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sabato 25 ottobre 2014

Di come pagine di stanghette e trattini e crocette fanno alzar lo sguardo a Dio seguendo IL comandamento di Gesù e l'esempio del suo servo Francesco

Trentesima domenica del tempo ordinario / anno A. La liturgia romana propone il brano di Matteo 22,34-40, che nelle rubriche delle Bibbie viene intitolato “Il grande comandamento”

Una pericope particolarmente importante nel messaggio evangelico, visto che sia Marco (12,28-34) che Luca (10,25-28) riportano – in contesti abbastanza simili – il medesimo messaggio di Gesù. Secondo alcuni potrebbe essere il “distillato del Vangelo”, oppure quell’unica pagina che se si salvasse in un ipotetico naufragio basterebbe per comprendere comunque cosa sia il Vangelo in un’isola sperduta.

Si resta coinvolti da uno scambio secco e rapido tra chi cerca di mettere alla prova Gesù, e lo stesso Gesù che in tal contesto ha comunque l’occasione di essere Maestro e non giudice: non cade nel rubricismo giudaico (che contemplava più di seicento precetti desunti dalla Legge antica) ma giunge subito al cuore di un messaggio di salvezza, anche per chi gli si avvicinava con intento tutt’altro che umile.

E si resta sorpresi che IL comandamento “più grande” è così grande… che in realtà devono essere due: per carità “niente di nuovo sotto il sole” direbbe Qoelet, si tratta di due versetti, uno del Deuteronomio 6,5 e uno del Levitico 19,18. E Gesù pone il suo segno: ciò che apparentemente è disgiunto nei rotoli della sacra scrittura, va unito per comporre IL comandamento più grande. «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso». La Bibbia TILC (Traduzione interconfessionale in lingua corrente) si spinge un po’ oltre: «Ama il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il comandamento più grande e più importante. Il secondo è ugualmente importante: Ama il tuo prossimo come te stesso». La prima traduzione (CEI 2008) sembra porre l’accento sulla forma, la TILC sulla qualità: ma l’importanza del concetto è egualmente espressa.

sabato 18 ottobre 2014

Di come a frate Rufino si palesò il profeta Ezechiele per via della #bibbiafrancescana

Di come a frate Rufino si palesò il profeta Ezechiele per via della #bibbiafrancescana

Il titolo strizza un po’ l’occhio al modo dei titoli dei capitoli dei Fioretti di san Francesco. 
E tra breve si capirà il perché.

La “liturgia delle ore” è ciò che ritma la vita di un frate/suora e li accompagna nella preghiera quotidiana della Chiesa e nella Chiesa. Esperienza orante preziosa e gratuita… anche se talvolta può scivolare nell’abitudinarietà. Un maestro nello spirito e ‘fratello maggiore’ nella vita religiosa mi suggerì che per far tesoro della preghiera salmica è utile – magari dopo la preghiera comunitaria – soffermarsi da soli su quel salmo o cantico che abbia attirato la nostra attenzione per il suo contenuto testuale ‘in sintonia’ col proprio vissuto. Esperienza che, ammetto, ha dato sempre buoni frutti; esperienza che permette poi un approfondimento sapienziale del tesoro racchiuso in quei testi che da secoli affiorano dalle labbra dei credenti, magari aiutati da qualche buon commento esegetico-spirituale.