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venerdì 23 dicembre 2016

Colui che è “la Parola” è diventato un uomo - articolo per #bibbiafrancescana

Senza di lui non ha creato nulla.
Egli era la vita e la vita era luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta [...]
Colui che è “la Parola” è diventato un uomo ed è vissuto in mezzo a noi uomini.
Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino.
È lo splendore del Figlio unico del Dio Padre, pieno della vera grazia divina!
(Gv 1,1-5.14 – traduzione TILC)

Questa volta apro la Bibbia TILC, e tengo Bibbia Francescana lì vicina per le sue note e rimandi alle Fonti francescane. Scelgo la Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (TILC, appunto) perché il Natale è occasione di incontro, non di divisione. Occasione di cammini diversi, tutti convergenti a Betlemme, magari seguendo una stella da lontano.

Tutti a indagare e contemplare come sia possibile che «Colui che è “la Parola” è diventato un uomo ed è vissuto in mezzo a noi uomini». Oppure, a seguire un uomo che nel cammino si manifesta come «Colui che è “la Parola”», che «era con Dio», «che era dal principio con Dio»: senza di lui, Dio non ha creato nulla. Nel poco che si vede (un bambino) il molto che non si vede (Dio), dice da tempo un amico frate…

giovedì 22 dicembre 2016

è chiusa dagli uomini la Misericordia di Dio? - articolo per "Lungo la strada"

Articolino pubblicato su "Lungo la strada. Portavoce tra le persone che la strada scout hanno vissuto", dicembre 2016, Noventa Padovana. Si ringrazia il sig. Gaetano Franceschini per aver sollecitato l'articolo per la loro rivistina degli Scout Adulti di Padova.

Quando leggete queste righe l’anno giubilare della misericordia sarà già concluso con il rito solenne del 20 novembre. Una domenica prima – domenica 13 novembre – le Porte Sante di tutte le diocesi del mondo sono state chiuse confermando la straordinarietà di questo “giubileo diffuso” voluto con tanta determinazione da papa Francesco.

Ciò che inizia ha da finire perché abbia senso compiuto: anche le olimpiadi si aprono e si chiudono con una ritualità tutta particolare e spettacolare. Lo spazio tra un olimpiade e l’altra è il tempo prezioso per far tesoro delle prestazioni conseguite nelle competizioni e prepararsi a quelle future.

Un tempo prezioso come quello dell’anno giubilare della Misericordia ha previsto aperture solenni di porte, e altrettanti chiusure. Nella loro simbolicità, lascia un po’ sconcertati la chiusura di un simbolo di Misericordia: è chiusa dagli uomini la Misericordia di Dio?

In realtà il significato è altro: “Ora che sai che le porte si possono/devono aprire per incontrare la misericordia di Dio, ora che hai fatto esperienza di questa misericordia, continua tu…!”.

«Se la porta di San Pietro è santa e misericordiosa, e lo sono anche molte altre porte di molte altre chiese sia dell’Alto milanese, della Barbagia, della valle Tiberina, delle Langhe,  del Tavoliere delle Puglie e del parco del Pollino, non è che Francesco, sotto sotto, ci sta dicendo, che per ogni cristiano ogni porta è santa? Compresa la porta che dal tinello conduce in cucina, dove la moglie sta preparando le lasagne? O che dal corridoio porta nella camera di nostro figlio? O che dal portone ci introduce nell’appartamento del nostro amico, o la porta a vetri che ci fa entrare in ufficio, o tutte le porte che ci conducono sui posti di lavoro, di divertimento, di perdizione? Perché aperta una porta c’è sempre qualcuno ad aspettarci. La porta più difficile da varcare è quella che apriamo ogni mattina, quella della camera da letto, la prima apertura verso il mondo, verso gli altri. Francesco, che oltre che intendersi di un sacco di cose tra cui la teologia, la preghiera e la liturgia, è anche un esperto di serramenti, sa che le porte sono fondamentali nella vita di ogni cristiano, e come un buon falegname ci spinge leggermente, sussurrandoci che le porte devono essere aperte e varcate» (G.PORETTI, “La misericordia passa dal tinello di casa”, in «Avvenire», 15/10/2016).


fr. Andrea Vaona ofmconv

domenica 4 dicembre 2016

così vicino da non vederlo? - articolo per #bibbiafrancescana

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo:
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!»…
(Mt 3,1-12)

Sulla profezia di Giovanni il Battista e sul suo essere profeta, non c’è nulla da discutere. E’ Gesù stesso che l’ha chiarito dicendo: «Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. [...] In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,9.11).

Giovanni fu il più grande fra i profeti perché poté additare l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica, che preparano la nascita di Gesù. Giovanni è il Precursore del Cristo con la parole con la vita. Il battesimo di penitenza che accompagna l’annunzio degli ultimi tempi è figura del Battesimo secondo lo Spirito.