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domenica 27 maggio 2018

“nel nome” non “nei nomi”- post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,16-20).

Solennità della Santissima Trinità – anno B - Il Signore risorto è ritornato nella Galilea pagana. È qui che egli aveva cominciato ad annunciare la conversione e il Vangelo del Regno (cf. Mt 4,15.17.23). È qui, in questo luogo di frontiera, che egli aveva dato appuntamento ai suoi discepoli, che si erano dispersi quando egli, il pastore, era stato ferito (cf. Mt 28,8-10). È ritornato sui luoghi dell’inizio, per dare loro la pienezza: il Risorto è la luce decisiva che rischiara tutti coloro che camminano nelle tenebre e nell’ombra della morte.

Nonostante il dubbio dei discepoli, Gesù affida a loro il messaggio di salvezza. E la missione di annunciare un Dio che è Padre ed è Figlio ed è Spirito Santo. La formula usata qui da Matteo è unica in tutto il Nuovo testamento, per esprimere la fede in ciò che in seguito si chiamerà la Trinità. Matteo l’ha presa probabilmente dagli usi comunitari del suo tempo. Per quanto sappiamo è possibile che agli inizi si battezzasse nel nome di Gesù (Atti 2,38). “Nel nome di” esprime l’inizio di un legame personale e nuovo con qualcuno. Mediante questa formula Cristo risorto mette sullo steso piano le tre Persone divine. Il riferimento alle tre Persone – da quanto sappiamo – si è imposto a poco a poco, nella fedeltà ad una lettura approfondita del vangelo: la manifestazione di Dio nel battesimo di Gesù (3,16-17), l’insegnamento di Gesù sul Padre (7,21; 10,32;…), sul Figlio (11,27; 17,5; 21,37) e sullo Spirito (10,20; 12,28). E’ così che il detto sul battesimo ricorda la professione di fede del battezzato in Dio Trinità, rivelato da Gesù. Una dimensione tanto cara a san Francesco nei suoi scritti.

giovedì 24 maggio 2018

Fttr - Storia della Chiesa 1 - 2017-2018

Gemona del Friuli, Duomo di Santa Maria Assunta.
L’antico fonte battesimale è ricavato da un’ara funeraria romana del I-II secolo d.C.
Su questo lato, Battesimo per immersione e rito dell'effatà.

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Qui sotto gli studenti del primo ciclo istituzionale della Facoltà Teologica del Triveneto (www.fttr.it)  trovano i materiali scaricabili del corso di "Storia della Chiesa, 1" dell'anno accademico 2017-2018 (cfr.: pagina docente).

LINK AI MATERIALI su sito FTTRhttp://fttr.discite.it/ppd/materiali.jsp?d=941 

LINK 2 AI MATERIALI su blog docente: clicca qua...

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domenica 20 maggio 2018

colmi, non invasati - post per #bibbiafrancescana

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». (At 2,1-11)

Solennità di Pentecoste – anno B - Come l’inizio della predicazione di Gesù era stato segnato dal dono dello Spirito («Lo Spirito del Signore è su di me» Lc 4,18), così l’inizio della predicazione e della testimonianza della Chiesa è contrassegnato dall’effusione dello Spirito.

Il simbolo del vento e del fuoco vogliono definire la presenza dello Spirito nella comunità ecclesiale come principio di vita (cfr. Gen 1,1-2: «In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque»; 2,7: «Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente») e di purificazione e illuminazione.

Il dono delle lingue significa innanzitutto il dono dei carismi. Ma con questo segno si vuole anche indicare un altro elemento: la molteplicità delle lingue era l’inizio evidente della frattura dell’umanità (cfr. l’episodio della Torre di Babele, Gen 11): ora essa diviene l’inizio chiaro della Chiesa che è molteplice ma è anche unico corpo di Cristo.

mercoledì 16 maggio 2018

sant'Antonio di Padova prega Maria

Basilica del Santo, Padova - Madonna con Gesù in braccio,
cui rendono omaggio i santi Francesco e Antonio,
posta sulla lunetta dell’antico ingresso della sacrestia.

MILIZIA DELL' IMMACOLATA NORD ITALIA
www.miliziaimmacolatasanto.altervista.org
CONVEGNO REGIONALE - 13 Maggio 2018 Padova - Basilica di Sant'Antonio
PROGRAMMA 
  • ore 9,30 Ritrovo e saluti 
  • ore 9,45 Recita delle Lodi 
  • ore 10.15 "La Vergine Maria nelle preghiere di sant'Antonio di Padova", riflessione spirituale di fra Andrea Vaona ofmconv. 
  • ore 11,00 Consacrazione all'Immacolata
  • Presentazione del neo eletto Consiglio Regionale 
  • ore 12,15 S. Messa in Basilica 
  • ore 13,15 Pranzo a "Casa del pellegrino* (per i prenotati) o al sacco 
  • ore 15,00 "Grande Grande Amore" - P. Massimiliano Maria Kolbe: Intervengono: P. O. Svanera (Rettore) e P. F. Ruffato 
  • ore 16,00 Preghiera conclusiva - Saluti - partenze
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TESTI PRESENTATI E COMMENTATI: [clicca qui per il file mp3 con il commento]

domenica 13 maggio 2018

anche da una pozzanghera si può vedere il cielo - post per #bibbiafrancescana

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1,1-11).

Solennità dell’Ascensione – anno B – Sul brano marciano proposto dalla liturgia solenne dell’Ascensione Anno B già ci eravamo soffermati anni fa (cf. Quando Francesco e Antonio prendono sul serio il Vangelo). Poniamo allora la nostra attenzione sulla prima lettura, la narrazione degli Atti degli Apostoli scritta dall’evangelista Luca.

Il brano comprende due parti: nella prima leggiamo il prologo del libro degli Atti degli Apostoli, indirizzato simbolicamente dall’autore (Luca) al “lettore” chiamato «Teofilo» (nome che significa: «colui che ama Dio», ossia “ciascuno che ama Dio” come noi oggi lettori);  prologo di Atti che richiama il prologo del terzo vangelo (vv. Lc 1-2); nella seconda parte troviamo invece la narrazione dell’ultima apparizione del Risorto (vv. 3-11). In essa ci sono due annunci (cf. vv. 3-5 e 6-11), il secondo dei quali è in forma di dialogo tra Gesù e i discepoli e si conclude con la salita di Gesù a Dio (di cui il «cielo» è figura): segue una rivelazione angelica che preannuncia ai discepoli il ritorno del Signore alla fine del mondo.

domenica 6 maggio 2018

divine sproporzioni - post per #bibbiafrancescana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15,9-17).

VI domenica di Pasqua – anno B – Il frate francescano fra Luca Pacioli scrisse nel 1497 il trattato “De divina proportione”, corposo trattato di approfondimento e studio sulla “sezione aurea” e la sua perfezione che – in quanto tale – riflette il divino. Ascoltando le parole di Gesù riportate dall’evangelista Giovanni nel suo capitolo 15 – invece – sembra davvero di osservare una sproporzione nella proposta evangelica: amare come Lui ci ha amato! Amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato! Dare la vita per gli amici!… Ma lui è Dio, e noi creature… come si fa a chiederci così tanto?