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venerdì 6 gennaio 2017

Abbiamo visto spuntare la sua stella - articolo per #bibbiafrancescana

«Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. [...] Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (Mt 2,1-2. 9-12).

6 gennaio – Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo – Nel vangelo di Matteo, come in quello di Luca, Gesù – subito dopo la nascita – attua una “epifania” (=manifestazione). In Matteo non si manifesta ai poveri (i pastori come in Luca), ma ai Magi, gente pagana che spesso vive nel lusso. Mentre la Gerusalemme politica (Erode) e religiosa (gli scribi) sono distratti dalle loro occupazioni e interessi, il Vangelo (buona novella) non si ferma e si offre a tutti. Nei due casi (Lc e Mt) è comunque Dio che agisce per smuovere questi adoratori.

La narrazione si sviluppa come un racconto orientale. Secondo le letterature profane dell’epoca quando nasceva un principe importante venivano spontaneamente da lontano grandi personaggi per far atto di sudditanza (e per verificare la realtà della notizia e confermare la dignità dell’infante). Per Matteo è allora questo un modo narrativo per annunziare la regalità universale di Cristo. Ma – allo stesso tempo – sono anche le speranze messianiche che si realizzano. Isaia (c. 60) e il salmista (Sal 72) vedono da lontano le nazioni che ritrovano la loro unità, portando a Gerusalemme le ricchezze e i doni della terra. Qui però il compimento è diverso e un po’ speculare: Gerusalemme è esclusa, è invece a Betlemme – ai piedi di un bambino sconosciuto – che si recano i Magi portando doni.



Il segno della “stella” (“astro” per la precisione) è un segno celeste per indicare la luce divina. Il senso profondo dell’intervento di questi misteriosi Magi è che sono attratti da un’illuminazione interiore, una ricerca di verità e sapere: chi è in ricerca sa alzare lo sguardo per individuare tracce per la sua ricerca… Matteo forse suggerisce un confronto tra questo astro celeste e la “stella di Giacobbe”, predetta da un profeta pagano, Balaam: «Una stella spunta da Giacobbe, uno scettro sorge da Israele» (Numeri 24,17). Per Matteo Balaam è come un antenato dei Magi: ha visto spuntare la stella di Giacobbe e l’ha annunziata ad un re, nemico d’Israele, i cui intenti non erano retti. Balaam e i Magi sono profeti di Dio per il nuovo popolo eletto.

Nessun ebreo di Gerusalemme accompagnerà a Betlemme i Magi. Questi sono soli con la loro fede. Si rimettono in cammino forti della parola di Dio ricevuta a Gerusalemme, e l’astro degli inizi ritorna e li riempie di grandissima gioia. La stella era soltanto un segno: ora – a Betlemme – ecco il bambino. Egli è la luce vera: dopo il cammino nella fede, ecco la contemplazione del Messia.

La solennità dunque ci parla di universalità della salvezza in Gesù Cristo per ogni uomo. E di una capacità di ricercalo continuamente sapendo individuare segni buoni per il cammino di ricerca.

San Francesco non ha parole particolari per l’Epifania. Conosciamo però molto bene il suo amore per le stelle: «Chi potrebbe descrivere il suo ineffabile amore per le creature di Dio e con quanta dolcezza contemplava in esse la sapienza, la potenza e la bontà del creatore? Proprio per questo motivo, quando mirava il sole, la luna e le stelle del firmamento, il suo animo si inondava di indicibile gaudio» (Tommaso da Celano, Vita prima, 80 : FF 458).

E ancor più Francesco anelava perché ogni uomo potesse incontrare il Dio che è nostro Signore Gesù Cristo, fonte di salvezza:

«E tutti coloro che vogliono servire al Signore Iddio nella santa Chiesa cattolica e apostolica, e tutti i seguenti ordini: sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori, ostiari, e tutti i chierici, tutti i religiosi e tutte le religiose, tutti i fanciulli e i piccoli, i poveri e gli indigenti, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i padroni, tutte le vergini e le continenti e le maritate, i laici,  uomini e donne, tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli, genti, razze e lingue, tutte le nazioni e tutti gli uomini d’ogni parte della terra, che sono e che saranno, noi tutti frati minori, servi inutili, umilmente preghiamo e supplichiamo perché tutti perseveriamo nella vera fede e nella penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo» (Regola non bollata, XXIII : FF 68).

Chiosa il francescano sant’Antonio di Padova, nel suo Sermone per la festa dell’Epifania:

«Anche voi, o carissimi, portate, insieme con i Magi, i vostri doni: l’oro della contrizione, l’incenso della confessione, la mirra della soddisfazione, ossia dell’opera di penitenza, per poter essere degni di ricevere dallo stesso Gesù Cristo il dono della gloria in cielo. Ve lo conceda colui che è benedetto nei secoli. Amen».

O

+ Per un approfondimento valido sul significato teologico della vicenda dei Magi, leggi il discorso di papa Benedetto XVI a Colonia il 20 agosto 2005 (XX Giornata Mondiale della Gioventù), clicca QUI.

+ Circa la stella/astro (non necessariamente ‘cometa’ come immaginato dall’affresco di Giotto in poi…) vedi questa interessante suggestione scientifica, clicca QUI.

link: http://bibbiafrancescana.org/2017/01/abbiamo-visto-spuntare-la-sua-stella/

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