Quando si pensa al “Camino” di Santiago la mente corre naturalmente all’esperienza profondamente significativa e religiosa di quel pellegrinaggio che da secoli porta milioni di pellegrini da ogni parte d’Europa (e del mondo!) a visitare con devozione le reliquie dell’apostolo san Giacomo in Galizia. Forse è oggi più che mai “il” pellegrinaggio tra i tantissimi che hanno tracciato itinerari geografici ma soprattutto spirituali ed umani nel cuore di tante persone. Non mancano in libreria o su numerosi blog del web cronache e racconti di pellegrini che hanno condiviso le loro riflessioni maturate durante il Cammino; oppure noi stessi abbiamo ascoltato la descrizione appassionata di qualche conoscente che ci ha testimoniato i frutti spirituali ed umani/culturali raccolti in un’esperienza tanto atipica per il ritmo di vita frenetica dei nostri tempi, rapidi negli spostamenti e nelle comunicazioni.
Particolare è invece l’esperienza vissuta questa estate 2010 da un gruppo di frati minori conventuali provenienti da un po’ tutta Europa che hanno raccolto un singolare invito per un servizio ai pellegrini in cammino verso Santiago. Nella città di Ponferrada (Leon) a circa 200 chilometri dalla meta del pellegrinaggio jacobeo esiste un ‘albergue’ parrocchiale dedicato al santo eremita svizzero S.Nicolas De Flüe, una struttura moderna ma essenziale, capace di ospitare ogni notte poco più di 250 pellegrini. Il parroco don Antolin – responsabile anche di altri due più piccoli albergues sui monti di Ponferrada – ha cercato un ordine religioso che volesse aiutarlo nel servizio di assistenza spirituale dei pellegrini di passaggio, per coprire tutto il periodo estivo nei mesi di luglio e agosto (insieme ai padri agostiniani che da anni svolgono questo servizio nella prima quindicina di agosto). Le vie della provvidenza hanno fatto incrociare questa domanda di aiuto con la disponibilità e l’interesse dei frati conventuali di Spagna che da anni sono attenti al mondo religioso e giovanile che silenziosamente si muove in estate sulle strade del Camino. Ecco che l’idea viene estesa a tutti i frati ofmconv della CIMP per arricchire il servizio a Ponferrada con la presenza di frati di altre nazionalità e lingue per garantire una presenza il più possibile significativa alle necessità dei pellegrini.
L’attenta e premurosa organizzazione dei frati spagnoli (coordinati dal ministro provinciale) ha dato continuità all’alternarsi della presenza di una dozzina di frati dall’Italia, Stati Uniti, Germania… In semplicità e fraternità i religiosi hanno condiviso la vita quotidiana di preghiera e servizio, vivendo i momenti di riposo in un piccolo appartamento messo a disposizione dalla parrocchia di Ponferrada, nei pressi della solenne basilica di N.S. de la Encina. Il resto del tempo era presso l’albergue parrocchiale, poco distante dalla Basilica.
La gestione dell’albergue è affidata a un gruppo di laici “Amici del Camino” provenienti da ogni parte del mondo, ex-pellegrini che dopo essere stati affascinati dall’esperienza del pellegrinaggio credono bene di offrire un po’ del loro tempo estivo in un servizio di prezioso volontariato per le necessità degli albergues disseminati lungo il tracciato del Camino. L’albergue di Ponferrada – particolarmente grande e capiente se paragonato agli altri del percorso – prevede la presenza continua e alternata di 5/6 volontari che si occupano di tutte le necessità per una decorosa e fraterna accoglienza dei numerosi pellegrini che giungono alle porte dell’albergue già nel primo pomeriggio, provenienti dalla dura tappa di montagna che li ha condotti sin lì passando per la celebre “Croce di ferro”.
Chi a piedi (la maggioranza), chi in bicicletta, chi assistito da qualche mulo o asinello…, chi da solo, chi in compagnia… chi sereno e forte, chi affaticato o dolorante… chi partito dalla Francia e sazio di chilometri, chi curioso e impacciato che decide di cominciare il cammino proprio da Ponferrada… Per tutti un sorriso, un ‘benvenuto’ in ogni idioma possibile, un sorso di tisana dissetante, una dignitosa sistemazione per riposare, una semplice ma “miracolosa” fontana dove rinfrescare i piedi doloranti, numerosi servizi igienici e per il lavaggio degli abiti, una cucina dove prepararsi una buona cena in compagnia dei pellegrini con i quali si è fatta amicizia durante la giornata. Anche i frati offrivano il loro aiuto e presenza in questo servizio di accoglienza, destando qualche curiosa reazione con il loro essere lì in tonaca a testimoniare inequivocabilmente la presenza di religiosi in quel luogo. Non mancavano alcuni segni di sospetto o di perplessità da parte di qualche viandante…, ma i più palesavano una gradita sorpresa. Qualcuno lo confessava direttamente dicendo nella sua lingua: “Finalmente dei religiosi e dei sacerdoti lungo il Cammino… È così difficile incontrarne!”.
La semplicità del luogo non giustificherebbe di per sé la presenza dei frati, se non fosse che annessa all’albergue c’è una graziosa piccola chiesa dedicata alla Virgen del Carmen: una piccola ‘clinica dello spirito’ per i pellegrini che stanno vivendo l’esperienza del Camino davvero come pellegrinaggio (e non solo come viaggio avventuroso ed economico in Spagna). Non mancavano infatti viaggiatori che – sistemate le loro cose e riposati dalla notevole fatica – cercassero un po’ di silenzio nella penombra della chiesa, arricchita di un bell’affresco nella cupoletta centrale ricchissimo di simbologie cristiane del Camino. In quel luogo di pace e di interiorità non pochi chiedevano di dialogare con i religiosi presenti o persino di vivere il sacramento della riconciliazione, maturato da una ‘revisione di vita’ propiziata dall’esperienza profondamente umana del cammino. Poi ogni giorno alla sera il custode tuttofare Evaristo suonava la campana per invitare alla celebrazione eucaristica vespertina. Con l’ausilio di qualche facile canone di Taizé e un po’ di sensibilità liturgica (per accordare tante lingue diverse compresenti) ogni giorno un frammento sempre diverso di chiesa universale celebrava il Signore che è “Via, Verità e Vita”. Poi la conclusione della celebrazione prevedeva la solenne benedizione dei pellegrini, con la consegna di un piccolo segnalibro con benedizione di san Francesco a fr. Leone nelle principali lingue, rammentando così ai fedeli il nostro incontro e il fatto che secondo la tradizione anche Francesco fu pellegrino a Santiago (cfr.
Fioretti).
Di buon mattino i pellegrini lasciano l’albergue per la tappa successiva: alcuni sostano con i frati nella preghiera delle lodi mattutine prima di mettersi in cammino. Poi si pulisce e prepara l’albergue insieme ai volontari, perché dopo poche ore ci saranno nuovi viaggiatori da accogliere e salutare… e con cui pregare: “Ultreia et suseia, Deus adiuvat nos!”.
E’ evidente che la maggior parte dei viaggiatori non vivono intenzionalmente un’esperienza di pellegrinaggio cristiano, soprattutto in questo anno santo compostellano che attirava anche più ampi interessi. Tuttavia l’intensità dell’esperienza è già evangelizzatrice da sé: chi poi si lascia coinvolgere dai simboli di fede incontrati nel viaggio o dalle persone con cui si condivide lo stesso può diventare davvero occasione di inattese e copiose “grazie spirituali”. Gli stessi frati si sono sentiti evangelizzati da tanti incontri significativi ed autentici condivisi in lingue diverse o – soprattutto – nel linguaggio universale dell’accoglienza e della fraternità. E anche la fraternità conventuale internazionale è stata segno di provvidenza e crescita spirituale e umana di cui rendere grazie Dio!