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domenica 30 luglio 2017

cuore ascoltante - articolo per #bibbiafrancescana

In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte.
Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa.
Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te» (1Re 3,3.5.7-12).

Salomone è appena succeduto al padre Davide nel regno e chiede a Dio “un cuore che ascolta” e Dio gli concede un cuore saggio e intelligente.  Ma il giovane re non ha chiesto direttamente la saggezza, che evidentemente costituisce un arricchimento, un guadagno. Egli ha umilmente chiesto questa apertura di cuore che mette in condizione di riceverla.

domenica 16 luglio 2017

il più piccolo, il più grande - articolo per #bibbiafrancescana

«…Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami…» (Mt 13,31-32).

Domenica XVI del tempo ordinario, anno A – Il testo evangelico proposto per la liturgia odierna è molto ampio (Mt 13,24-34). Le tre parabole, quella della zizzania e del grano (13, 24-30), quella del granello di senapa (13, 31-32), e quella del lievito (13, 33), hanno lo stesso scopo. Esse vogliono correggere l’aspettativa dei contemporanei di Gesù che credevano che il Regno di Dio avrebbe fatto irruenza con forza eliminando subito tutto ciò che gli era contrario. Attraverso queste parabole Gesù vuole spiegare ai suoi uditori che egli non è venuto per instaurare il Regno con potenza, ma per inaugurare i tempi nuovi gradualmente, nella quotidianità della storia, in un modo che spesso passa inosservato. Eppure la sua opera ha una forza inerente, un dinamismo e un potere trasformante che pian piano va cambiando la storia dal di dentro…

previsioni meteo-spirituali - articolo per #bibbiafrancescana

«[Cercate il Signore, mentre si fa trovare, / invocatelo, mentre è vicino. / L’empio abbandoni la sua via / e l’uomo iniquo i suoi pensieri; / ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona. /
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, / le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. / Quanto il cielo sovrasta la terra, / tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, / i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.]
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo / e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, / senza averla fecondata e fatta germogliare, / perché dia il seme a chi semina / e il pane a chi mangia, / così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: / non ritornerà a me senza effetto, / senza aver operato ciò che desidero / e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55 6-11).

Domenica 15′ del tempo ordinario, anno A - Nella seconda parte del libro di Isaia (Deuteroisaia) (Is 40-55) si preannunzia e si prepara il ritorno dei giudei esiliati in Babilonia nella loro terra (538 a.C.). La sezione inizia con l’evocazione di una grande strada che si apre nel deserto, lungo la quale gli esuli si incamminano sotto la guida di Dio (Is 40), e termina con un poema nel quale si riafferma la fedeltà di Dio che porterà a compimento tutte le sue promesse (Is 55). Quest’ultimo capitolo si divide in tre parti: 1) il rinnovamento dell’alleanza davidica (vv. 1-5); 2) L’efficacia della parola di JHWH (vv. 6-11); 3) Rinnovamento di tutte le cose (vv. 12-13).

La parola ebraica majîm, “acqua”, risuona 580 volte nell’Antico Testamento, come l’equivalente greco hydôr ritorna 76 volte nel Nuovo Testamento. Circa 1.500 versetti dell’Antico e oltre 430 del Nuovo Testamento sono “intrisi” d’acqua perché – oltre ai vocaboli citati – c’è una vera e propria costellazione di realtà che ruotano attorno a questo elemento vitale, a partire dal mare che spesso ha connotati negativi, quasi fosse simbolo del caos che attenta al creato, passando attraverso le piogge (che in ebraico hanno nomi diversi secondo le stagioni!), le sorgenti, i fiumi, i torrenti, i canali, i pozzi, le cisterne, la neve e così via. Secondo la scienza, il pianeta terra è per circa il 70% coperto di acque, il corpo umano è composto di acqua per circa il 70%: ogni persona ha in sé tanta acqua fonte di vita quanta è in proporzione quella sulla superficie del pianeta che le è dato di abitare!

domenica 9 luglio 2017

punto ristoro - articolo per #bibbiafrancescana

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,25-30).

14′ domenica del tempo ordinario (anno A) – A metà della sua vita pubblica e della sua predicazione, Gesù sta facendo l’esperienza decisiva del fallimento presso Israele. La sua parola, che annuncia il regno di Dio, viene rifiutata dai capi spirituali del popolo anche se accolta dalla gente semplice e ignorante. Egli si domanda il perché di tutto questo, riconoscendo il disegno misericordioso del Padre, che vuole rivelare il suo regno ai piccoli, agli umili, a coloro che aspettano tutto da Dio. Gesù constata che i sapienti, cioè i farisei e i maestri della legge, si sono esclusi dalla salvezza, mentre i piccoli, sono diventati gli eletti di Dio.

In tempi come i nostri, dove è così frequente il “maledire” o il turpiloquio per sfogare l’aggressività per ciò che non aggrada o ciò che non si realizza come vorremmo, l’atteggiamento di Gesù ha dello sconcertante. Agli occhi del mondo la sua missione sembra fallimentare. Lui non recrimina, lui “rende lode”, restituisce benedizione a Dio: perché è un Dio che manifesta progetti di bene inimmaginabili o forse insperati. Come aveva profetato Isaia: «Cercate il Signore, mentre si fa trovare, / invocatelo, mentre è vicino. / L’empio abbandoni la sua via / e l’uomo iniquo i suoi pensieri; / ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona. / Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, / le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. / Quanto il cielo sovrasta la terra, / tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, / i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (55,6-9).