anche senza le pretese di Tommaso, la fede accolta come dono e atto di fiducia. Come quella esemplare degli antenati (Ap 11) e come quella di Maria (Lc 1,45). A noi che siamo più di duemila anni distanti dalla venuta di Gesù, vien detto che, benché non lo abbiamo veduto, lo possiamo amare e credendo in lui possiamo esultare “di gioia indicibile e gloriosa” (1Pt 1,8).

domenica 1 aprile 2018

da viandanti a Pellegrino - post per #bibbiafrancescana

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. [...] Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. (Lc 24, 13-35)

Solennità della Domenica di Pasqua di Resurrezione del Signore – La liturgia serale del giorno di Pasqua propone, come è noto, il Vangelo dei discepoli di Emmaus. Nella ricchezza sovrabbondante ed estasiata di testi scritturistici che caratterizza la liturgia pasquale, a partire dalla veglia del sabato notte, ecco la pagina che si accorda anche nel momento serale della giornata festiva con l’apparizione del Risorto ai discepoli sfiduciati e rassegnati, tanto da farli diventare missionari!