«In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». (At 10,34.37-43)
spazio di condivisione di materiali di fr. andrea v. ofmconv
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"gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8)
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domenica 27 marzo 2016
questo è il giorno fatto dal Signore - articolo per #bibbiafrancescana
sabato 26 marzo 2016
poche parole - articolo per #bibbiafrancescana
«Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù» (Gv 19,42).
venerdì 25 marzo 2016
mani bucate - articolo per #bibbiafrancescana
Per Gesù Cristo è invece uno dei segni qualificanti.
Con la differenza che nel primo caso il significato è simbolico (scialacquare, sperperare…), nel secondo caso è significato reale. Così reale da essere uno dei “segni particolari” della “carta d’identità” del Risorto!
«Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo». [...] «Allora (Giuseppe di Arimatea) andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura» (Gv 19,17-18.38-40).
Quel corpo appeso, quello stesso corpo staccato e deposto, quel corpo ha le mani bucate. Quelle mani che hanno sanato, indicato, preso e sollevato malati o impuri, lavorato… Quelle mani che la follia di coloro “che non sanno quello che fanno” tentavano di fermare una volta per sempre…
giovedì 24 marzo 2016
Dio si fa pane - articolo per #bibbiafrancescana
«Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».
Sorprende ed affascina questa insistenza tutta paolina del «fate questo in memoria di me». Una sorta di “lascito testamentale” che da solo giustifica a dismisura la necessità di celebrare e partecipare all’eucaristia, letteralmente “rendimento di grazie”.
domenica 20 marzo 2016
strappi rivelativi - articolo per #bibbiafrancescana
E’ solo lui – Luca – che narra esplicitamente quel dialogo incredibile tra tre crocifissi (scandalosi per i giudei, stolti per i pagani). Gesù Cristo poco prima di consegnare lo spirito la Padre ha ancora fiato per garantire la misericordia: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (23,43).
Tra queste parole e l’ultimo alito di vita di Gesù, un dettaglio narrativo che mi ha sempre affascinato: «Il velo del tempio si squarciò nel mezzo» (23,45). Un dettaglio riportato anche dagli altri evangelisti “sinottici”: «Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono…» (Mt 27,51); «Il velo del tempio si squarciò in due dall’alto in basso» (Mc 15,38).
La molteplice attestazione non ci offre la certezza “storica” dell’evento, di questo strappo improvvido in uno dei due veli presenti nel tempio di Gerusalemme (per chi volesse approfondire l’argomento legga questo bel testo argomentativo di sr. Giovanna Cheli).
Nella sostanza, però, gli esegeti convergono almeno su significato simbolico di questa lacerazione, avvenuta nel mentre Gesù muore (Matteo, Luca) o subito dopo (Marco). La rottura del velo segna la fine dell’antico ordinamento, che vietava l’ingresso nel Tempio ai pagani, oppure ai fedeli nella “sancta sanctorum”, il cuore della presenza di Dio nel Tempio. Ora ha inizio una nuova economia di salvezza, nella quale l’umanità può accedere a Dio, senza remore e cortine divisorie (cfr. A. Poppi).
Ciò che rendeva e rende il divino radicalmente diverso dall’uomo in ogni religione – ossia la sua immortalità, il suo non morire - è completamente annientato nel Dio annunciato da Gesù Cristo, in Gesù Cristo. Dio si fa così prossimo all’umanità – così “Emmanuele, Dio-con-noi” – da sperimentare anche cosa sia la morte per noi uomini sue creature.
La cortina della morte depositata sui nostri occhi dal grande ingannatore è definitivamente strappata: ed è iniziativa di Dio. Solo lui poteva arrivare a tanto per salvarci: solo lui poteva arrivare a tanto amandoci.
In questa sintonia/sinfonia di elementi sembra di poter ritrovare uno dei cuori della spiritualità francescana: l’attenzione profonda di Francesco per il crocifisso e per le vicende della passione di Cristo. Dal crocifisso che gli parla a San Damiano, all’esperienza “cruciale” della Verna con quello squarcio nel costato che lo rendeva “alter Christus” secondo il parallelo col racconto giovanneo della passione (che forse per questo omette la menzione dello squarcio del velo del tempio, soffermandosi autonomamente rispetto ai sinottici al colpo di lancia inferto dal soldato romano «da cui scaturì sangue ed acqua» – Gv 19,34).
Celebre la riflessione di Francesco che volle condividere con tutti i fedeli (Lettera ai fedeli, II, 1,11-14: FF 184):
«E la volontà del Padre suo fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé , poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e con il nostro corpo casto».
Consapevole che è dalla croce che nasce ogni “squarcio” rivelativo, Francesco prega con devozione davanti ad ogni crocifisso (FF 276):
Altissimo, glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
E damme fede dritta,
speranza certa e caritade perfetta,
senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento.
Amen.
E la meditazione sulla Passione si amplifica in una meraviglia di tessitura biblica che Francesco compone nella salmodia/polisalmi dedicati all’Ufficio della Passione (FF 280-303) che saggiamente potrà accompagnare la nostra preghiera personale dei prossimi giorni.
link: http://bibbiafrancescana.org/2016/03/strappi-rivelativi/
sabato 19 marzo 2016
Dio si carica sulle spalle l'uomo - articolo per "Lungo la strada"
L’evento del giubileo – voluto fermamente da papa Francesco e annunciato non molti mesi fa – ci coglie in un’epoca piena di incertezze e fatiche sul presente e sull’inquietante futuro. Qualcuno parlava perfino di sospenderlo, per motivi di sicurezza: la risposta è stata invece riaffermare – oggi più che mai – la celebrazione dell’evento che è centrato sulla riflessione circa il tema della misericordia: del resto il Giubileo non si vive solo a Roma, ma in ogni luogo dove una comunità cristiana apre con il suo pastore la ‘porta santa’, simbolo da “attraversare” per percepire anche sensorialmente che desideriamo “fare un passaggio” esistenziale. Si incontra la misericordia di Dio per poterla poi ridonare agli uomini; si fa esperienza di misericordia con gli uomini per testimoniare la presenza di Dio.
venerdì 4 marzo 2016
raccogli le briciole e fanne un pane - articolo per #bibbiafrancescana
Il brano evangelico proposto dalla liturgia di ieri (giovedì seconda settimana di quaresima) si conclude con un’affermazione lapidaria di Gesù: «Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde» (Lc 11,23).
Un appello forte a prendere posizione, tra lui – Gesù, che “raccoglie” nell’amore del Padre – e satana – ossia il diavolo, etimologicamente parlando “il separatore, il divisore”, colui che allontana dall’amore del Padre.
E’ bello però l’accento posto sulla dinamica del “raccogliere CON me”: non si tratta di raccogliere PER lui (sarebbe azione servile “conto terzi”), ma bensì di raccogliere CON lui, scoprire Gesù raccoglitore, servo tra i servi dediti al raccolto, compagno di lavoro e di fatica…
In questa prospettiva la mia fatica pastorale, missionaria, testimoniale, non è solo fatica mia, o della mia comunità, o della chiesa: è una fatica condivisa da Gesù, vissuta da Gesù, in Gesù… compagno di raccolto!
Nelle biografie sanfrancescane si racconta di un episodio famoso.
Un appello forte a prendere posizione, tra lui – Gesù, che “raccoglie” nell’amore del Padre – e satana – ossia il diavolo, etimologicamente parlando “il separatore, il divisore”, colui che allontana dall’amore del Padre.
E’ bello però l’accento posto sulla dinamica del “raccogliere CON me”: non si tratta di raccogliere PER lui (sarebbe azione servile “conto terzi”), ma bensì di raccogliere CON lui, scoprire Gesù raccoglitore, servo tra i servi dediti al raccolto, compagno di lavoro e di fatica…
In questa prospettiva la mia fatica pastorale, missionaria, testimoniale, non è solo fatica mia, o della mia comunità, o della chiesa: è una fatica condivisa da Gesù, vissuta da Gesù, in Gesù… compagno di raccolto!
Nelle biografie sanfrancescane si racconta di un episodio famoso.
mercoledì 2 marzo 2016
pochi chilometri o centinaia di metri - articolo per LaDifesa
Il viaggio di Alvin Straight: la gioia della riconciliazione.
In questo giubileo della misericordia non mancano iniziative divulgative per avvicinare il tema in modo creativo.
Un noto network cattolico (aleteia.org) ha consigliato un’interessante lista di film sul tema giubilare: dal capolavoro Il monello di Chaplin (Usa, 1921) a tanti altri titoli più o meno recenti, più o meno noti (tra quest’ultimi l’altro piccolo capolavoro Segreti e bugie di Mike Leight, Regno Unito 1996).
Sorprende l’assenza di un titolo davvero importante, diremmo fondamentale sul tema: The Straight Story di David Lynch (Usa Canada, 1999), noto in Italia col titolo "Una storia vera".
Il titolo originale, contiene un gioco di parole, poiché vuol dire sia “La storia di Straight” (cognome del protagonista del film), ma anche “La storia dritta”, che indica la linearità del viaggio effettuato dal protagonista Alvin Straight per raggiungere il fratello e, metaforicamente, la linearità della vita.
Un classico “road movie” che narra con linguaggio cinematografico e poetico la storia realmente accaduta nel 1994 tra Iowa e Wisconsin: un vecchio contadino compì 386 chilometri in sei settimane di viaggio a bordo di un tagliaerba viaggiando a 8 chilometri all’ora!
Perché un viaggio così assurdo?
In questo giubileo della misericordia non mancano iniziative divulgative per avvicinare il tema in modo creativo.
Un noto network cattolico (aleteia.org) ha consigliato un’interessante lista di film sul tema giubilare: dal capolavoro Il monello di Chaplin (Usa, 1921) a tanti altri titoli più o meno recenti, più o meno noti (tra quest’ultimi l’altro piccolo capolavoro Segreti e bugie di Mike Leight, Regno Unito 1996).
Sorprende l’assenza di un titolo davvero importante, diremmo fondamentale sul tema: The Straight Story di David Lynch (Usa Canada, 1999), noto in Italia col titolo "Una storia vera".
Il titolo originale, contiene un gioco di parole, poiché vuol dire sia “La storia di Straight” (cognome del protagonista del film), ma anche “La storia dritta”, che indica la linearità del viaggio effettuato dal protagonista Alvin Straight per raggiungere il fratello e, metaforicamente, la linearità della vita.
Un classico “road movie” che narra con linguaggio cinematografico e poetico la storia realmente accaduta nel 1994 tra Iowa e Wisconsin: un vecchio contadino compì 386 chilometri in sei settimane di viaggio a bordo di un tagliaerba viaggiando a 8 chilometri all’ora!
Perché un viaggio così assurdo?